Venerdì 1 novembre 2013
Mi sveglio alle 10 e con molta calma mi preparo la colazione. Mangio, pulisco ed ancora non sento segni di vita provenire dalla camera degli amici. Alle undici e mezza decido che è ora di intervenire e finalmente si svegliano ma per quando usciamo si è fatta comunque l’una e venti.
Scendiamo in centro (l’appartamento si trova a poche decine di metri sopra la piazza principale), ci raggiunge Katerina ed iniziamo a passeggiare, senza una meta precisa.
Attraversiamo il Maidan Nezalezhnosti (Piazza dell’Indipendenza) ed arriviamo al palazzo presidenziale con la bellissima Casa delle Chimere proprio di fronte, dove facciamo qualche foto.
Da Wikipedia: L’edificio del 1903 deve il suo nome popolare alle decorazioni ornamentali raffiguranti animali esotici e scene di caccia, scolpiti dall’italiano Elia Sala su incarico di Gorodetsky, appassionato cacciatore. Il nome non è dovuto al mito della Chimera, ma a quel particolare stile architettonico inventato da Gorodetsky noto appunto come stile chimera in cui figure di animali sono applicati come elementi decorativi di un edificio.
Proseguiamo la nostra passeggiata in direzione dello stadio Lobanovsky, passando davanti al suo bellissimo colonnato all’ingresso. Dopo le immancabili foto, continuiamo, ed arriviamo al famigerato “Ponte del Parco”, molto alto, con il fondo di legno che non dava proprio un senso di grande stabilità.
Da internet: Il ponte del parco, costruito nel 1904 su progetto del professor Evgenij Oskarovič Paton (Євген Оскарович Патон) collega il centro città con il Mariinsky Park e viene comunemente chiamato “Ponte di Paton”. Si tratta di uno dei luoghi più romantici di Kiev e al suo nome ufficiale, viene spesso affiancato quello di Lover’s Bridge (ponte degli innamorati) ma anche il meno romantico Devil’s Bridge (ponte del diavolo).
Per quanto riguarda la prima definizione, la spiegazione è fin troppo evidente, basta vedere tutti i lucchetti degli innamorati presenti e si capisce subito. Da una ricerca su internet, mi sembra di aver capito che il ponte originale in acciaio, negli anni ’80 fosse stato sostituito da una copia con il camminamento in legno e molte persone avevano paura ad attraversarlo, da cui il nome di “Ponte del Diavolo”. Ho letto anche che vista la sua notevole altezza, sia stato spesso utilizzato da molte persone per suicidarsi, fin al punto di far mettere dall’amministrazione dei militari di guardia.
Attraverso il ponte accediamo al Mariinsky Park (Мариинский парк) dal quale, essendo in posizione rialzata, si vede benissimo il campo di gioco dello stadio della Dinamo. Ricordo che in una precedente vacanza, c’era una partita dei preliminari di champion’s che abbiamo cercato (inutilmente) di vedere dal parco, a causa teli oscuranti e polizia.
Camminando all’interno del parco, arriviamo al Mariinsky Palace che noto essere ancora in ristrutturazione e a dire il vero, non ricordo di averlo mai visto aperto negli ultimi anni. Quanto durano questi lavori??
Verso le 15:30 arriviamo alla fine del parco dove ci raggiunge Alexandra, un’amica di Katerina e tutti insieme prendiamo la metro nella vicina stazione di Arsenal’na e torniamo in centro, in cerca di un ristorante.
Dopo un rapido consulto con le amiche, decidiamo di andare al Myka, a due passi da Kreshatik (Хрещатик, la via principale della città) che mangiando io sempre in self service o fast food, ancora non conoscevo.
Ristorante molto carino con pareti a mattoncini e giusta illuminazione. Vedere dalla finestra le luminarie rosse sullo sfondo grigio del cielo che pian piano diventava buio, la faceva sembrare come una giornata di dicembre, in prossimità del Natale e creava un atmosfera particolare.
Usciti alle 17:30, passeggiamo per il centro, senza una meta precisa, fino a poco dopo le 20, quando decidiamo di tornare a casa a riposare un po’ e prepararci per la serata.
A forza di “dieci minuti e usciamo”, siamo arrivati alle 23:15 rischiando di non trovare un ristorante ancora aperto. Risolviamo però il problema della cena egregiamente, riuscendo a trovare un posto per mangiare quasi subito e verso l’una ci presentiamo davanti alla discoteca D’Lux, dove, parlando con un italiano super euforico, quasi ci era passata la voglia di entrare.
Teniamo duro, sapendo che all’interno oltre a qualche inevitabile “italiaota”, avremmo trovato un bell’ambiente ed in effetti così è stato.
Non conoscevo questa discoteca, sia perché frequento poco questi ambienti, sia perché le volte precedenti ero stato al Disco Radio Hall, quella sulla barca, al Caribbean, quella piccolina dove fanno latino, allo Shooter’s, all’Avalon ma sopratutto, più di una volta, all’Arena, che si trova proprio in Kreshatik.
Un commento sul D’Lux? Devo dire che per le prossime volte saprò di sicuro dove andare!
Discoteca molto grande, su diversi piani, con un ambiente dell’età giusta, non troppo giovane come spesso accade. Belle coreografie con tante ragazze stupende e sopratutto bellissime clienti! Il rovescio della medaglia però, era che di quelle ragazze così carine, in questi locali pieni di turisti, bisogna stare alla larga perché molte (come abbiamo appurato noi stessi) sono in cerca di soldi facili.
Usciamo poco dopo le quattro e in una ventina di minuti eravamo in appartamento.