Lituania e Lettonia 8

Martedì 13 agosto 2013

Avendo dovuto dormire solamente una notte a Liepaja, non avevo perso troppo tempo nello scegliere l’hotel ma nonostante tutto non avevo prenotato nemmeno una bettola. Le cose positive erano senza dubbio la posizione centralissima, il parcheggio privato e la connessione wifi e gli aspetti negativi, praticamente non c’erano, tranne uno: l’assenza del lavandino!

Diciamo che non si trattava proprio dell’assenza ma di un lavandino da Guinness per le sue dimensioni, il più piccolo al mondo e come se non bastasse, utilizzabile solo di lato, perché di fronte c’era la cabina della doccia. Sopra il lavandino c’era anche una mensola che rendeva impossibile avvicinarsi con la faccia e per di più, la presa del phon era tra il lavandino e la mensola. Se fosse arrivato uno schizzo, sarebbe stato possibile creare qualche corto circuito o nel peggiore dei casi, morire fulminati.

Non era una cosa gravissima ed anche se un po’ a fatica, ce la si poteva fare ma rimarrà per sempre nella mia memoria per la stupidità di chi ha progettato quel bagno.

Ci svegliamo alle 8:20 e dopo esserci preparati, visto che non avevamo prenotato la colazione in hotel, siamo usciti in cerca di un bar che purtroppo non abbiamo trovato. A quel punto siamo tornati nel nostro Hotel Liva ed abbiamo usufruito, pagando non poco, della loro ottima ed abbondante colazione continentale a buffet.

Finito di mangiare, siamo tornati in camera a finire di preparare i bagagli ed alle 10:20 abbiamo lasciato l’hotel per andare a visitare le ex prigioni del Kgb, nel quartiere a nord di Liepaja, chiamato Karosta.

Facciamo il breve percorso in auto, accompagnati da una leggera pioggia, arrivando a destinazione alle 10:45. Giusto il tempo di fare i biglietti ed alle undici partiva la visita guidata.

L’inizio della visita non è stato dei migliori perché prevedeva un uscita al di fuori dell’edificio, dove la guida ci ha spiegato la storia di quel posto, nato come ospedale e poi riconvertito in prigione. Purtroppo fuori pioveva ma la signorina continuava a parlare come se niente fosse.

Dopo qualche minuto, siamo finalmente rientrati ed abbiamo iniziato a visitare l’interno della struttura, partendo dall’ufficio di un comandante, con tanto di busto in gesso di Lenin e le foto di tutti i presidenti dell’Unione Sovietica/Russia. C’era anche una sedia mezza sfondata dove era possibile sedersi per farsi fotografare dietro la scrivania.

Dopo una prima parte più ‘documentaristica’, dove abbiamo visto reperti di vario genere, tra cui divise militari e armi di vario genere, abbiamo proseguito la visita nel reparto di detenzione, entrando perfino dentro le celle.

Abbiamo subito anche uno scherzetto dalla guida che ci ha fatto entrare dentro una cella, è uscita con una scusa e ci ha chiuso dentro. Come se non bastasse, la simpaticona, dopo aver chiuso a chiave la cella, ha spento anche le luci lasciandoci completamente al buio per qualche istante. Era chiaro che ci avrebbe riaperto e noi eravamo in quel posto da turisti ma pensando a quelli che vi erano imprigionati faceva veramente una brutta impressione.

Dentro una delle celle abbiamo visto dei letti ‘leggermente’ migliori, dove, sopra alla tavola, c’era addirittura un lenzuolo! La guida ci ha detto che quella era per i turisti che chiedevano di poterci dormire per provare quello che molta gente prima di loro aveva vissuto.

Completato il giro, la visita si è conclusa in una stanza con diverse divise, qualche fucile ed una scala graduata alla parete di quelle dove venivano messi i prigionieri per essere fotografati. Pagando un lat si poteva indossare un abito militare a piacere, con tanto di cappello, imbracciare un fucile e farsi fotografare per poter avere in pochi minuti un certificato di prigionia ‘made in Karosta’. Un simpatico souvenir che Simone non si è fatto sfuggire.

Quando siamo usciti, a mezzogiorno, pioveva a dirotto ed è stato problematico poter arrivare alla macchina ma dopo un paio di minuti, approfittando di un rallentamento della pioggia, ci siamo catapultati.

Seguendo le indicazioni della cartina, abbiamo girato in auto come fosse una caccia al tesoro, cercando di vedere tutte le cose elencate. Abbiamo trovato l’edificio che ospitava il maneggio, costruito nel 1904, la Water Tower, costruita nello stesso periodo (1905) che forniva acqua potabile a tutta l’area del porto, prendendola da profondi pozzi.

Di seguito siamo giunti alla bellissima cattedrale ortodossa di San Nicola (St. Nicholas Orthodox Sea Cathedral), con le sue cupole dorate, costruita anch’essa agli inizi del 1900. Dopo la seconda guerra mondiale, i soldati russi trasformarono la chiesa in magazzino, cinema ed altro ancora.

Prima di lasciare il quartiere di Karosta, siamo andati a vedere anche il molo nord (The Northern Breakwater) lungo quasi due chilometri, per la cui costruzione c’erano voluti quasi due anni. Visto che faceva freddino (13 gradi) e dato che si trattava di un semplicissimo molo, ho preferito rimanere in auto e mandare Simone, più volenteroso, munito di ombrello e fotocamera.

Ad un certo punto, dopo una ventina di minuti che non lo vedevo tornare, stavo iniziando quasi a preoccuparmi ma avevo freddo e non volevo scendere dall’auto per vedere dove fosse. Ho aspettato ancora un po’ e alla fine si è rifatto vivo ed alle 13:30 siamo quindi ripartiti.

