Lunedì 12 agosto 2013
E’ arrivato il giorno di lasciare la bellissima Riga. Ci svegliamo verso le 7:40, molto presto per essere in vacanza. Dopo una bella colazione, alle 9:30 lasciamo l’Hotel Apalenis e partiamo per la tappa successiva del nostro ‘Baltic Tour’, in direzione Liepaja. Troviamo un po’ di traffico per uscire dalla città ma dopo dieci minuti riusciamo a venirne fuori e procediamo a vele spiegate verso la nostra nuova meta.
A metà del percorso, dopo circa 120 km, arriviamo a Saldus, una ridente cittadina lettone dove vive da qualche mese (da quando è in maternità) la mia amica Kristine. Quando le avevo detto che sarei andato in Lettonia mi aveva fatto promettere che sarei passato a salutarla e sopratutto che sarei andato a vedere il suo bel bambino nato da pochi mesi.
Arriviamo a Saldus quando mancavano dieci minuti a mezzogiorno e dopo aver lottato qualche minuto con il navigatore, siamo finalmente riusciti a trovare casa dell’amica.
Avevamo lasciato Riga con il sole ed una ventina di gradi ma durante il tragitto abbiamo incontrato delle grosse nuvole grigie che diventavano man mano sempre più scure e minacciose. Per fortuna, la pioggia era rimasta solo una minaccia ma la temperatura era scesa a 15 gradi e c’era un forte vento che faceva sembrare ancora più freddo.
Kristine ci fa accomodare in casa, ci presenta il bebè e ci prepara un the caldo. Col bicchiere fumante in mano, guardare fuori dalla finestra e vedere il cielo plumbeo e le piante non mosse ma ‘strattonate’ dal vento, faceva sembrare quel 12 agosto come un giorno di fine novembre.
Passiamo una piacevole mezz’ora con la nostra amica a guardare le foto del piccolo e parlare del nostro viaggio. Prima di ripartire ci vuole omaggiare di qualche mela che andiamo a cogliere direttamente da uno degli alberi del suo orticello. Per farlo dovevamo tenerle momentaneamente il piccolo Elias che lascio con piacere tra le braccia di Simone per poter immortalare quel momento meraviglioso. Sembravano fatti l’uno per l’altro.
Ripartiamo a mezzogiorno e mezzo per fare quel centinaio di chilometri che ancora mancavano per arrivare a Liepaja. Durante il tragitto, nonostante le nuvole, non abbiamo avuto nemmeno una goccia pioggia che però, come nei migliori Fantozzi, ha iniziato a venir giù non appena abbiamo fatto il nostro ingresso in città.
Facciamo il nostro ingresso a Liepaja verso le 14:30 e dopo qualche minuto troviamo anche il nostro Hotel Liva. Giusto il tempo di fare il check-in e portare i bagagli in camera che usciamo quasi subito a visitare la città, dove staremo solo un giorno.
Iniziamo dal monumento più vicino all’hotel, praticamente quasi attaccato: la Liepājas Svētās Trīsvienības Katedrāle (cattedrale luterana della Santissima Trinità). Trattasi di uno dei monumenti più importanti, costruito nel tardo barocco (1758) e che avevo letto essere molto particolare e sfarzoso all’interno, con un organo imponente che era stato addirittura il più grande organo meccanico del mondo fino al 1968.
Purtroppo resteremo per sempre con la curiosità visto che a causa di lavori di ristrutturazione non siamo potuti entrare.
Torniamo quindi sui nostri passi cambiando direzione, sempre in Zivju iela, seguendo delle strane note musicali, messe a terra come le briciole di Pollicino. La via che stavamo seguendo ad un punto diventa pedonale e troviamo ai lati della stessa, a delimitare il marciapiede, degli strani cubi di cemento con sopra una piastra metallica dove erano impressi i calchi delle mani di cantanti famosi. Si trattava della ‘Walk of Fame’ dove a metà c’era anche un monumento con la chitarra più grande della Lettonia.
