Martedì 9 agosto 2016
Il comodissimo Hotel Twins, alla modica cifra di 132 euro per una tripla, per tre notti, comprendeva persino la colazione a buffet. Sveglia alle 8:15, scendiamo a fare colazione e nonostante il brutto tempo, poco prima delle 10 saliamo in macchina e partiamo. Prima tappa il Palazzo della Cultura e della Scienza (Palac Kultury i Nauki), che raggiungiamo sotto una pioggia fastidiosa e l’auto lasciata in posizione non proprio regolare. Paghiamo 20 zloty a testa per il biglietto e via nell’ascensore, per raggiungere il 30esimo piano. La vista da lassù sarebbe stata meravigliosa, se non fosse che in quella giornata uggiosa era tutto grigio e nebbioso.
Da Wikipedia: Il Palazzo della Cultura e della Scienza (Pałac Kultury i Nauki in polacco, abbreviato in PKiN) si trova nel centro di Varsavia, è alto 237 metri e ha 42 piani. Per diversi decenni è stato il secondo edificio più alto d’Europa, il primo era l’edificio principale dell’Università statale di Mosca, più alto di soli tre metri. Al suo interno si trovano musei, sale congressi, teatri, cinematografi e uffici. I primi piani hanno ambienti poco spaziosi, a causa dello spazio occupato dagli imponenti muri portanti. Il palazzo fu donato alla Polonia dall’Unione Sovietica e venne progettato da Lev Vladimirovič Rudnev come replica dell’edificio principale dell’Università Lomonosov (anch’esso un progetto di Rudnev). La sua costruzione iniziò nel 1952 e venne terminata nel 1955; fu realizzata da circa 3500 lavoratori provenienti in gran parte dall’Unione Sovietica, 16 dei quali morirono durante i lavori. È anche detto Palazzo di Stalin: fu costruito infatti per suo volere come regalo alla città di Varsavia. Dopo la caduta del comunismo nel 1989 c’è stato un dibattito per valutare la demolizione dell’edificio ma la giunta comunale ha deciso di salvare il palazzo. Dal febbraio del 2007, l’edificio fa parte del registro dei beni tutelati, ponendo di fatto fine al dibattito sulla sua demolizione.
Questo “mostro” come viene definito su internet pare dalle persone di Varsavia, per quello che ha rappresentato storicamente, non mi sembra così tale se visto nel contesto di palazzi a specchio attorno e anzi potrebbe, mostrarsi come una “cattedrale nel deserto” ma il suo “effetto meraviglia” non manca sicuramente. Si parla di raderlo al suolo? Ad oggi non è ancora successo e non penso possa succedere. Ormai è uno status della Varsavia turistica, un must che si trova nelle cartoline e nei souvenir ed è parte integrante del panorama della capitale polacca.
Usciamo quando sono le 11:30 e troviamo ad accoglierci una pioggia scrosciante. Ci ripariamo, per quanto possibile, sotto qualsiasi cosa, pensiline, tende, terrazzi e riusciamo in qualche modo a raggiungere l’auto, con la quale ci spostiamo nei pressi della sinagoga Nożyk. Troviamo faticosamente un parcheggio e lungo il cammino, ci imbattiamo nella chiesa di Ognissanti.
All’ingresso, sulle scale, c’è una statua di Papa Giovanni Paolo II, a commemorare l’apertura, da parte del Papa, nel 1987, del Secondo Congresso Eucaristico Nazionale. Le persone lasciano fiori e candele in onore di lui. E’ una delle chiese più grandi di Varsavia (può ospitare fino a 3500 persone) e dopo i notevoli danni subiti nel 1939, fu ricostruita, dopo la guerra, con il supporto finanziario da parte degli ebrei nel giorno del ringraziamento, perché la era stata il loro rifugio durante quel periodo. Questa chiesa è strutturata a forma di croce e ha tre navate. Ci sono dipinti ovunque e una cappella laterale è dedicata alla Madonna Nera di Czestochowa. Quello che mi ha colpito di più è stato il cartello all’uscita, sul cancello, dove c’era scritto, in italiano, che si effettuavano corsi prematrimoniali, di preparazione alla cresima, confessioni ed una messa domenicale, nella nostra lingua.
