Bratislava 3

Domenica 19 ottobre 2014

Dopo averlo ammirato da tutte le direzioni e soprattutto dalle finestre dei nostri appartamenti, oggi è il giorno della visita al castello. Sveglia alle 8:30 per partire dopo un’ora.

Andiamo tranquillamente a piedi, essendo non molto lontano e lungo il tragitto cerchiamo, senza successo, un bar per fare colazione. Lo troviamo per fortuna vicino al castello e finalmente, alle 10:15, siamo nei pressi del Bratislavský hrad.

Da Wikipedia: Sulla sommità di una collina rocciosa, in una posizione dominante rispetto al fiume Danubio, fu costruito durante il X secolo. Da qui è possibile godere di una vista eccellente della città di Bratislava, e, se il tempo è sereno, anche di Vienna e persino dell’Ungheria. Le sue quattro torri sono considerate il simbolo della città, tanto che il castello è raffigurato sulla faccia nazionale delle monete slovacche da 10, 20 e 50 eurocent. Nel 2008 è iniziata una costosa opera di rifacimento, della durata prevista di 5 anni, che ha portato ad una discutibile verniciatura bianca dell’intera struttura.

Diciamo che di castelli ne abbiamo visti di migliori e se dall’esterno, nonostante la già citata verniciatura, tutto sommato è anche passabile, dentro lo abbiamo trovato molto povero. A parte qualche quadro in uno stanzone desolatamente grande e vuoto, c’erano delle armi storiche ed un elmetto dentro una teca o poco più. Quando abbiamo visto un cartello che indicava la corona di Santo Stefano, abbiamo pensato che ci fossero dei gioielli, qualche abito, delle reliquie.. invece no, si parlava di una corona e c’era assolutamente solo una corona, neanche tanto particolamente pregiata (a parte il discorso storico).

Ultima considerazione sul castello, che ho scritto anche nel libero degli ospiti, è che si trovavano armature di soldati persino nei bar del centro storico e in quello che era il castello della città, nemmeno una. Poverissimo! La cosa però su cui tutti concordano è la bellissima vista che si gode dal “hrad”.

Ne usciamo alle 11:40 e ci incamminiamo verso la tappa successiva, la particolare chiesa di Santa Elisabetta, conosciuta anche come Chiesa Blu.

Durante il tragitto per la Chiesa Blu, abbiamo modo di visitare anche la chiesa della Santissima Trinità (Holy Trinity Church) che il primo giorno abbiamo trovato chiusa.

Da Wikipedia: La Chiesa della Santissima Trinità, nome completo Chiesa di San Giovanni di Matha e di San Felice di Valois (Trojičný kostol or Kostol svätého Jána z Mathy a svätého Felixa z Valois), è una chiesa in stile barocco situata nel centro storico, sulla Župné námestie (Piazza Župné), a pochi metri dalla chiesa dei Cappuccini. La chiesa è stata costruita sul luogo della vecchia chiesa di San Michele, che fu demolita nel 1529, durante le guerre ottomane. L’ Ordine Trinitario iniziò la costruzione della chiesa nel 1717 e fu consacrata nel 1727, anche se il lavoro all’interno è proseguito fino alla prima metà del 18° secolo.

Alle 12:40 arriviamo finalmente alla famosa Chiesa Blu che è sicuramente una delle tappe da fare a Bratislava dopo il castello e il centro. Anche se si trova un po’ fuori rispetto agli altri monumenti è molto originale e inoltre è ben tenuta. Il suo colore particolare (spicca nel grigiore dei palazzi circostanti) e la forma graziosa, la rendono simile a una casa delle bambole.

