Malta 2

Sabato 20 ottobre 2012

Ci svegliamo alle 8:30 ed alle dieci usciamo a fare colazione. Non avevo prenotato quella dell’hotel perché avevo letto che sul lungomare c’erano moltissimi bar che costavano decisamente meno ed erano più forniti ma a dire il vero a parte un paio di chioschetti, non è che ci fossero tutti questi bar in giro.

Ci sediamo in uno dei tavoli all’aperto del chiosco di fronte all’hotel che essendo in riva al mare, aveva comunque il suo perché e finito di fare colazione prendiamo l’autobus per La Valletta.

Per un turista, usare gli autobus di Malta è molto semplice ed economico. E’ sufficiente fare il biglietto la prima volta che si sale e questo vale per tutte le corse della giornata, fino alle 23. Lo stesso sistema vale per le corse notturne, chiaramente meno frequenti delle giornaliere, ma gestite con lo stesso metodo. L’unica differenza tra le corse diurne e quelle notturne è il prezzo del biglietto, nel primo caso costa 2,60 euro e nel secondo, dieci centesimi meno. Non sono al corrente del prezzo per una corsa singola che ci deve essere sicuramente, in quanto è improbabile che per andare da Sliema a La Valletta si debbano spendere 2,60 euro.

Alle 10:30 saliamo sull’autobus per la capitale, dove arriviamo in venti minuti ed iniziamo a girare seguendo gli appunti che mi ero preparato.

Appena entriamo in città ed arriviamo nella via principale (Triq Ir-Repubblika) ci si presenta un colpo d’occhio spettacolare: è tutta completamente invasa da turisti, un fiume di gente! Come tutti i fiumi che si rispettano, anche questo, seppur umano, arriva fino al mare (che si intravede in fondo alle case).

Il centro storico della città è veramente molto carino, fatto di saliscendi e di lunghe vie che la tagliano completamente. Ho letto da qualche parte che questo sistema di costruzione garantisce un’ottima ventilazione, dando un po’ di respiro nelle loro torride estati.

Seguendo il flusso dei turisti arriviamo ad una piazza (Misraħ San Ġwann) che solo dopo scopriremo essere quella della cattedrale ma che oltre a qualche bar all’aperto, non sembra avere niente di interessante. La stessa cattedrale, meravigliosa all’interno, da fuori è quasi del tutto anonima.

Continuiamo il nostro cammino e dopo pochi metri ci si presenta una seconda piazza (Misrah San Gorg) dove una discreta folla stava assistendo ad uno spettacolo di danza. Questa era un po’ più strutturata della precedente e fatta secondo tutti i crismi, con il bel colonnato in stile dorico del Main Guard Building e dall’altro lato, il Palazzo del Gran Maestro (Grandmaster’s Palace).

Da Wikipedia: Il Palazzo del Gran Maestro è stato voluto dal Grande Maestro Pietro Del Monte e i lavori iniziarono nel 1571 ad opera di Girolamo Cassaro, che lo edificò in modo piuttosto austero, senza eccessive decorazioni. Solo in seguito vennero aggiunte le balconate d’angolo e il secondo portone d’accesso. Di notevole impatto è la Stanza degli arazzi, decorata con dieci arazzi raffiguranti il nuovo mondo, realizzati da Gobelin da Le Blondel sulla base di alcuni disegni in possesso di Luigi XIV. La stanza veniva utilizzata in passato come sede dell’assemblea dei Cavalieri e, per un breve periodo, dal parlamento maltese, prima di essere chiusa per mantenere intatti gli arazzi. Altre stanze degne di nota sono la Stanza di San Michele e San Giorgio, per le riunioni del Gran Consiglio, la Sala Gialla, utilizzata dai paggi dell’Ordine e la Stanza dell’Ambasciatore o Sala Rossa, ricoperta di tappezzeria rossa e utilizzata per ricevere gli ambasciatori.

Proseguendo per quella via, arriviamo finalmente al mare, dove era nostra intenzione assistere alla partenza della Rolex Cup, una famosa regata velica che si svolge tutti gli anni a Malta. Come da programma vediamo sfilare molte barche stupende di dimensioni anche importanti ma non mancavano nemmeno 40 piedi (12 metri) di tutto rispetto, barca sulla quale ho regatato fino a qualche anno prima.

Il panorama da quel punto dell’isola era bellissimo. Dietro quello specchio d’acqua, dall’altra parte dell’insenatura, c’erano le tre città storiche di Malta che formano la cosiddetta “Cottonera”, nome che deriva dalle fortificazioni seicentesche: Vittoriosa, Senglea e Cospicua. A loro volta, questi paesi erano su tre diversi lembi di terra che si insinuavano nel mare, formando una specie di pettine.

Seguendo le indicazioni, risaliamo la città arrivando ai famosi giardini “Upper Barrakka Gardens”, in origine i giardini privati dei Cavalieri di San Giovanni, da cui si gode di una vista stupenda sul Grand Harbour (porto) e sulla Cottonera. Essendo in una posizione più elevata rispetto al posto dove eravamo in precedenza si aveva un panorama molto più ampio e a dir poco meraviglioso!

Complice la bella giornata di sole, c’erano dei bellissimi colori in quel paesaggio da cartolina, dall’azzurro del mare al verde del prato, al beige-avana delle costruzioni, una sopra l’altra quasi alla rinfusa, tipiche di una città storica.

