Mercoledì 10 Agosto 2016
Sveglia poco dopo le 8, il tempo uggioso che rallenta tutta la nostra grinta mattutina, ci prepariamo con molta calma, scendiamo e con altrettanta calma facciamo colazione. Alle 10, prima di bruciare tutta la mattina, nonostante la pioggia, decidiamo che è ora di uscire.
Partiamo per andare a visitare lo stadio e per farlo, dobbiamo attraversare il famoso quartiere Praga, un ex area a prevalenza ebraica, ex quartiere operaio, ex zona malfamata, a cui oggi è difficile attribuire un’unica etichetta. Il sito Varsavia.info dà la seguente definizione di Praga: “Il quartiere Praga è l’insediamento più antico di Varsavia: sorge sulla sponda destra del fiume Vistola ed è stato incorporato alla città alla fine del XVIII secolo. Il quartiere è fortunatamente sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e oggi sta avendo una riqualificazione grazie alla presenza di numerose botteghe di artisti, gallerie, teatri e locali alternativi. Entrare nel quartiere di Praga vi stupirà perché vi sembrerà di essere arrivati in un altro paese”.
Lungo il percorso, veniamo attratti dalle inconfondibili cupole di una chiesa ortodossa, per cui ci fermiamo e andiamo a visitarla. Si tratta della Cattedrale di Santa Maria Maddalena, bell’edificio ocra e oro (1869), costruito per i ferrovieri della stazione di Wilenski, che resta una delle più belle vestigia della presenza russa a Varsavia: la chiesa conserva un’ampia struttura neobizantina, sormontata da cupole a bulbo.
Giusto il tempo di qualche foto all’interno e proseguiamo addentrandoci per il quartiere, fino a che arriviamo alla seconda chiesa, questa volta cattolica, che con le sue due altissime torri è impossibile non vedere: la Cattedrale di San Michele Arcangelo e San Floriano.
Da Wikipedia: La cattedrale di San Floriano o basilica cattedrale di San Michele Arcangelo e San Floriano (in polacco: bazylika katedralna św. Michała Archanioła i św. Floriana Męczennika) è la cattedrale della diocesi di Varsavia-Praga. La chiesa è stata costruita alla fine del XIX secolo, come segno di protesta nei confronti dell’Impero Russo che aveva ottenuto il controllo di parte della Polonia dal Congresso di Vienna. Vennero infatti edificate in Polonia diverse chiese ortodosse russe, tra cui la monumentale chiesa ortodossa di Maria Maddalena, oggi cattedrale ortodossa di Varsavia. Per protestare contro l’imposizione percepita di una chiesa straniera, tra 1897-1904 venne edificata dunque la chiesa di San Floriano, con una struttura svettante con due torri di 75 metri. Durante e dopo la Battaglia di Varsavia, le chiese furono utilizzate come nascondiglio per gli ebrei, l’esercito di Varsavia e come rifugio per i civili in generale. La chiesa di San Floriano venne dunque distrutta dai tedeschi al momento di ritirarsi dalla Polonia nel 1944 e rimase in rovina per diversi anni, quando nel 1950 ebbero inizio le opere di ricostruzione su iniziativa degli abitanti della città. La chiesa ricostruita è stata riaperta nel 1972. La chiesa di San Floriano è stata elevata a cattedrale contestualmente all’erezione della diocesi di Varsavia-Praga, il 25 marzo 1992, nell’ambito della riorganizzazione delle diocesi polacche voluta da papa Giovanni Paolo II con la bolla Totus tuus Poloniae populus.
Tale chiesa è sicuramente uno degli edifici più imponenti di Varsavia, con il suo doppio campanile che spicca nella skyline cittadina. E la facciata, vista da vicino, ha delle dimensioni davvero notevoli, che meritano ben più di una fotografia. L’interno invece non spicca in modo particolare, trattandosi di una chiesa in stile davvero essenziale, che ricalca un gotico, ma con l’essenzialità del romanico. Inoltre essendo moderna (è stata infatti costruita all’inizio del 1900 ma poi ricostruita dopo la seconda guerra mondiale), non ha il fascino delle chiese antiche, con le pietre che sembrano trasudare storia.
E’ mezzogiorno quando arriviamo al PGE National Stadium, il modernissimo stadio di Varsavia, costruito in vista degli europei di calcio 2012 assegnati a Polonia e Ucraina. Solo a vederlo dall’esterno rimani colpito dalla bellezza, specialmente di notte, illuminato, merita da solo una visita; si caratterizza da schermi a led che lo ricoprono e che si illuminano ad intermittenza facendo scorrere scritte. Siamo entrati a visitarlo e con il tetto chiuso ed il fondo senza erba, sembrava un enorme palazzetto dello sport più che uno stadio. All’interno punti ristoro, bagni e addirittura le scale mobili per raggiungere gli anelli superiori.
Stiamo circa un’oretta, dopodiché riprendiamo l’auto e ci spostiamo verso il POLIN: il Museo della storia degli ebrei polacchi. Questo museo multimediale, situato in uno stupendo edificio futuristico al centro di una gradevole piazza pedonale, davanti al Monumento agli Eroi del Ghetto, racconta mille anni di storia degli ebrei polacchi e vuole dimostrare come questa è parte fondamentale della storia della Polonia. Il Museo, allestito alla perfezione, con tutte le fasi della storia degli Ebrei in Polonia, non parla solo dell’Olocausto, ma soprattutto del grande contributo degli ebrei allo sviluppo della cultura, della scienza e dell’economia polacche. Il museo vuole far conoscere la vita degli ebrei nella terra di Polin che in ebraico significa Polonia.