Poco più avanti troviamo il Liepājas Pētertirgus, ossia il Mercato di Pietro, che prese il nome dallo zar Pietro il grande vissuto per qualche tempo a Liepaja. Il mercato era posto all’interno di un bellissimo edificio degli inizi del 1900 ma c’era anche una parte esterna, fatta di tante bancarelle di fiori, frutta e verdura così come venditori di artigianato locale e souvenir.
Di fronte al mercato c’era la chiesa di Sant’Anna, la più vecchia chiesa della città, risalente al 1508 dove, all’interno, c’era un altro grande organo, per l’esattezza il terzo della Lettonia (dopo quello della Santissima Trinità di Liepaja e quello del Duomo di Riga).
Visto che avevamo poco tempo, molte cose da vedere e che c’era da fare il biglietto per visitarla, abbiamo saltato Sant’Anna ed abbiamo continuato verso la tappa successiva: la casa dello zar Pietro I il grande, in Kungu Iela 24. In quella grande casa di legno che al giorno d’oggi è diventata un hotel, nel 1697 per qualche periodo, visse lo zar più famoso di Russia.
Proseguendo il cammino in quel quartiere di vecchie case di legno, passiamo davanti ad una targa, dedicata per non so quale motivo, ad Immanuel Kant, famoso filosofo ed uno dei più importanti esponenti dell’illuminismo tedesco. Non è difficile pensare che forse avrà vissuto anche lui a Liepaja, visto che il padre era di Klaipeda, città lituana poco distante.
Si erano fatte quasi le cinque e la fame cominciava a farsi sentire, visto che non avevamo nemmeno fatto pranzo. Abbiamo cercato inutilmente un McDonald’s ma quando, dopo aver chiesto, abbiamo capito che non c’era, abbiamo ripiegato su Hesburgher. Non era proprio la stessa ma con quella fame avremmo mangiato anche le sedie.
Alle 17:20 ci rimettiamo in movimento e seguendo le note musicali sul marciapiede, arriviamo ad un’altra opera artistica della città, la grande clessidra di ambra posta sul lungomare.
Prendiamo poi per un grande vialone che ci porta alla spiaggia dove, poco prima di arrivare, ci sono una serie di caravan, pulmini e camper di atleti che erano li per partecipare al campionato europeo di windsurf che si sarebbe svolto in quella settimana.
Nonostante il vento incredibile e la temperatura tutt’altro che estiva, c’erano diverse persone a fare il bagno in mare. Avevo freddo per loro, solo a vederli! Abbiamo fatto qualche foto sulla spiaggia e poco dopo siamo tornati indietro, arrivando in hotel verso le 19:15, soddisfatti per la molte cose che eravamo riusciti a vedere, tra quelle elencate nella guida.
Alle 22 in punto usciamo a cercare un ristorante, senza pensare che essendo di lunedì, in un posto non proprio affollatissimo da turisti, era meglio pensarci prima. Per fortuna però, a poca distanza dall’hotel, abbiamo trovato un ristorantino dove poterci sfamare e vedere anche una delle più belle cameriere che abbia mai incontrato.
Finito di mangiare alle 23, vedevamo già i camerieri con le scope in mano che aspettavano solo che ci fossimo togli dalle scatole.
Una volta usciti, avrei voluto fare un giro in auto nei luoghi che avremmo dovuto vedere il giorno successivo, mentre Simone era più per andare a dormire. Anche se tornare in camera così presto mi faceva piangere il cuore, non era il caso di stare tanto a discutere e mi sono rassegnato.
Dopo un po’ che eravamo in hotel, ha iniziato a venir giù una quantità di pioggia industriale che battendo sul tetto in lamiera fuori dalla nostra finestra, faceva un rumore infernale. A Simone non sembrava dare molto fastidio visto che dormiva come un angioletto. Io, come al solito, sono rimasto sveglio ancora un po’ e solo quando erano le 2:30 ho deciso che era ora di mettermi a dormire.