Domenica 27 ottobre 2019
In questa vacanza accade qualcosa di strano che non era successo quasi mai prima d’ora, per la seconda notte di seguito riesco a dormire meravigliosamente in un letto che non è quello di casa. Il motivo è inspiegabile.
Ci svegliamo alle 8:30 (nella notte c’è stato anche il cambio d’orario) e dopo la colazione approfitto del tavolo in terrazzo per scrivere alcune cartoline, una mia vecchia abitudine che mi piace portare avanti in quest’era tecnologica. Alle 10:15 usciamo e visto che non abbiamo un programma preciso, anche se è domenica, proviamo a vedere l’ufficio postale è aperto.
Ci rechiamo nel vicino quartiere di Omonia ma una volta raggiunte le poste, come era facile pensare, di domenica non lavorano. Torniamo quindi alla metro per raggiungere l’Antica Agorà di Atene (Αρχαία Αγορά Αθηνών), il centro della vita sociale, politica e commerciale della città nell’Antica Grecia.
Cuore pulsante della città, l’Antica Agorà si trova ai piedi dell’Acropoli e consisteva nella piazza principale della polis, centro dell’attività politica, commerciale, amministrativa, sociale, culturale, religiosa nonché sede della giustizia. Vi si celebravano riunioni, dibattiti politici, lezioni, eventi religiosi, attività mercantili, spettacoli teatrali fino alle gare d’atletica.
Prima della sua riorganizzazione, nell’agorà erano presenti abitazioni private ma Pisistrato nel VI secolo a.C. ne fece il centro del governo ateniese. Realizzò inoltre un sistema di drenaggio, fontane e un tempio per gli dei dell’Olimpo. Cimone in seguito ampliò l’agorà con la costruzione di nuovi edifici. Nel V secolo a.C. vi furono costruiti templi di Efesto, Zeus e Apollo. In epoca romana e bizantina l’agorà di Atene divenne di nuovo una zona residenziale.
I primi lavori di scavo per riportare alla luce l’Agorà iniziarono fra il 1859 e il 1912 ma è dal 1931, con gli scavi sistematici da parte della Scuola Americana di Studi Classici di Atene, che venne fatta emergere completamente, grazie all’acquisizione e abbattimento di più di 360 case moderne. Dopo aver scavato in tutta la zona, ebbe luogo la ricostruzione della Stoà di Attalo, che fu utilizzata come museo e ufficio degli scavi dell’Agorà. Successivamente, scavando in profondità durante i lavori di costruzione dei binari della ferrovia, si trovarono resti di sculture.
Passeggiando nell’Agorà dei nostri giorni, della maggior parte degli antichi edifici non rimane quasi nulla, possiamo comunque vedere com’era l’edificio della Stoà di Attalo, una sorta di antico centro commerciale di Atene che accoglie attualmente il Museo dell’Antica Agorà e il Tempio di Efesto (costruito fra il 460 e il 415 a.C.), uno dei templi antichi meglio conservati. L’Antica Agorà di Atene è uno dei luoghi più significativi della città per tutto quello che ha rappresentato e la sua visita è imprescindibile, nonostante le costruzioni sono state per lo più devastate.
Quando siamo giunti alle 12:45, ci spostiamo nelle vicine Biblioteca di Adriano (Βιβλιοθήκη του Αδριανού) e Agorà Romana (Ρωμαϊκή Αγορά Αθηνών), entrambe comprese nel nostro biglietto multi accesso che avevamo fatto ieri per l’Acropoli.
Costruita nel 132 per ordine dell’imperatore romano, la Biblioteca di Adriano era un grande edificio monumentale che accoglieva la sua vasta e preziosa collezione di libri e documenti. Fu scoperta dopo l’incendio del bazar di Atene del 1885 che ha permesso di ritrovare i suoi resti e il sito nel quale si trova è stato aperto al pubblico nel 2004. All’interno c’era una sala per leggere e una per conversare ma attualmente, a parte il colonnato, è rimasto ben poco in piedi e comunque è tutto visibile benissimo anche dall’esterno. Se non avete il biglietto completo da 30 euro e non vi va di spenderne 4 inutilmente, potete tranquillamente evitare di entrare.
Dopo la Biblioteca di Adriano, passiamo alla vicina Agorà Romana, conosciuta anche come Foro Romano. Si tratta dell’antica piazza pubblica di Atene che ai tempi dell’antica Grecia era il luogo in cui si svolgevano i mercati della città. Ad Atene vi erano due agorà molto vicine tra loro, quella di Atene e quella romana. La differenza tra le due è piuttosto semplice: l’agorà di Atene fu la prima della città, l’Agorà Romana venne costruita dall’imperatore Augusto, fra il 19 e il 11 a.C., durante la dominazione romana (quell’arco di tempo in cui la Grecia venne trasformata in una provincia romana) e fu ampliata successivamente per volere dell’Imperatore Adriano. Nella sua epoca d’oro, l’agorà occupava uno spazio rettangolare di 100 metri quadrati, dove vi erano attività commerciali, il mercato e le latrine pubbliche.
Negli anni quest’agorà perse il suo significato politico, così vi vennero inseriti alcuni elementi decorativi e nuove strutture fino a divenire un vero e proprio museo della città. Durante il periodo bizantino e quello ottomano su questa piazza vennero costruiti edifici e abitazioni. Nel XIX secolo venne presa la decisione di demolire tutte le strutture moderne e cominciare gli scavi che hanno riportato alla luce le seguenti strutture: – La torre dei venti (un orologio pubblico) – La Biblioteca di Adriano – La Porta Athenea Archegetis (l’ingresso occidentale all’agorà) – Propileo orientale (un altro ingresso) – Agoranomion (edificio rettangolare) – Moschea di Fethiye (costruita dopo la conquista ottomana) – Le latrine pubbliche.