L’ultima cosa che ci era rimasta da vedere, era quella che collegava il quartiere di Karosta al resto di Liepaja, ossia il ponte. Non si trattava di un ponte particolarmente bello o importante dal punto di vista artistico ma aveva una peculiarità che lo rendeva diverso da quasi tutti gli altri, poteva infatti aprirsi ruotando, per far passare le navi.

Questa volta siamo scesi entrambi dall’auto per girarci un po’ intorno e fare qualche foto.

Il ponte girevole di Karosta (Karosta Kalpak’s Bridge), è uno dei più antichi in Liepaja ed un esempio importante di ingegneria del 20esimo secolo. Fu progettato nel 1903 sui disegni dell’ingegnere francese Gustave Eiffel e finito di costruire nel 1906. Nel tempo subì diversi incidenti, il primo solamente 20 anni dopo, quando una petroliera norvegese (Narte) arrecò parecchi danni alla struttura. Nel 2006 ci fu un nuovo incidente, causato questa volta dalla nave cisterna Anna, battente bandiera georgiana. Alcuni dati tecnici: lunghezza 132,28 metri, capacità di carico massima 240T, altezza sopra l’acqua 8.32 metri, tempo di rotazione 4-5 minuti.

Alle 13:45 abbiamo ripreso l’auto e siamo partiti alla volta di Palanga, tappa intermedia sulla strada per Klaipeda, nostra destinazione finale di giornata.

Da Wikipedia: Palanga è una cittadina turistica della Lituania sulla costa del Mar Baltico. È il maggiore centro balneare del paese ed è perciò soprannominata Capitale estiva. La città si trova sull’antica Via dell’Ambra, e storicamente è stato un centro di lavorazione e di commercio del prezioso minerale. È caratteristica la passeggiata dal centro verso la costa, che termina con un lungo pontile che dalla spiaggia penetra per qualche centinaio di metri nel mare.

Abbiamo fatto buona parte dei 70 km per arrivare a Palanga sotto una pioggia quasi costante e al nostro arrivo, alle 15:20, serviva ancora l’ombrello.

Nonostante il brutto tempo, c’era tante gente in giro. Per trovare un parcheggio non troppo lontano dal centro abbiamo dovuto girare un po’ ma nel frattempo speravamo smettesse di piovere. Per quanto riguarda il parcheggio, alla fine, siamo stati fortunati, ma la pioggia, se pur lieve,ancora non cessava.

Palanga è una citta speciale per me perché molti anni fa, prima che iniziassi a viaggiare, monitoravo delle webcam quasi giornalmente e tra le poche che avevo trovato della Lituania, ce n’era appunto una da questa città, puntata sulla lunga passeggiata in mezzo al mare. Trovarmi li, in quel posto che avevo osservato per mesi, era molto emozionante per me.

Lasciata l’auto, abbiamo iniziato a percorrere la lunghissima Jonas Basanavičius Gatvé, la via che portava al mare, piena di locali, negozi, bar, ristoranti, hotel e pian piano siamo arrivati alla spiaggia. Finalmente, dopo averlo visto centinaia di volte al computer, mi trovavo realmente in quel posto, in carne ed ossa! Non ci ero mai stato ma lo conoscevo benissimo, che strana sensazione.

Oltre alla pioggia, c’era anche molto vento e la temperatura non superava i quindici gradi ma nonostante questo, c’era qualcuno che faceva il bagno in mare.

La giornata non era particolarmente adatta per fare turismo in una città di mare e quindi, dopo aver fatto qualche foto, siamo ritornati indietro per la lunga via pedonale, cercando qualche tshirt carina o souvenir particoalre da portare a casa come ricordo. Una piccola sosta per un gelato ed alle 17 siamo ripartiti con l’auto.

Lentamente la pioggia stava lasciando spazio ad un timido sole e per quando siamo arrivati a Klaipeda, in cielo erano rimaste solo delle nuvole in lontananza.

Siamo arrivati al bellissimo ‘Europa City Aurora’ alle 18 e sbrigate le formalità iniziali, siamo saliti rapidamente in camera per riposarci un po’, dopo l’intensa giornata. Avendo un appuntamento alle 20:30, quando mancava circa mezz’ora, ci siamo rimessi faticosamente in movimento.

Dovevamo incontrare una mia amica che avevo conosciuto da qualche settimana e che ci avrebbe illustrato la città come solo una persona del luogo saprebbe fare.

Ci presentiamo puntuali all’appuntamento e poco dopo arrivano anche Audra e la sua amica Laura. Andiamo a mangiare qualcosa in un ristorante molto carino ed una volta finito, prolunghiamo la serata in birreria, raccontandoci i nostri viaggi davanti ad un bel boccale di birra.

Per tutta la serata ho avuto dei problemi con l’occhio sinistro che oltre ad essere gonfio, non la smetteva di far uscire del pus. Credo sia dipeso dalle avverse condizioni climatiche incontrate durante la giornata e nei giorni precedenti, con molto vento ed una discreta quantità di pioggia.

L’amica Audra mi aveva procurato anche del collirio ma la situazione non è che fosse migliorata di molto e quando ci siamo salutati, verso mezzanotte, mi aveva fatto promettere che l’avrei chiamata il mattino successivo se le condizioni dell’occhio non fossero migliorate.

Alle 0:20 eravamo in hotel ed andare a dormire subito, come aveva fatto Simone, non sarebbe stata una cattiva idea. Purtroppo la curiosità di sapere i fatti italiani e la ricerca di informazioni sulla città in cui ci trovavamo, mi ha fatto stare sveglio per un paio d’ore ancora.

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