Da Wikipedia: La chiesa di Santa Elisabetta (Kostol svätej Alžbety), conosciuta come chiesa Blu (Modrý kostolík), per il colore che la caratterizza, è un luogo di culto cattolico, situato nella zona orientale della Città Vecchia. Il tempio è dedicato a Elisabetta d’Ungheria, figlia di Andrea II d’Ungheria, cresciuta nel castello di Bratislava. La chiesa venne edificata in stile Art Nouveau a partire dal 1907, su progetto dell’architetto ungherese Ödön Lechner. Esternamente è presente un campanile cilindrico alto circa 36 metri, sormontato da una cupola. Si trovano anche diversi richiami al romanico e all’arte bizantina, nei portali e nei mosaici che ornano l’esterno.

Il portone d’ingresso era aperto ma dopo un metro c’era il limite invalicabile per cui si poteva solamente dare uno sguardo ma non addentrarsi. Era comunque più che sufficiente visto che non c’erano navate laterali o parti nascoste ed era tutto visibile nel suo insieme.

Non siamo rimasti molto tempo nella chiesetta anche perché non c’era molto da vedere e continuando il nostro giro turistico, ho portato gli amici al centro commerciale Eurovea.

Ovviamente a Bratislava ci sono posti molto più interessanti da visitare di un centro commerciale, ma dato che eravamo in strada, le cose più importanti le avevamo viste, erano ormai le 13 e bisognava cercare un posto per mangiare anche il centro commerciale ha il suo perché.

Situata lungo il corso del Danubio, la Galleria Eurovea è bella ed enorme e vi si può trovare di tutto. Ben curata, pulita e funzionale la zona ristoro, dove si possono gustare vari tipi di cucina. Interessanti le statue presenti sia all’interno sia all’esterno delle strutture che donano un tocco giocoso e romantico.

È un complesso doppio ossia sono due centri commerciali separati, ma allo stesso tempo collegati dalla piazza gigantesca che fa ergere in tutta la sua magnificienza la statua, sorprendentemente alta, di un mito slovacco, Milan Rastislav Štefánik (politico slovacco, artefice sul piano sia militare sia diplomatico della Cecoslovacchia indipendente nel 1918).

Attiguo al centro commerciale sorge il nuovo edificio, modernissimo, del Teatro Nazionale Slovacco. Non ha il fascino di quello storico ma ha il pregio di essere a soli 15 minuti a piedi dal centro, con tanti parcheggi e appunto, di fronte all’Eurovea e a pochi metri dal Danubio.

Mangiamo, facciamo un rapido giro per i negozi dopodiché usciamo a goderci il sole, visto che era un’altra bellissima giornata.

L’Eurovea sorge proprio a ridosso del Danubio e la sua riva era un prato verdissimo che invitava proprio a distendersi e mettersi a prendere il sole, come in effetti stavano facendo centinaia di persone. Noi però non ci fermiamo e tiriamo dritti verso l’Ufo (la piattaforma sopra al ponte principale), la tappa successiva.

Per arrivare al ponte, usiamo il comodissimo passaggio pedonale lungo il fiume che ad un certo punto, causa lavori, è interrotto e dobbiamo salire a livello della strada, passando vicino ad una curiosa costruzione, moderna anche se tenuta non proprio benissimo, che dovrebbe essere la Slovenská národná galéria (Galleria Nazionale Slovacca).

Chi l’ha visitata l’ha recensita in questo modo: L’edifico di non particolare rilevanza storica (ex caserma del XVIII sec) a cui è stata aggiunta, in epoca recente, un’ala in netto contrasto con l’architettura originale, ospita alcune opere italiane di non grandissimo valore artistico. Poiché si stanno eseguendo lavori di ristrutturazione, la Galleria è parzialmente chiusa e pertanto, nota positiva, non si paga l’ingresso. Al primo piano c’è l’esposizione permanente di opere lignee dello scultore slovacco Maestro Paul de Levoča, al terzo sono invece visibili alcune opere di artisti della corrente impressionista, tra cui Manet.

Siamo quasi arrivati a destinazione, attraversiamo il ponte e quando mancano una decina di minuti alle sedici, dopo essere passati alla cassa ed aver pagato i nostri 6,50 euro, riusciamo a prendere l’ascensore e salire nell’ufo. Il nome non è particolarmente fantasioso ma descrive pienamente quella piattaforma circolare posta in cima ai pilastri del ponte, che contiene un bar ed un ristorante. C’è anche la possibilità di uscire su un terrazzo all’aperto per poter fare delle bellissime foto senza il fastidio dei riflessi delle finestre.

