Mosca 3

Mercoledì 22 giugno 2011

Appena svegliati, poco prima delle nove, mentre attendevo Simone che faceva la doccia, ho tirato fuori il caricatore del computer ed ho avuto una triste sorpresa: la spina non era buona per le prese russe. Cazzarola! Visto che c’era il centro commerciale vicino l’hotel, sono andato a vedere se potevo trovare un cavolo di adattatore. Avevo portato anche il cavo per paura di non riuscire a spiegarmi ma nonostante questo, dopo aver girato tutti i negozi, sembrava non esistere in commercio quello che mi serviva e sono tornato in camera senza averlo trovato.

Alle 10:30 abbiamo lasciato l’hotel per andare in Piazza Rossa e con l’occasione sarei passato al Gum in cerca di un negozio di elettronica. Appena usciti dalla metropolitana troviamo una brutta sorpresa: era tutto recintato, c’era tanta polizia, metal detectors sparsi qua e la e diverse persone anziane con uniformi super medagliate. Evidentemente c’era qualche celebrazione e non ci facevano passare, così abbiamo cambiato programma e ci siamo diretti alla Tretyakov Gallery che avevo letto ospitasse la più ricca collezione di opere russe al mondo.

Da Wikipedia: La Galleria Tret’jakov è un museo a Mosca, che ospita la più grande collezione di belle arti russe al mondo. La storia della galleria d’arte ha inizio nel 1856 quando il mercante moscovita Pavel Mikhailovich Tretyakov (1832-1898) iniziò ad acquistare opere d’arte da artisti russi dell’epoca, nell’intento di creare una collezione che un giorno sarebbe potuta diventare un museo nazionale. Nel 1892 Tretyakov donò la sua ormai celebre collezione alla Nazione. La Galleria fu costruita fra il 1902 e il 1904 a Sud del Cremlino. Durante il XX secolo si è estesa inglobando diversi edifici circostanti, tra cui la chiesa del XVII secolo di San Nicola in Tolmachi. La facciata dell’edificio fu disegnata dal pittore Viktor Vasnetsov in uno stile fiabesco tipicamente russo.

Siamo arrivati al museo che erano da poco passate le dodici. Quando siamo andati alla cassa per fare il biglietto (360 rubli) abbiamo visto che per fare le foto, come spesso accade, avremmo dovuto pagare un supplemento. Da buoni italiani facciamo il biglietto “senza foto” e poi qualche scatto lo facciamo lo stesso.

Abbiamo fatto un bel giro tra quadri, statue e ceramiche che a causa della nostra ignoranza non abbiamo potuto apprezzare pienamente, anche se, certi erano belli a prescindere, pur senza conoscerne la storia o l’autore. Tra i tantissimi, un quadro ha colpito particolarmente la mia attenzione, quello raffigurante Ivan il terribile che abbraccia il figlio morente, con la testa sanguinante. Quello sguardo terrorizzato, sconvolto, atterrito mi è rimasto talmente impresso che appena ne ho avuto l’occasione ho chiesto ad una guida di farmi raccontare la storia.

Da wikipedia: Nel novembre del 1581, Ivan picchiò violentemente la propria nuora, incinta di un figlio, per avere indossato vestiti troppo appariscenti, causandole un aborto. Suo figlio, anch’egli chiamato Ivan, appena venuto a sapere dell’accaduto, ingaggiò un litigio furibondo con il vecchio Zar, durante il quale quest’ultimo colpì la testa del figlio con la punta in ferro del proprio bastone, causandone la morte.

Siamo usciti alle 13:30 e mentre camminavamo per raggiungere la fermata della metro ha iniziato a piovere, per la seconda volta durante la vacanza, prima piano e poi sempre più forte, fino a che ci siamo dovuti fermare perché era impossibile proseguire. Casualmente eravamo vicino ad un McDonald’s ed era anche ora di mangiare. Perfetto!

Usciamo dal ristorante poco prima delle 14:30 e per fortuna aveva smesso di piovere. Tappa successiva è la cattedrale del Cristo Redentore dove eravamo stati con Anna la sera prima, trovandola ovviamente chiusa. Siamo arrivati dopo una trentina di minuti ed appena usciti dalla metro ci si è parata davanti in tutta la sua maestosità. Mamma mia quanto è grande! Facciamo un po di fila per entrare e quando finalmente arriviamo al metal detector (ai russi evidentemente piacciono molto, visto che sono ovunque) ci dicono che con i bermuda non si può entrare. Avevamo voglio di dire qualche parolaccia ma non ci avrebbero capito e soprattutto eravamo all’interno di una chiesa.

A questo punto siamo passati al punto successivo, nella mia personale guida di Mosca, che era il “Gorky Park”.

Da Wikipedia: Il Gorkij è un parco divertimenti situato nel centro della città di Mosca, intitolato alla persona di Maksim Gor’kij. Fu inaugurato nel 1928, precisamente nella zona di Krymsky Val. Fu creato dalla fusione degli ampi giardini del vecchio Golitsyn Hospital col Neskuchny Palace e copre un’area di 1,2 km² circa lungo il fiume Moscova. Nel Gorkij Park si tengono, pressoché giornalmente, divertenti fiere e gare avvincenti di vario genere, con lo scopo di divertire e meravigliare il pubblico; è fornito inoltre di un’area da gioco per bambini, un’enorme ruota panoramica e uno dei modelli (unità di prova) del Buran Space Shuttle Program, che permette anche ai bambini d’entrare a far parte dell'”Esperienza Cosmica”. Durante il periodo invernale i sentieri s’allagano e gelano, ciò permette ai visitatori il pattinaggio sul ghiaccio attraverso il parco

Non so perché me lo ricordi, non avendolo mai visto, ma c’era un film degli anni 80 intitolato con il nome del parco che ora devo assolutamente trovare. Sapevamo che il parco era vicino alla chiesa ma dopo aver traversato il ponte dietro la cattedrale, nessuno dei passanti ci ha saputo indicare la strada e per non saper ne leggere ne scrivere, siamo tornati indietro alla metropolitana e ci siamo andati col treno.