Ci trasferiamo quindi nell’adiacente sinagoga Nożyk, dove, superate le misure di sicurezza (doppio portone) e pagato 10 zloty (perché non appartenenti al culto), veniamo forniti di tre kippah (il tipico copricapo ebraico) e possiamo entrare. Semplice e spoglia, è uno dei pochi edifici rimasti in piedi della vecchia Varsavia, sopravvissuta ai bombardamenti della guerra e curiosamente situata tra palazzi ultramoderni e grattacieli. Complicato arrivare perché si trova in una via indicata male con Google Maps e la stessa cosa l’ho trovata scritta su altri commenti online, con qualcuno che parla di “mezza odissea” per raggiungerla e questo mi fa pensare che sia una cosa voluta, forse per una forma di maggiore protezione, dato l’antisemitismo sempre diffuso. Da vedere comunque non c’è molto, è una stanza con un altare, un baldacchino e una sorta di matroneo rialzato da cui fare le foto dall’alto. Nulla di più.
Usciamo poco prima dell’una e sempre accompagnati da una pioggia fastidiosa, ci dirigiamo verso la casa museo di Chopin dove abbiamo qualche difficoltà, tanto per cambiare, a trovare un parcheggio decente e causa diversi sensi unici, ci troviamo a girare e rigirare più volte per le stesse vie, fino a quando avviene il miracolo e possiamo scendere dell’auto.
Arriviamo alla biglietteria alle 13:45, io con i pantaloni completamente bagnati, ma dato il grande afflusso di persone, il primo ingresso disponibile è per le 15. Ne approfittiamo per mangiare nel vicino ristorante Tamka 43 e quando arriva il nostro orario entriamo in questa casa museo tutta tecnologica e multimediale.
Non si può andare a Varsavia senza visitare il Museo Chopin che è una palazzina a 3 piani dove si possono ascoltare, grazie a dei pannelli multimediali dotati di cuffie e altoparlanti, spiegazioni storiche, frammenti di opere letterarie coeve ed intere esecuzioni del maestro. Il museo spiega bene tutta l’opera di Fryderyk Chopin, mettendola in relazione con tutte le vicissitudini socio politiche del suo tempo. Si trovano quindi manoscritti e immagini dell’epoca (per la maggior parte riproduzioni), esempi di partiture, diari di viaggio, lettere… il tutto ben collocato all’interno di una costruzione architettonicamente pregevole.
Quando usciamo, in poco meno di un’ora, finalmente troviamo il sole e visto che avevamo l’auto al sicuro, decidiamo di fare una passeggiata in centro. Quasi di fronte al monumento di Copernico, troviamo la Holy Cross Church (Kosciol Swietego Krzyza), chiesa famosa perché contiene il cuore di Chopin. Questa bella chiesa è sulla strada reale pedonale e attira subito l’attenzione per la statua di Cristo che porta la croce posta davanti all’ingresso. Entrati è grande e luminosa con belli ornamenti ed la particolarità del pezzo del cuore di Chopin, conservato come fosse la reliquia di un santo. C’è anche un angolo dedicato al grande Papa Giovanni Paolo II, con una sua grande statua.
Usciti da una chiesa, dopo qualche minuto eravamo già dentro ad un’altra, questa volta la Chiesa di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria (Kościół św. Józefa Oblubieńca NMP). Chiesa tardo barocca, sopravvissuta alle distruzioni della seconda guerra mondiale, conserva ancora i suoi arredi originali ed è considerata come una delle più belle della capitale polacca. E’ uno dei pochi esempi di squisito stile rococò a Varsavia ed è conosciuta e nota perché a suonare quell’organo, c’era nientemeno che Fryderyk Chopin e il poeta Padre Jan Twardowski, nel 1960 ne divenne rettore.