Nel livello sottostante al terrazzo in cui ci trovavamo, c’era una fila di otto cannoni ed attorno ad essi, verso mezzogiorno è mezzo, si era creato un certo movimento di guardie. Avevo capito subito che di li a poco ci sarebbe stato da tapparsi le orecchie ed infatti, poco dopo, sono stati sparati dei colpi di salve.

Completavano questo paesaggio idilliaco un esercito di barche sparse nel mare, di tutte le forme e dimensioni. Si andava da piccole imbarcazioni tradizionali, stile gondola a pescherecci, traghetti fino ad una gigantesca nave da crociera attraccata proprio sotto di noi. Non ho parole per descrivere la bellezza di quel posto.

Dopo l’immancabile corposo servizio fotografico, verso le 12:40 torniamo in centro, cercando di raggiungere la grande cupola che si vedeva da lontano. Abbiamo “navigato” a vista per le viuzze del centro storico fino ad arrivare finalmente sotto la chiesa che purtroppo era chiusa. Si trattava della “St.Paul’s Pro-Cathedral, anglican diocese of Gibraltar in Europe”, che evidentemente aveva degli orari di apertura particolari.

Erano particolari anche gli orari della cattedrale San Giovanni Battista perché dopo un panino veloce al McDonald’s, ci siamo presentati al suo ingresso che saranno state le 14:15 ed abbiamo trovato le porte sbarrate. Cerco informazioni e trovo un cartello in cui c’è scritto che il sabato è visitabile solo di mattina e la domenica è addirittura chiusa. Bisogna tornarci lunedì mattina, prima della partenza.

Tiro fuori i miei appunti e decidiamo di proseguire per la città di Paola, dove saremmo dovuti andare a visitare l’Hypogeum. Questa volta sapevo già che sarebbe stato difficile entrare perché era necessario prenotare con largo anticipo ma ci ho voluto provare lo stesso.

Arriviamo a Paola verso le 15 e la prima cosa che mi ha colpito è stata quella di non trovare praticamente nessuno in giro, sembrava quasi una città fantasma. Ci incamminiamo verso il centro e alla prima persona che incontriamo chiediamo indicazioni. Non eravamo molto lontani e dopo due minuti eravamo nel famoso sito preistorico.

Una volta sul posto, ho capito che a volte bisogna fidarsi di quello che è scritto su internet, non sono sempre cazzate: ho provato in tutti i modi di convincere i signori alla biglietteria ma non c’è stata nessuna possibilità e non avendo una prenotazione non ci hanno fatto entrare.

Da Internet: L’Ipogeo di Hal-Saflieni è un complesso sotterraneo scavato nella roccia, formato da una rete di grotte, gallerie e sale sotterranee che veniva usato sia come santuario che per le sepolture, dai costruttori del templio. Venne scoperto per caso nel 1902, quando degli operai che stavano tagliando delle cisterne per nuove abitazioni ne ruppero il soffitto. I tre livelli sotterranei risalgono approssimativamente agli anni tra il 3600 e il 2400 a.C. È l’unico tempio preistorico sotterraneo al mondo. Nel 1980 l’UNESCO inserì questa struttura tra i patrimoni dell’umanità. Per assicurare la conservazione del luogo, il suo microclima è controllato severamente e per questa ragione, la visita è permessa ad un numero massimo di 80 visitatori al giorno.

Alle 15:30, dopo un’attesa di una decina di minuti, riusciamo finalmente a prendere l’autobus e ce ne torniamo in hotel con le pive nel sacco. Arriviamo a Sliema dopo 40 minuti, avendo dovuto praticamente attraversare tutta l’isola ed una volta giunti all’Astra Hotel, ci siamo dati una “sistemata” veloce e siamo usciti subito per andare a vedere San Giuliano di giorno.

Ci facciamo una bella passeggiata per il lunghissimo lungomare e notiamo, con molta invidia, che in questo paese alla fine di ottobre c’è ancora tanta gente al mare. Una volta arrivati a Spinola Bay (baia di Spinola), ci fermiamo due minuti a fotografare quello spettacolo e prendiamo il primo autobus per tornare a Sliema.

Rientriamo in hotel alle 19 e ci rimaniamo per quasi tre ore. Fosse stato per Simone, saremmo ancora in camera a dormire ma alle 21:30, dopo una leggera insistenza, ce la faccio a farlo alzare dal letto ed alle 21:50 usciamo dall’hotel. Essendo ancora valido il biglietto dell’autobus, non ci dobbiamo preoccupare di rifarlo e partiamo immediatamente con uno preso al volo. Dopo un quarto d’ora eravamo di nuovo a San Giuliano.

Ceniamo al ristorante Giotto, dal nome vagamente italiano (Malta praticamente è in tutto e per tutto un pezzo di Italia) che si trovava accanto all’insegna al neon del “Dolce Vita” ma avendo l’ingresso dall’altro lato, nonostante avesse la vista sulla baia, non era molto frequentato. Una cena senza infamia e senza lode ed alle 23 usciamo e giriamo un po’ per il frequentatissimo quartiere della movida maltese.

Dopo aver camminato in lungo e largo per tutte le vie di Paceville, a mezzanotte ci sediamo all’Hugo’s per bere qualcosa e all’una e mezza prendiamo un taxi e ci facciamo accompagnare in hotel. Appena dieci minuti per arrivare e più di un’ora per mettermi a letto. Poco prima delle tre ho spento la luce e mi sono messo a dormire.

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