Usciti dalla stazione metro di Park Kultury, ci siamo fermati in un bar all’aperto per bere qualcosa e fortunatamente uno dei camerieri parlava italiano. Dopo esserci fatti spiegare come raggiungere il Gorky è stato un gioco da ragazzi trovarlo ed abbiamo scoperto che invece che prendere la metro, usciti dalla cattedrale del Cristo Redentore, eravamo quasi arrivati.

Prendendo in prestito parole del ragionier Fantozzi, direi che mi è sembrata: una cagata pazzesca. C’erano un paio di montagne russe, un paio di altri giochi, tutti rigorosamente spenti e qualche ragazzino con i pattini. Forse non era l’orario di punta ma praticamente non c’era nessuno. In effetti era un mercoledì e per giunta di pomeriggio, magari di sera o nel weekend ci sarà stato più movimento. Il parco non era grandissimo e con quella giornata grigia non dava certo il meglio di se.

Non essendoci nulla da vedere, abbiamo fatto solamente un rapido giro ed una volta usciti ho trovato anche quel “parco delle statue” che avevo nella lista ma che non sapevo dove fosse. L’abbiamo attraversato fotografando qua e là quelle più stravaganti, tra cui uno “stemmone” dell’Unione Sovietica alto almeno una decina di metri e visto che c’era un posto accanto a lui nella panchina, mi sono fatto anche una foto con un Pinocchio gigante.

Verso le 17:45, usciti dal “Parco delle Sculture“, il cielo che prima era grigio stava diventato sempre più scuro fino a quando ha iniziato a piovere. Eravamo privi di ombrello e senza tende, terrazzi o porticati dove ripararci ma per fortuna la pioggia non era ancora molto intensa. Il destino ha voluto che appena abbiamo trovato un riparo e venuto giù un diluvio ma a quel punto eravamo salvi, c’era solo da attendere che smettesse e dopo appena qualche minuto eravamo pronti per ripartire.

Costeggiando il fiume, siamo arrivati fino alla cattedrale del Cristo Redentore che praticamente è sul ponte successivo a quello del Gorky park, anch’esso a ridosso del fiume, e ci siamo meravigliati che tutte le persone a cui avevamo chiesto indicazioni non ce l’avessero saputo indicare. In certi punti di mosca, orientarsi è veramente facile, visto che è sufficiente conoscere i monumenti principali, visibili a chilometri di distanza.

Dato che eravamo ancora pieni di grinta e che saremmo dovuti passare al Gum a cercare quella famosa spina per il computer, abbiamo deciso di andare a piedi invece che prendere la metro, anche perché la strada ormai la conoscevamo benissimo.

Arriviamo al centro commerciale alle 19 e passiamo al setaccio tutti i negozi che vendono qualcosa di elettrico/elettronico, dagli Iphone alle seghe elettriche ma purtroppo niente, quell’adattatore che mi serviva sembrava non esistere. Alle 19:45, andando a prendere la metro, ho fatto un ultimo tentativo in un negozio di telefonia ma non l’avevano nemmeno loro. E che cavolo!

L’ultima speranza restava Anna, a cui avevo spiegato bene cosa cercassi e che nonostante donna, poteva farcela a trovarmelo in qualche negozietto. Io per sicurezza non perdevo occasione per ricordarglielo, ad ogni messaggio o telefonata che ci siamo fatti.

Siamo arrivati al Gamma Hotel alle 20:15 e dopo esserci rinfrescati e riposati, alle 21:45 siamo usciti di nuovo. Visto che era tardi e dovevamo mangiare invece che andare al solito McDonald’s affollatissimo, abbiamo così deciso di prendere qualcosa in un chioschetto sotto l’Izmailovo. Prendo un pezzo di carne di non so quale animale, delle patate tristi ed una birra gigante, pago 247 rubli e partiamo subito per andare in centro.

Dopo aver girato per la Piazza Rossa la sera precedente, stavolta decidiamo di andare a vedere la popolare Arbat, via dello shopping, delle bancarelle e dei turisti. Siamo arrivati poco prima delle 22:30 e dopo averla camminata tutta mi sono detto: ma questa è la famosa via Arbat!?

Forse sarà una caratteristica dei paesi dell’ex Unione Sovietica perché, come accadeva a Kiev, anche a Mosca non si trovava un negozio aperto alle 22:30. Ma come cacchio è possibile che la città più grande d’Europa alle dieci di sera è già chiusa? In Italia, a momenti, anche le ferramente chiudono a mezzanotte! Di turisti pure, non è che ce ne fossero stati tantissimi e non abbiamo trovato nemmeno un pub o qualcosa di simile per andare a prendere una birra.

Forse ho esagerato un pochino ma l’Hard Rock Cafè, che si presume essere sempre pieno di turisti, alle 23:30 aveva luci spente e nessuno seduto ai tavoli, all’esterno del locale.

A mezzanotte abbiamo ripreso la metro, senza nemmeno aspettare l’ultima corsa e siamo tornati in hotel senza rimpianti. All’una si dormiva già. Che pensionati!

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