Scandinavia 7

Domenica 16 agosto 2015

Essendo il primo posto dove finalmente ci fermiamo per più di una notte, non ci svegliamo con l’assillo di dover fare le valigie e lasciare la camera, comunque alle 8 siamo in piedi.

Usciamo alle 8:45 in cerca di un negozio di alimentari (se ci fosse anche un bar) e lo troviamo poco distante ma di domenica purtroppo è chiuso e ce ne torniamo per un po’ alla reception dell’ostello, sia per chiedere una mappa cartacea che informazioni su come muoverci e cosa vedere da quelle parti. Dato che eravamo senza connessione dalla mattina precedente, ne approfitto anche per cercare qualche info sulle isole.

Alle 10:15 partiamo per esplorare queste famose Lofoten e per fortuna, poco dopo, troviamo un benzinaio con annesso mini shop che, come la quasi tutti, ha anche il distributore automatico per il caffè e qualche dolce. Solita ottima colazione con muffin e cappuccino e ripartiamo.

Prima tappa del nostro tour è il paesino di Vikten, segnalatoci dal ragazzo dell’ostello, in cui troviamo una spiaggia stupenda, con sabbia bianchissima e delle enormi rocce sparse un po’ qua e là. Il panorama da cartolina si completa con i monti alle spalle e le case di legno, tutte dipinte di bianco. Gianluca non resiste alla tentazione e decide di mettere i piedi a mollo ma dalla sua espressione, la temperatura dell’acqua non dovrebbe essere proprio tropicale.

Passiamo quindi al vicino Glasshytta, negozio artigianale di oggetti in vetro, dove all’interno troviamo un signore che sta lavorando una cosa rossa incandescente, attaccata ad un tubo metallico, dove ogni tanto soffia all’interno: praticamente un vetraio. Ci sono delle panche disposte a semicerchio tutto intorno, per fare accomodare i turisti durante le sessioni di lavoro e mostrare le varie fasi della lavorazione del vetro che, appena arrivati erano vuote ma pian piano, con l’arrivo di turisti, si sono via via riempite. E’ veramente uno spettacolo vedere tutte le fasi della lavorazione che mi ricorda quando da bambino sono stato a Venezia, dai vetrai di Murano.

Alle 12:20 riprendiamo il nostro giro quando vediamo, qualche chilometro più avanti, accanto alla strada, uno spettacolo della natura, una spiaggia di sabbia bianchissima ed un mare cristallino che sembra caraibico. Si tratta di una insenatura del Mare di Norvegia, circondata da montagne, che si dovrebbe chiamare Kilanleira, se non vado errato. Con tale paesaggio, non possiamo esimerci dal parcheggiare e scendere a fare delle foto e sfruttando un piccolo passaggio, arriviamo fino all’acqua.

Essendoci solo noi, Gianluca non si fa troppi problemi a mettersi in mutande e farsi fare una foto in stile balenare. Io invece, che avevo resistito nel precedente paesino a togliermi le scarpe, questa volta non mi faccio troppi problemi e metto finalmente i piedi a mollo, con il rischio concreto di ipotermia. Porca vacca quanto era fredda!

Rimaniamo quasi mezz’ora a contemplare quella bellezza, uno scenario che non dimenticherò mai. Ad un certo punto, prima di andare, vediamo che tra le piccole dune della sabbia inizia a scorrere dell’acqua, come se qualcuno avesse aperto dei grandi rubinetti, ad un ritmo lento ma costante. Non avevo mai visto una cosa del genere che certo, non era come la marea di Mont Saint Michel ma era comunque uno cosa curiosa da osservare.

Riprendiamo la macchina per arrivare poco dopo a Ramberg, un paesino sull’isola di Flakstadoya, dove troviamo un paesaggio fotocopia, una spiaggia di sabbia bianchissima e finissima, come la precedente, ma questa volta con un paesino e di conseguenza non deserta coma l’altra ma con molta gente a passeggiare, prendere il sole e addirittura a fare il bagno. Una mamma e la sua bambina, entrambe biondissime, che incuranti della temperatura glaciale dell’acqua si immergevano in mare come se niente fosse.

Alle 14 riprendiamo il cammino verso Reine, fermandoci a mangiare poco prima, nell’isoletta di Sakrisøy, tra la Reine e Hamnøy, dove c’è un villaggio di pescatori. L’isola si trova nel Reinefjord tra Andøya e Olenilsøya ed ha una superficie di circa 3 ettari. Ci fermiamo in un posto carinissimo chiamato Anita’s Sjømat, un negozietto che vende ogni tipo di prodotto a base di stoccafisso, salmone, trota e balena. Si può’ anche mangiare all’interno o nella terrazza adiacente. La zuppa di pesce dicono che sia semplicemente fantastica ed i prezzi, come ho potuto constatare personalmente, sono equi per il paese.