Dato che nella via, sembra esserci esclusivamente chiese, diamo un’occhiata anche alla Chiesa Carmelitana dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e San Giuseppe, con un meravigliosa facciata neoclassica e magnifici interni. La particolarità di questa chiesa sono i due campanili a forma di contenitori di incenso. Costruita tra il 1661 e il 1681, la chiesa ha due navate laterali in stile barocco, progettato da Isidoro Affaita eredità dei Carmelitani Scalzi. Ricostruita nel 1724, la facciata è stata completata solo nel 1779, presenta un ingresso monumentale in marmo bianco intagliato sormontato da una sfera di rame. La chiesa è stata costruita in epoca barocca e conserva nella sua interezza questo stile, soprattutto visibile negli interni, con il meraviglioso altare maggiore. Il soffitto è meravigliosamente decorato con stucchi e fornisce una scena mozzafiato lungo tutta la sua ampiezza. Le pitture interne sono state create da due principali artisti polacchi del tempo, Smuglewicz e Czechowicz.
Durante il percorso per tornare alla Piazza del Castello, siamo incuriositi da una grande struttura, tipo un lungo tendone, presente sulla via, dove le scritte esterne lasciano intuire che sia dedicato a Papa Wojtyla. Entriamo e in effetti si tratta di una raccolta di documenti, foto, scritti e contenuti multimediali dedicati alla vita dell’amatissimo papa polacco.
Arriviamo alla Plac Zamkowy (Piazza del Castello), giriamo un po’ nei paraggi, facciamo qualche foto con le bellissime case colorate che la circondano, il Palazzo Reale e la colonna di Sigismondo (Kolumna Zygmunta), alta 22 metri, uno dei simboli della città di Varsavia, punto di ritrovo degli abitanti, eretta nel 1644 in onore del re Sigismondo III Vasa dal figlio Ladislao IV.
Ci spostiamo quindi nella vicina Piazza del Mercato (Rynek Starego Miasta Warszawa) ma nel breve percorso, non possiamo non entrare, anche solo per dare uno sguardo, nell’imponente Basilica di San Giovanni Battista (Bazylika archikatedralna Świętego Jana Chrzciciela), cattedrale metropolitana dell’arcidiocesi di Varsavia. L’edificio, in stile gotico inglese a tre navate, sormontate da volte a stella, è stato fondato nel XIV secolo, distrutto nel 1944 e ricostruito dopo la seconda guerra mondiale ed è considerato uno dei pantheon della nazione, perché al suo interno sono sepolti diversi polacchi illustri. Ha inoltre dignità di basilica minore.
Arriviamo nella Piazza del Mercato quando sono le 18 in punto e dopo averla apprezzata in tutto il suo splendore ci sediamo ai tavoli di un bar per gustarci una buona birra e soprattutto riposarci, dopo la lunga giornata trascorsa in città. Allo scoccare delle 18:30, ci alziamo e decidiamo di tornare alla macchina per far ritorno in hotel, dando comunque uno sguardo, passandoci davanti, all’ennesima chiesa incontrata durante la giornata, la Chiesa della Madonna delle Grazie.
La Chiesa della Madonna delle Grazie (kościół Matki Bozej Łaskawej) su via Świętojańska, a fianco della cattedrale, fu costruita nel 1621 per i gesuiti. Il monastero venne chiuso nel 1773, ma la chiesa rimase immutata sino alla distruzione nel 1944 e venne ricostruita nel dopoguerra con i progetti originali. Questa bella chiesa ha un portale d’ingresso molto particolare e all’interno si respira un’atmosfera molto raccolta. La vista lungo la navata centrale è semplice ed elegante. Dietro l’altare c’è una grande opera di Nostra Signora, circondata da una raffica di razze dorate.
Dopo l’estenuante giornata trascorsa nel centro, raggiungiamo finalmente l’auto e dopo una ventina di minuti, alle 19:30 raggiungiamo finalmente l’hotel. Ricarichiamo un po’ le nostre batterie, senza eccedere nel riposo e alle 21:15 usciamo di nuovo per andare a cena. Torniamo in centro e scegliamo un ristorante italiano all’inizio della Krakowskie Przedmieście: il ristorante pizzeria Giovanni Rubino.
Mangiamo benissimo, pizza, un piatto unico con carne e tagliatelle e perfino il tiramisù e poco prima delle 23, finito di mangiare, proviamo a fare due passi ma dato che non c’è anima viva, decidiamo quasi subito di tornare alla macchina. Visto che era presto, ci fermiamo a vedere il bellissimo stadio, dove scendiamo a fare qualche foto, in attesa di ripassare il giorno successivo per visitarlo all’interno. A mezzanotte e un quarto, siamo già tornati in hotel.