Kiev 10

Venerdì 17 agosto 2012

Mi sveglio prestissimo, trattandosi dell’ultimo giorno ed alle otto sono già in piedi. Faccio colazione, scrivo qualche cartolina e preparo sul letto quasi tutto quello che dovrò far entrare nelle valigie. Alle 10:30 esco per cambiare i soldi, gli ultimi 25 euro, che mi sarebbero dovuti serviti per pagare il taxi e sfamarmi fino all’arrivo in Italia.

Un’operazione che sulla carta doveva essere semplicissima, stava iniziando a preoccuparmi seriamente. Avevo tre banconote, due da 10 euro ed una da 5 e dopo aver individuato il cambia-valuta (обмін валюти) con i tassi migliori, gli presento soldi e passaporto, chiedendo in cambio moneta locale.

La signorina passa le banconote al controllo elettronico e dopo averle toccate ripetutamente mi dice che può cambiare solo quella da 5. Cavolo! Cerco di farmi spiegare il motivo ma non capisco molto, mi sembra che voglia dire che le banconote sono troppo piegate o usurate, secondo lei.

Non mi preoccupo molto perché ce n’erano talmente tanti di cambia-valute che secondo me non avrei avuto nessun problema da un’altra parte. Invece i problemi sembravano esserci perché nel secondo ufficio mi hanno liquidato in metà del tempo e se in quello precedente almeno 5 euro me le avrebbero cambiate, in questo assolutamente nessuna.

Porca vacca, la situazione che si era venuta a creare non mi piaceva affatto. Sembrava proprio che non si riuscissero a cambiare, questi cavolo di 25 euro!

Nel terzo cambio, per fortuna riesco ad ottenere almeno i soldi per il taxi (15 euro) e per la restante banconota da 10 dono dovuto passare nell’ennesimo ufficio. Alla fine potuto tirare un grosso sospiro di sollievo ma stronzi, ad un certo punto, mi avevano fatto preoccupare.

Si era fatto quasi mezzogiorno ed avevo ancora più di tre ore prima della partenza, così mi incammino verso lo stadio Lobanovsky. C’ero stato già diverse volte ma non ero mai entrato all’interno però stavolta, complici i cancelli aperti, sono entrato deciso. Non sapevo se potessi o meno ma non avendomi fermato nessuno, evidentemente si poteva fare.

Cavolo, il mitico stadio Lobanovsky! Quello dove è cresciuto calcisticamente uno dei più grandi campioni del Milan: Andriy Shevchenko!!

All’interno del terreno di gioco c’erano solamente due persone, impegnate a disegnare le linee del campo. Arrivato fino a quel punto, avrei fatto inevitabilmente ed inesorabilmente invasione di campo, anche senza il loro consenso ma per educazione gli ho chiesto il permesso.

Quando mi rispondono che posso entrare sono felice come un bambino, avendo un intero stadio a mia disposizione. Sfodero la fotocamera, avvito il cavalletto ed effettuo un corposo servizio fotografico.

Verso l’una esco dallo stadio e torno all’appartamento. Sono gli ultimi passi in terra Ucraina perché ormai sono veramente agli sgoccioli della vacanza.

Arrivo a casa in mezz’ora, preparo i bagagli, mangio un pezzo di pizza della sera prima (e porto il resto in valigia) e mi preparo per la partenza. Alle 15 arriva la signora Svetlana con il marito che cominciano immediatamente a pulire casa, rompendomi anche un po’ le palle perché fanno sparire l’asciugamano che ancora mi serviva. Cavolo che fretta!

Alle tre e un quarto inizio a scendere ma mentre ero sulle scale, mi arriva un messaggio di Katerina che mi comunica un leggero ritardo del taxi. Aspetto in strada l’arrivo del mezzo e quando lo vedo, senza sapere quale fosse, lo avevo già riconosciuto. In quell’istante ho capito tante cose e soprattutto il perché di quei prezzi così bassi.

Non ricordo il modello dell’auto ma non potrò mai dimenticare la sua andatura incerta. Nella prima discesa, il tassista ha addirittura messo in folle e siamo scesi senza la trazione del motore. Durante il tragitto, un paio di volte l’ho visto armeggiare con il telecomando dell’antifurto, premendolo ripetutamente e giuro che è vero, ad un certo punto ha anche aperto e chiuso lo sportello per un paio di volte. Fossimo stati in Italia poteva tranquillamente essere una scena di “Scherzi a parte”.

Nonostante tutto, alle quattro e cinque, in 40 minuti netti, siamo comunque arrivati all’aeroporto.

Il terminal da cui sarei dovuto partire era il nuovissimo “F”, credo creato per accogliere i tifosi degli europei di calcio, che nei miei viaggi in Ucraina ho visto nascere e crescere.

Sono arrivato con due ore di anticipo e fatto check-in in dieci minuti, avevo un sacco di tempo a disposizione. Non sapendo cosa fare, sono uscito a fare qualche foto alla nuova struttura dell’aeroporto e soprattutto agli addobbi dalla precedente competizione calcistica europea.

Nessun problema ai controlli personali ed alle 18:20 decolliamo per Roma, a bordo di un Airbus A320.

Alcuni dettagli dell’aeromobile: lunghezza metri 37.6, apertura alare 34.1, altezza 11.8, velocità di crociera 850 km/h e numero di posti 165.

Tocchiamo terra in Italia alle 20:42, dopo due ore e ventiquattro minuti netti di volo ma per effetto del fuso, si scala un’ora e diventano le 19:42. Cammino speditamente per più di dieci minuti, attraversando mezzo aeroporto, per arrivare al gate C3 da cui sarebbe partito l’aereo per Ancona. Trovato finalmente il cancello di partenza, mi posso rilassare un momento e chiamare il numero verde della banca, per bloccare la carta rimasta in Ucraina.

Dopo una brevissima attesa, si era già tutti in piedi a fare la fila per l’imbarco. Decolliamo puntualissimi alle 21:23, solo otto minuti in più sull’orario ufficiale ed atterriamo a Falconara dopo quaranta minuti (22:05). Ad attendermi all’aeroporto trovo mio fratello e Riccardo (il nipote più grande) ed alle 23 arriviamo a casa, mettendo la parola fine anche a questa vacanza.

Foto