Rimaniamo “nello spazio” per circa un’ora e quando scendiamo, facciamo una passeggiata in centro, camminando per la Hviezdoslavovo námestie. Passiamo davanti all’Historical Slovak National Theatre che il sole basso del tramonto lo faceva sembrare ancora più bello. Si tratta di un edificio maestoso, ben tenuto, in stile neorinascimentale, edificato nel 1886 dove sono rappresentate le opere più famose, dal Nabucco al Barbiere di Siviglia. Il Teatro è un cofanetto, abbellito dalla Fontana di Ganimede, situata in prossimità della facciata.

Continuiamo la passeggiata arrivando alla piazza principale (Hlavné námestie), dove, in una via laterale, troviamo un piccolo ma caratteristico mercatino di prodotti artigianali slovacchi.

Avendo ancora un po’ di tempo, sono entrato anche nella Chiesa del Santissimo Salvatore o Chiesa popolare dei Gesuiti (Kostol Najsvätejšieho Spasiteľa Jezuitský). Si tratta di una bella chiesa, costruita in stile tardo-rinascimentale, nel 1636-1638 dalla comunità protestante tedesca ma che dal 1672 è entrata nella disponibilità dei Gesuiti. E’ abbastanza grande e ai lati, nella varie nicchie, ci sono delle statue in marmo e piccoli altari con quadri. All’interno regna lo stucco in oro per ogni parte in legno e il risulato è di farla molto ricca agli occhi dei visitatori.

Dopo la visita alla chiesa dei gesuiti, prendiamo la strada del ritorno ed arriviamo in hotel alle 18:30. Lascio riposare gli amici per un paio di ore e visto che probabilmente non avremmo trovato molta gente in giro di domenica sera, decidiamo di uscire non tanto tardi per andare a cena, sperando di trovare ancora qualcuno.

Usciamo dall’hotel alle 20:45 e percorriamo per l’ennesima volta la discesa che ci porta dritti dritti in centro. Per cena scegliamo il pub della prima sera (Ventúrska Klubovňa), dove ci eravamo trovati benissimo e soprattutto, pensando che in un locale così grande avremmo sicuramente trovato sicuramente più gente.

In verità il Ventúrska Klubovňa era semideserto e le uniche persone che abbiamo trovato erano italiane: una tipica famiglia meridionale molto numerosa e rumorosa da una parte ed un paio di foggiani nel tavolo accanto al nostro, molto estroversi e con voglia di attaccare discorso.

Io mi mangio la mia solita bistecca di maiale con contorno di patate fritte, annaffiata da un’ottima birra e Simone che conosco da molti anni, con cui ho condiviso 15-20 viaggi, questa volta mi stupisce. Lui che ordina da mangiare sempre le cose più strane, non si ferma davanti a niente, ha assaggiato tutti i piatti del mondo e mangerebbe anche uno scendiletto di pelliccia se fosse accompagnato da una buona salsa, questa volta lascia del cibo nel piatto (in questo caso, sul tagliere). Aveva infatti ordinato una specie di salsiccione che sarà stata lungo circa mezzo metro ma credo leggermente troppo piccante, fatto sta che a metà ha alzato bandiera bianca e questa cosa passerà alla storia.

Usciamo dal ristorante-pub alle 22:45 e dopo un’ora di perlustrazione per la città, in cerca di, non dico divertimento ma almeno di qualche essere vivente, ce ne torniamo in hotel rassegnati. Simone appena tocca il cuscino inizia a russare mentre io, come al solito, trovo sempre qualcosa da fare prima di andare a dormire. Nel caso specifico, scrivere le cartoline e all’una e mezza lo raggiungo nel lettone (che scena raccapricciante).

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