Kiev 1

Giovedì 31 ottobre 2013

La prossima volta che devo partire di casa alle 2, mi devo ricordare di non andare a dormire prima del viaggio, a meno che non vada a letto alle 18.

Dopo 3 ore scarse di sonno, alla 1:10 mi sono svegliato, in pessime condizioni psico-fisiche, per poter essere puntuale al casello di Civitanova, dove alle 2 in punto avrei dovuto incontrare Luigi ed Emilio.

Tutto come da programma, partiamo quasi puntuali ed alle 6:20 arriviamo al parcheggio della Union Tours, proprio attaccato all’aeroporto (costo dell’autostrada 27,90 euro). Il tempo di lasciare l’auto e senza nemmeno l’uso della navetta, visto che era vicinissimo, siamo potuti andare a piedi al Canova.

Facciamo il nostro check-in, dopo una fila chilometrica e finalmente possiamo passare al controllo passaporti. Questo di solito è il punto della vacanza in cui sono più preoccupato, dato che l’unico bollo che ho sul passaporto è quello di quando l’ho fatto. Fin’ora però, sono comunque sempre passato senza problemi.

Ricordo solo una volta, un agente mi aveva fatto notare che mancava la vidimazione annuale ma non ha fatto troppe storie e mi ha fatto passare lo stesso, dicendomi di farlo la prossima volta.

Ebbene, anche stavolta non mi hanno detto niente! Il bello è che a Luigi, subito dietro di me, la poliziotta gli ha detto che mancava il bollo e che avrebbe dovuto farlo per poter passare. Incredibile!

Luigi che è molto previdente, questo bollo ce l’aveva nel taschino e dopo averlo attaccato al documento, si è ripresentato e ci siamo finalmente potuti accomodare al gate, pronti per essere imbarcati.

Decolliamo alle 8:30, con un quarto d’ora di ritardo sull’orario ufficiale ed atterriamo a Kiev quando sono le 10:30 italiane ma con effetto del fuso orario, diventano le 11:30 locali.

Facciamo il noiosissimo controllo documenti, sempre affollato e finalmente, verso mezzogiorno, riusciamo ad uscire dall’aeroporto e veniamo assaliti da un gruppo di tassisti, più o meno regolari, che si offrivano di accompagnarci in città.

Tre le cose che ho imparato viaggiando, prendendo anche delle fregature, c’è la capacità di trattare con i tassisti che consiste nel “non trattare”. Ossia, io decido un prezzo, più o meno equo e se non mi porti ne cerco un’altro. Ovvio che se non mi fa salire nessuno, alla fine devo alzare il prezzo.

Avevo deciso che non avrei speso più di 10 euro e quelli continuavano a dirmi di no, chiedendo 30, 25, 20. Alla fine sono arrivato al parcheggio e al primo che ho trovato, ho mostrato 100 grivna chiedendo di portarmi in centro e questo ha accettato. Ho chiamato Emilio e Luigi e siamo partiti.

Arriviamo all’appartamento quando sono quasi le 13 e troviamo ad attenderci Elena, la giovane (e bella) figlia della proprietaria che ormai conosco abbastanza bene. Sbrighiamo le formalità (registrazione documenti e pagamento) ed appena se ne va, usciamo quasi subito per andare a mangiare.

Dato che non erano mai stati in Ucraina, porto gli amici al Puzata Hata (Пузата Хата) per farli assaggiare i pelmeni, di cui vado matto. Per un pasto più che soddisfacente in quel self service si spende sui 4-5 euro. Viva l’Ucraina!

Finito di mangiare, il problema successivo era quello del telefono. Visto che con le sim italiane telefonare,ma anche mandare sms, aveva dei costi assurdi, era il caso di procurarsi una scheda di un gestore ucraino. Siamo entrati nel primo negozio che abbiamo incontrato che era della compagnia Life.

Nonostante fosse una cosa abbastanza facile, siamo riusciti a rimanere all’interno del negozio per una ventina di minuti, perché uno dei nostri non aveva le idee molto chiare ed ha fatto quasi impazzire un commesso a forza di domande.

Alla fine siamo riusciti a procurarci le tre sim che tra l’altro parlavano gratis tra di loro. Emilio e Luigi avevano optato anche per la connessione dati, avendo l’iPhone mentre per me con un vecchio Nokia era sufficiente il wifi dell’appartamento.

A seguire una passeggiatina per Хрещатик (Kreshatik), la via principale di Kiev ed arrivati alla fine, visto che c’era un supermercato, ho pensato di comprare qualcosa da portare a casa, tipo bevande, pane, nutella e qualcosa per la colazione.

Avendoli provati una volta, ero andato in fissa per dei biscotti al burro, buonissimi, che purtroppo non sono riuscito a ritrovare in quel Billa e mentre gli amici rientravano a casa, ho quindi preso la metro ed ho fatto un salto a cercarli al Dream Town, un grandissimo centro commerciale distante 4/5 fermate, trovandoli.

Dopo essere passato per un panino veloce al McDonald’s, alle 19:30 raggiungo gli amici in appartamento.

Usciamo abbastanza tardi, verso le 23:15, ed il posto migliore per mangiare a quell’ora era il Mafia, ristorante italo-giapponese che si trovava all’iniziaio di Хрещатик, vicino a Piazza Europa.

L’avevo scoperto solo di recente, nel precedente viaggio ma me ne ero subito innamorato. Il locale è molto bello, sempre aperto e si mangia bene. Certo, i prezzi non erano quelli del Puzata Hata ma non si può avere tutto nella vita.

Ad un certo punto, durante la cena, ci raggiunge la mia amica Katerina che facciamo accomodare con noi. All’una si esce dal ristorante e dopo una passeggiatina in Хрещатик (Kreshatik), gli amici proseguono in cerca di vita mentre io ritorno in appartamento.

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