L’Agorà Romana è posizionata all’interno del quartiere Plaka, vicino a piazza Monastiraki e raggiungibile grazie alla vicina fermata della metro di Monastiraki (Μοναστηράκι).
Usciti dall’agorà quando manca poco alle 14, ci fermiamo a mangiare nel ristorante a ridosso della sua recinzione, in un angolo che entra nel territorio dell’antica pizza, che sembra quasi di mangiare tra i capitelli. Si tratta della Taverna Acropoli, un ristorantino con le classiche tovaglie a scacchi che vista la sua posizione di pregio, la logica direbbe di evitare, ma dove in fondo non abbiamo nulla da recriminare. I punti di forza del ristorante sono la vista spettacolare sull’Acropoli e sull’Agorà Romana, la strada tranquilla e la professionalità del personale. Il cibo è semplice e ispirato alla tradizione greca, come il 99% dei locali del centro di Atene e come il 99% dei turisti si aspetta.
Dopo una fetta di feta (formaggio tradizionale greco, a pasta semidura ma friabile, bianchissimo e piuttosto salato) con pomodori e cetrioli e un piatto di spaghetti (a 15 euro), siamo pronti per un altro tuffo nella storia e nell’arte greca e c’incamminiamo verso il Museo dell’Acropoli. Distante poco meno di un chilometro, il museo si trova dall’altro lato della montagna sacra, rispetto alla nostra posizione. Nel tragitto a piedi per raggiungerlo ci troviamo a passare in mezzo ad un nucleo di case di pietra, dal caratteristico colore bianco calce con gli infissi blu, come quelle che si vedono nelle cartoline delle isole e che non mi aspettavo di vedere nel centro di Atene.
Qualche difficoltà nell’orientarci a causa del gps ballerino ma alla fine siamo arrivati nel Nuovo Museo dell’Acropoli, contenitore di reperti inestimabili e importantissima opera architettonica contemporanea. Ricordo che quando venni con la gita scolastica, nel 1990, il museo era sull’Acropoli, mentre questa nuova moderna sede si trova a circa 300 metri.
Costruito in vetro, cemento e acciaio, l’edificio sfrutta perfettamente la luce naturale per mettere in risalto gli oltre 4mila pezzi esposti, su una superficie di 14mila quadrati e suddivisa in tre piani. Il piano superiore presenta una particolarità: è delle stesse dimensioni del Partenone ed è ruotato di 23 gradi rispetto al resto dell’edificio, in modo da orientarsi in maniera perfettamente parallela verso l’Acropoli.
Da Wikipedia – Il Museo dell’Acropoli (Mουσείο Ακρόπολης) raccoglie esclusivamente materiali rinvenuti sull’Acropoli di Atene. Il nucleo principale della collezione è formato da statue e frammenti di decorazione architettonica arcaica, profanati dai persiani nel 481 a.C., cui si aggiungono sculture del periodo classico. Il nuovo museo origina da quello realizzato nel 1863, trent’anni dopo l’abbandono di Atene dell’ultima guarnigione Turca. Data la ricchezza delle collezioni, nel 2002 si diede inizio ai lavori di costruzione di una nuova e più ampia sede, la cui apertura è stata effettuata a giugno 2009. Il museo si sviluppa su tre livelli, con una superficie complessiva di 25.000 m² e un’area espositiva di 14.000 m². Quello inferiore, dedicato allo scavo archeologico, è stato inaugurato prima dell’estate del 2019 (se non ho capito male). Fra i pezzi più ammirati del museo ci sono le Cariatidi, sculture con figure femminili utilizzate come colonne dell’Eretteo.
Verso le 17:30 usciamo dal museo e scendiamo per la Dionysiou Areopagitou (Οδός Διονυσίου Αρεοπαγίτου), l’ampia strada pedonale adiacente al versante sud delle dell’Acropoli che prende il nome da Dionigi l’Areopagita, il primo ateniese convertito al cristianesimo dopo il discorso di San Paolo (citato negli Atti degli Apostoli), nonché patrono della città di Atene. Prima di arrivare all’Arco di Adriano ci infiliamo nella Odos Vyronos, via che pullula di negozi e di persone, in cerca di qualche piccolo ricordo della città e poco prima delle 19 siamo in hotel.
Usciamo per la nostra ultima cena greca poco prima delle ventuno e questa volta, come proposto da Alessandro, non andiamo dalle parti di Syntagma ma in un ristorante di Plaka (Πλάκα). Si tratta dello Scholarchio (Tripodon 14, Athina), taverna che avevamo visto passando una delle sere precedenti; un locale delizioso, caratteristico e confortevole. Troviamo un posto sotto il pergolato dove i tavoli sono quasi tutti occupati e scegliamo un menù a prezzo fisso (15 euro per persona), con porzioni comunque abbondanti e di buona qualità, anche se forse pecca un po’ nella scelta.
Finito di cenare facciamo un bel giro per Plaka (Πλάκα) e Monastiraki (Μοναστηράκι) e terminiamo la serata al Barley Cargo, un bar poco distante da Piazza Syntagma (Πλατεία Συντάγματος), definito sulle recensioni come “il Top per gli amanti della birra artigianale”, con oltre 400 birre in bottiglia (sembra esagerato ma dicono che sia proprio così). Poco dopo la mezzanotte ce ne andiamo e arrivati in piazza, dato che la metro è chiusa, prendiamo un taxi e ci facciamo riaccompagnare il hotel.