Rimaniamo nel museo per più di due ore, uscendo poco prima della 16 e dopo qualche foto con il Jewish Ghetto Memorial, in ricordo degli orrori nazisti e della distruzione del ghetto, saliamo in auto e torniamo in centro, nelle vicinanze del Palazzo della Cultura e della Scienza (Pałac Kultury i Nauki), dove c’è il centro commerciale Złote Tarasy, nel quale entriamo prima di tutto per cercare un posto dove mangiare e il McDonald’s ivi presente fa proprio al nostro caso.
Rifocillati e riposati, decidiamo di tornare verso l’hotel e nel percorso passiamo davanti al Museo dell’Insurrezione di Varsavia, che avevo segnato tra le cose importanti da vedere, ma che purtroppo, visto l’orario, abbiamo dovuto saltare.
Situato nell’ex Centrale Elettrica Municipale, il Muzeum Powstania Warszawskiego è stato aperto al pubblico alla vigilia del 60° anniversario dell’Insurrezione di Varsavia ed è uno dei luoghi più visitati della capitale polacca. E’ una specie di omaggio ai combattenti che sono morti per la liberta della Polonia e della capitale. La mostra illustra la loro lotta e la vita quotidiana prima e durante la rivolta di Varsavia. Inoltre, vengono presentati gli orrori prodotti dall’occupazione: il terrore comunista post-guerra e il destino degli insorti nella Repubblica Popolare Polacca (PRL). Su una superficie di oltre 3.000 metri quadri, ci sono quasi 1.000 reperti, 1.500 fotografie e numerosi filmati. Il cuore del Museo è dato da un’opera rappresentata da una struttura in acciaio, che passa attraverso tutti i piani dell’edificio. Sulle sue pareti è inciso il calendario degli eventi più importanti della rivolta. Dall’interno della struttura esce un suono simile ad un battito cardiaco che “simboleggia” la vita di Varsavia nel 1944. Una delle attrazioni principali è la replica del bombardiere Liberator B-24J. Consigliabile la visita alla torre panoramica da cui si può godere di una bellissima veduta di Varsavia e del Parco della Liberta. Nei pressi della torre è possibile ammirare il Memoriale del Muro su cui sono incisi i nomi di più di 10.000 insorti, caduti durante la battaglia. Nella parte centrale del Muro è sospesa una campana di 230 kg chiamata “Monter”, dedicata al generale Antoni Chrusciel e ai suoi soldati.
Come dicevo, a causa del tempo contingentato, abbiamo saltato la visita al Museo dell’Insurrezione ma ci siamo fermati, perché molto più veloce da visitare, al cimitero ebraico, dove siamo arrivati poco prima delle 18.
Il cimitero ebraico di Varsavia è uno dei più grandi in Europa con oltre 200 mila lapidi. Il cimitero, che si estende su 33 ettari, durante la seconda guerra mondiale fu parzialmente distrutto dai tedeschi che il 15 maggio del 1943 si accanirono contro gli edifici qui presenti tra cui la sinagoga. Il cimitero ebraico è una delle preziose reliquie di Varsavia restaurato grazie alla fondazione ebraica della città: i cancelli d’ingresso, numerose tombe, l’acquedotto del 1907 sono stati riportati alla luce. Secondo la tradizione giudaica questo luogo di sepoltura si trovava al di fuori delle mura della città e le lapidi sono riccamente decorate con granito, arenaria e pietra. E’ uno dei pochi cimiteri ebraici ancora in uso in Polonia e ospita anche le tombe di personaggi illustri.
Questo luogo di sepoltura ebraica, risale al 1790, e le sue antiche tombe sono dei veri capolavori dell’arte. Il grande bosco di querce secolari che pian piano stanno prendendo il sopravvento, sommergendo la storia è il nostro passato. Per completare il tour della Varsavia ebraica merita una visita. Dentro si respira un’atmosfera magica, decadente e l’apparente trascuratezza è in realtà il fascino di questo cimitero, con le sue lapidi piegate e ricoperte di muschio, alcune davvero particolari. Dentro comunque c’è una mappa con le indicazioni di tutte le tombe e ci sono anche i servizi igienici.
Facciamo una visita brevissima, camminando per i lunghi viali ed osservando le tombe più strane ed appariscenti, con una temperatura di 13 gradi che era tutt’altro che estiva. Dopo una quindicina di minuti usciamo e raggiunta l’auto, torniamo finalmente in hotel, dove arriviamo alle 18:30.
Usciamo per la cena verso le 21, torniamo di nuovo in centro e dopo mezz’ora eravamo seduti al Bazyliszek Restauracja, in Rynek Starego Miasta (la piazza della città vecchia). I tipici pieroghi polacchi per Samoele, bistecca, patate fritte e verdure per Gianluca, mentre io ho preso un piatto di penne squisite con panna, funghi e dei pezzi di pollo ed alle 22:45 abbiamo finito e usciamo a fare una passeggiata per la old city. Non dico che c’erano poche persone perché sarebbe un’esagerazione, ma era tutto desolatamente vuoto, senza nemmeno una persona in giro, tanto che a mezzanotte siamo di nuovo già in hotel.