Domenica 28 giugno 2015
Sveglia alle 8:10, colazione e poi torniamo in camera per prepararci ma non abbiamo troppa fretta. A Simone piace rilassarsi e se non mi impegno per farlo muovere starebbe tutto il giorno sul letto. Alle 11 prendo in mano la situazione e decido che è ora di uscire.
Passiamo al teatro dell’Opera con l’intento di visitarlo ma purtroppo è possibile solo durante le rappresentazioni. Proviamo a scendere delle scale cercando il modo di entrare, anche di nascosto ma troviamo solo porte chiuse.
Decidiamo quindi di andare a visitare la casa di Goethe e durante il percorso entriamo in una chiesa, St. Katharinenkirche, dove vedo una cosa che mi era capitata solo ad Helsinki: c’era gente che faceva colazione su dei tavoli apparecchiati in fondo alla chiesa.
Si tratta di una chiesa protestante, in stile tardo gotico con portali barocchi, costruita nel 1681 ed essendo vicino alla casa dello scrittore tedesco, la chiesa di Santa Caterina era il luogo dove la famiglia Goethe si recava per il culto.
Dopo qualche difficoltà per trovarla, alle 13 finalmente siamo alla casa di Johann Wolfgang von Goethe. Biglietto di 7,50 euro ed entriamo.
Da Wikipedia: La Casa di Goethe è una casa museo dello scrittore nel quartiere Innenstadt di Francoforte sul Meno. L’edificio originario era la residenza della famiglia di Goethe, in particolare Johann Wolfgang von Goethe, fino al 1795. Johann Wolfgang vi nacque nel 1749. I suoi genitori erano Johann Caspar Goethe, un avvocato e Katherine Elisabeth Textor, figlia del sindaco (Bürgermeister) di Francoforte. Johann Wolfgang vissuto qui insieme a sua sorella Cornelia fino al 1765, sedici anni, quando si trasferì a Lipsia per studiare legge, tornando sporadicamente.
La sua casa natale, all’indirizzo Großer Hirschgraben, è stata restaurata secondo documenti originali dell’epoca e ospita oggi la casa di Goethe e il relativo museo. Assolutamente da non perdere è lo studio dello scrittore al secondo piano, ancora arredato come allora. L’arredamento e i mobili della cucina, del soggiorno e delle stanze di rappresentanza rispecchiano il gusto e la cultura borghese del tardo barocco.
A parte il pavimento in legno scricchiolante, devo dire che era molto bella e che mi piacerebbe vivere in una casa del genere. Pareti tappezzate di quadri, biblioteche colme di libri, le classiche stufe in ceramica del nord Europa, stucchi ai soffitti, carte da parati meravigliose ed anche un bel giardino all’esterno, piccolo ma molto carino.
Anche se molto bella, la casa non era grandissima e si visitava con poco tempo. Alle 14 abbiamo già fatto e siamo usciti. Un panino veloce al solito Mac e poco distante, in una piazza super affollata, c’era un grande mercatino. Tra le mille cianfrusaglie Simone, attirato come un segugio dall’odore della carne, mi porta ad un gazebo dove stavano grigliando quintali di carne, di ogni forma e dimensione. Anche se aveva mangiato da poco non ha potuto esimersi dal farsi un hotdog con abbondanza di salse.
Riprendiamo quindi a camminare fino a quando arriviamo davanti ad una costruzione particolare, dalla forma rotonda con una torre d’avanti che aveva una croce sulla sommità. Si trattava indubbiamente di una chiesa, anche se, una volta dentro, non ne eravamo ancora certi. Era la Paulskirche, ex chiesa di San Paolo, attualmente sconsacrata, edificata tra il 1789 ed il 1833.
All’interno non c’era quasi niente, se non delle bandiere appese ai muri, delle sedie disposte in maniera circolare ed un piccolo palco molto spoglio con un leggio e nient’altro. L’unica cosa che faceva pensare che fosse una chiesa erano le canne dell’organo che si trovavano sopra il palco.
Da Wikipedia: L’ex chiesa di San Paolo sorge nella Paulsplatz, nel centro storico di Francoforte sul Meno. La costruzione è costituita da un corpo centrale altro 28 metri impostato su pianta ovale. Sull’asse minore vi è la torre campanaria terminante con cupoletta a pianta ottagonale. Nelle fiancate della chiesa si aprono delle grandi finestre ad arco disposte su due ordini sovrapposti, che illuminano l’interno. All’interno, la chiesa è suddivisa in due livelli sovrapposti. In quello superiore si trova l’ovale sala delle conferenze. Con una capienza di 1200 persone, ha le pareti completamente spoglie ad eccezione degli stendardi dei sedici stati federati della Germania. A sud si trova la tribuna, costituita da un leggio in marmo scuro e dalla retrostante parete realizzata nel medesimo materiale. Sopra la tribuna vi è l’organo. Nel seminterrato, si trova una seconda sala conferenze, con una capienza di 500 persone. Sulla parete alle spalle della tribuna, in posizione sopraelevata, si trova l’organo a canne. Questo, costruito nel 1988 è in sostituzione dell’organo provvisorio installato nel 1948.
Usciti dalla Paulskirche, alle 16 siamo di nuovo al Römerberg dove, non avendo più niente in programma, ci possiamo rilassare in un bar, davanti ad una buona birra.
Il pomeriggio prosegue con una bella passeggiata sul lungofiume dove, complice la bella giornata di sole, c’è una moltitudine di persone, la maggior parte stesa al sole ma anche i tavolini dei bar erano affollatissimi. Il giro di boa lo facciamo all’Ev.Luth.Dreikonigs Gemeinde o Dreikönigskirche, la chiesa luterana dell’Epifania (traduzione dubbia di Google).
Wikipedia riporta quanto segue: La Chiesa Epifania è una chiesa protestante in stile neo-gotico, costruita nel 1875-1880 su progetto dell’architetto Franz Josef Denzinger sul sud riva del Meno, nel quartiere Sachsenhausen.
All’interno c’erano parecchie persone, credo in attesa dell’inizio della funzione religiosa oppure, dato che avevano tutti un libretto appoggiato d’avanti, sarebbero potute essere anche le prove o meglio ancora un concerto di natura religiosa. Non lo sapremo mai.
Come detto poc’anzi, una volta arrivati alla Dreikönigskirche giriamo e torniamo indietro, passando di nuovo sulla riva del fiume, presa d’assalto dai giovani, distesi in massa a prendere il sole sui prati.
Alle 19, dopo una discreta camminata, siamo in hotel, da dove usciamo per l’ultima serata a Francoforte quando sono le 21:10.
Per cenare scegliamo l’O’Reilly’s, un pub chiaramente in stile irlandese di fronte alla stazione. Ci mangiamo due piatti tradizionali, Beef n’Guinness che, non so se dovuto alla fame, erano squisiti. Il menù lo descriveva così: Beef and onions slowly braised in Guinness, topped with sautéed mushrooms & creamy mash potatoes, serves with McCambridge’s Irish brown bread and Kerrygold butter. L’unica cosa che non mi convinceva era la parola onions (cipolle) ma la carne e le patate erano buonissime.
Alle 23:30 eravamo già rientrati.