Mi prendo quello che sembra un “kebab di pesce”, ossia il classico panino tagliato a sacchetto con dentro un hamburger di pesce con insalata e non ricordo cos’altro. Ci mettiamo a mangiare sulla veranda, vista mare, con una vista incredibile sul fiordo, con tante casette in legno nelle vicinanze di cui molte che poggiavano sull’acqua, dal tipico colore rosso e qualcuna bianca, mentre il negozio aveva un inusuale colore marroncino ma sempre con gli infissi bianchi ed un bel prato su una parte del tetto.

Fermato lo stomaco, ripartiamo per la vicina Reine, una delle città più conosciute delle Lofoten, dove arriviamo un quarto dopo le tre.

Wikipedia la descrive così: Reine è un porto di pescatori posto a sud-ovest della città di Moskenes, nelle isole Lofoten in Norvegia. Si trova sull’isola di Moskenesøya, al di sopra del Circolo Polare Artico, a circa 300 chilometri sud-ovest dalla città di Tromsø. Si tratta di uno dei luoghi più famosi delle isole per il suggestivo scenario della sua posizione ai piedi di ripide scogliere.

In quello che sembra essere il centro del paese c’è un prato con intorno diverse attività commerciali. Da un lato c’è un ristorante, dall’altro un negozio di articoli per la pesca, souvenir e fast food, in un altro ancora un porticciolo e nell’ultimo un attività di noleggio kayak, attività molto florida da queste parti. Mi prendo un gelato e provo ad informarmi per un giro in kayak ma purtroppo, oltre ad essere costosissimo (se non ricordo male 80 euro), la durata è di ben 4 ore e per quel giorno era tutto prenotato.

Rimaniamo un quarantina di minuti e quindi andiamo a concludere il giro con l’ultimo paesino, quello dal nome più corto del mondo (Å), distante una decina di chilometri.

Da Wikipedia: Å, spesso indicato come Å i Lofoten (“i” significa “in”) per distinguerlo da altri luoghi chiamati ugualmente Å, è un villaggio nella municipalità di Moskenes. Il suo nome in norvegese significa piccolo fiume, ma riveste anche un altro, doppio significato: è sia l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese che l’ultima città delle Lofoten raggiungibile seguendo la Strada Europea E10, oggi chiamata in quel punto Strada di Re Olav. Å è per tradizione un villaggio di pescatori specializzati in pesca dello stoccafisso. La città ospita il Museo dello stoccafisso delle Lofoten ed il Museo norvegese dei villaggi di pescatori.

Facciamo un giro ad ammirare il paesino, seguiamo le indicazioni e scendiamo a vedere una sorta di museo dove l’unica cosa che troviamo sono dei modellini con una decina di navi e qualche casetta, appoggiati in mezzo ad un prato. Saltiamo il museo dello stoccafisso ed invece visitiamo con interesse il negozio di souvenir, soprattutto Gianluca.

Alle 17 partiamo per tornare nella nostra umile dimora di Ballstad, con quella stanza microscopica e puzzolente che non dimenticherò mai, distante 70 chilometri.

Quando arriviamo, alle 18:15, Gianluca va direttamente in camera mentre io rimango alla reception per usare un po’ internet e soprattutto scaricare le foto della giornata sul computer, per cautelarmi contro ogni possibile rischio. Lo raggiungo dopo un’oretta e mezza ed alle 20:30 usciamo per andare a mangiare da qualche parte, recandoci al paese più vicino, Leknes, distante una decina di chilometri.

Facciamo un giro per il paesino dove troviamo, manco a dirlo, due ristoranti dal nome italiano, un Restaurant Venezia ed un Ristorante Milano, ma in entrambi i casi decidiamo di passare oltre, finché non troviamo un accogliente Peppes Pizza, dove avevamo già mangiato a Tromsø e ci eravamo trovati bene.

Per non sbagliare, ordino lo stesso calzone che conoscevo già che viene consegnato abbastanza velocemente, cosicché in mezz’ora finiamo di mangiare e alle 22:15 siamo già fuori dal ristorante. Facciamo un giro veloce nel centro commerciale adiacente ed alle 22:40 siamo di nuovo in ostello, dove, a causa della partenza molto mattiniera del giorno seguente, prepariamo i bagagli, per essere subito pronti al risveglio e mi metto a dormire a mezzanotte in punto.

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