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Sabato 16 Giugno
Dopo aver dovuto rinunciare ad un economicissimo viaggio a Sofia, alla fine di marzo, stava per saltare anche questo perché fino a due settimane dalla partenza, ancora non avevo trovato un compagno di viaggio. A dire il vero l’avevo già trovato e ci eravamo anche accordati sia sulle date che sulla destinazione (Stoccolma) ma il giorno che mi accingevo a prenotare, chiamatolo per una ulteriore conferma (nonostante l’accordo della sera precedente), mi aveva fermato a causa del terremoto in Emilia, accaduto proprio quella notte. Prestando servizio infatti nella protezione civile, non poteva ancora sapere in quali giorni sarebbe stato chiamato per recarsi nelle zone disastrate e c’era il rischio concreto che sarebbe stato durante il nostro viaggio in Svezia.
Incredibilmente, quando ormai ero combattuto tra il partire per la prima volta da solo o rinunciare al secondo viaggio di fila, un venerdì sera ho incontrato il mio vecchio e caro amico Giovanni ed alla richiesta, quasi scherzosa, di accompagnarmi, aveva pensato un pochino e poi aveva risposto di si. Il giorno seguente (sabato 26 maggio) sono passato a trovarlo nell’officina dove lavora e gli ho chiesto se avesse cambiato idea, perché ero ancora un po’ incredulo ma lui confermava ciò che aveva detto la sera precedente.
Fremevo dalla voglia di comprare quei biglietti ed appena sono riuscito a mettere le mani sul computer di casa, in due secondi ho effettuato la prenotazione del volo Ryanair e siamo stati anche fortunati a spuntare un ottimo prezzo. Le prime volte che avevo controllato quel Falconara-Skavsta, il prezzo di aggirava sui 148 euro e molto probabilmente, visto il basso numero di prenotazioni, a sole tre settimane dalla partenza, sono riuscito a prenderlo per soli 66 euro.
Nonostante ci conosciamo da più di 20 anni, con Giovanni abbiamo fatto solamente un viaggio insieme, nel lontano 1996 ad Ostuni, in un villaggio Valtur. Ricordo che ci eravamo divertiti molto ma a pensarci adesso, una vacanza in un villaggio turistico.. brrrrr.. rabbrividisco!
Con il biglietto aereo in tasca, ho proceduto serenamente a cercare l’hotel e mi sono imbattuto in prezzi stratosferici che nonostante fossi stato già due volte in Svezia (la prima a Malmoe-Goteborg e la seconda proprio a Stoccolma) non ricordavo a questi livelli. Ho chiesto anche dei consigli all’agente svedese della ditta per cui lavoro ma alla fine, come sempre, la soluzione è arrivata dall’ottimo Google Maps, abbinato a Booking.com ed ho scelto il Kungsbron hotel, vicinissimo alla stazione degli autobus.
Trovandosi l’hotel in pieno centro, non eravamo legati alla metropolitana per tornare dopo le uscite notturne e potevamo andare liberamente in giro a piedi, facendo anche tardi, senza dover cercare introvabili bus notturni o costosissimi taxi per rientrare. Certo che leggere di camere sotto il livello stradale, non molto grandi e senza finestre mi lasciava un po’ perplesso ma i commenti dei clienti erano quasi tutti positivi. Fosse stato nella sporchissima Londra, ci avrei pensato bene prima di scegliere una soluzione del genere ma a Stoccolma ero sicuro che potevamo stare tranquilli.
Gli ultimi tasselli che mancavano al puzzle della vacanza erano l’organizzazione dei trasferimenti per gli aeroporti, sia per andare in Ancona che da Skavsta a Stoccolma. Per quello di partenza si era pensato in un primo tempo di farci accompagnare per poi decidere di andare in macchina, rischiando di lasciarla nel pericolosissimo parcheggio gratuito della stazione di Castelferretti, proprio di fronte allo scalo dorico. Vetri infranti e danneggiamenti vari sono all’ordine del giorno in quel posto ma noi siamo andati con una vecchia Peugeot, a prova di furto.
Per il trasferimento da Nyköping a Stoccolma, sapevo già che c’era la Flygbussarna, con la possibilità di fare i biglietti da soli in aeroporto. Visto però che avevamo l’arrivo alle 22:50 e ci aspettavano 80 minuti di autobus, dovevamo fare tutto in fretta e non perdere nessun minuto prezioso. Dovevamo arrivare nella capitale prima possibile, al fine di uscire a “fare serata”, perché il sabato era l’unico giorno in cui avremmo trovato vita notturna. Nel sito della compagnia di autobus, c’era per fortuna la possibilità di acquistarli online e risparmiando anche qualche euro, siamo andati a Skavsta con i biglietti in tasca.
Diario di viaggio
Partiamo di casa alle 17:40 di una caldissimo sabato pomeriggio, portando nella borsa giubbini e maglie di lana perché il clima svedese non prometteva niente di buono. Arriviamo alla stazione di Castelferretti alle 18:15 e appena scesi dalla macchina ho notato una signora che lavava la proprio auto in una casa vicina. Mi sono avvicinato e le ho chiesto informazioni su quel parcheggio e lei, tra le altre cose, mi ha detto che poco tempo prima ad un auto, erano state rubate tutte e quattro le gomme, per non parlare di vetri infranti all’ordine del giorno. Bene, ho fatto una foto alla macchina di Giovanni (perché forse non l’avremmo rivista) e siamo andati in aeroporto.
Avendo il volo alle 20:10, a causa dell’impazienza di partire da parte di Giovanni, siamo arrivato al Sanzio con un bell’anticipo. Tutto regolare nei controlli personali ma come è prassi negli ultimi tempi, il personale della Ryanair effettua il controllo a tappeto di tutti i bagagli a mano e la cosa non mi piace per niente. Forse sarò anche in regola però non si sa mai, sempre meglio non farsi controllare e questa volta è stato semplicissimo. Abbiamo aspettato che finisse la fila, la signora addetta ai controlli si è allontanata dalla postazione e noi siamo entrati di corsa con il biglietto in mano.
Siamo decollati, come spesso accade, con un discreto ritardo (20 minuti) sull’orario ufficiale ma come altrettanto spesso accade, siamo arrivati perfettamente in orario, anzi, dieci minuti in anticipo: alle 22:40 abbiamo toccato il suolo svedese. Siamo usciti quasi subito dal piccolo aeroporto che ricordavo perfettamente essendoci stato nel 2008. Ricordavo anche che nelle biglietterie automatiche, avevo buttato via 150 sek sbagliandomi a ritirare i biglietti del pullman. Questa volta non dovevo farlo, avendolo portato stampato da casa ed una volta individuata la corriera abbiamo aspettato solo pochi minuti prima di andare. Alle 23 in punto siamo partiti da Skavsta.
La precisione Svedese non ha limiti, ci sarebbero dovuti volere 80 minuti per fare i 100 km che separano l’aeroporto dalla città e ci abbiamo messo 80 minuti, né uno di più, né uno di meno. Puntualissimi!
Scesi dal pullman, una delle più grandi soddisfazioni dei miei numerosi viaggi. “Dov’è l’hotel?”, chiede Giovanni e dopo aver buttato lo sguardo al di la dei binari della ferrovia, vedo la scritta luminosa in una costruzione vetrata lunga un centinaio di metri (dove c’erano uffici, negozi, appartamenti) che corrisponde al nome di Kungsbron Hotel. “Eccolo là”, rispondo ed in due minuti lo abbiamo raggiunto.
Stava andando tutto perfettamente come avevo calcolato. A mezzanotte e mezza avevamo già fatto check-in, pagato e preso possesso della camera.
Quando abbiamo sceso le scale che portavano alle camere “sotterranee”, ci si è parata davanti agli occhi un immagine che sapeva di film di fantascienza del anni 90. Tre lunghi corridoi, tutti bianchi, con un paio di passaggi intermedi ed una miriade di camere che sembravano un alveare ma una volta entrati non abbiamo riscontrato problemi particolari, se non la mancanza di un armadio o qualcosa per appoggiare le nostre cose. C’era solamente una piccola scrivania ed uno sgabello pieghevole, oltre ai due letti ed un maxi lcd appeso al muro.
Visto che ci sarebbe servita solo per dormire e noi siamo ragazzi che si adattano a tutto, non è stato un problema particolare la mancanza di spazio ma capisco quelli che si sono lamentati. Giusto il tempo di appoggiare le nostre cose, lavarci la faccia e siamo usciti immediatamente.
Per risparmiare tempo, avevamo portato dei panini, mangiati in volo ma non erano stati sufficienti e prima di raggiungere i rinomati clubs del centro, ci siamo dovuti fermare al McDonald’s. Avendo studiato perfettamente le mappe, avendo con me il navigatore e ricordandomi qualcosa dal mio precedente viaggio, trovare il Berns è stato un gioco da ragazzi ma a quel punto, tutti i miei piani fino a quel punto perfettamente riusciti, si sono infranti sulla folla oceanica che voleva entrare.
Abbiamo fatto un po’ di fila per arrivare all’uomo che smistava gli ingressi ed appena eravamo a tiro di voce gli ho chiesto se potevamo entrare. Mi ha risposto che data la quantità di gente all’interno, sarebbero potuti entrare solo quelli in lista e quindi per noi non c’era nessuna speranza.
Abbiamo cambiato locale, recandoci al Café Opera ma la storia è stata sostanzialmente la stessa e passando davanti al Victoria, un discopub abbastanza elegante (che 4 anni fa non c’era), idem.
Quando erano le due e mezza abbiamo deciso di tornare in hotel, dove, con tutta calma, siamo arrivati circa alle tre. Giovanni non ha toccato nemmeno il letto che già russava mentre io ho sfruttato per un po’ l’ottimo wireless dell’hotel, aggiornandomi sui fatti italiani e cercando le ultime informazioni per la nostra vacanza. Alle 4:15 ho spento la luce.
Le foto del giorno
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