Sabato 28 gennaio 2012
Dopo sei ore scarse di sonno, alle 8:15 mi suona la sveglia e sono sicuro che se non la mettevo io si dormiva fino al pomeriggio. Scendo al piano di sotto con Simone, per fare colazione, mentre degli altri ancora nessuna notizia. Veniamo accolti da una signora anziana che non parlava inglese ma che, per quel poco che doveva chiederci, non era un problema: “leite, café, chá?”
Ci accompagna in una stanza in fondo al corridoio e quando apre la porta sembra una scena di ET. C’era talmente tanta luce (solare) che stavo per salire in camera a prendere gli occhiali. Nonostante tutto quel sole, la temperatura era abbastanza freschina e l’unica fonte di calore era data da un radiatore elettrico al centro della stanza. Evidentemente in Portogallo non si usano i riscaldamenti o perlomeno non in quell’antico palazzo.
Dalle tre grandi finestre si vedeva tutta la piazza, come del resto dalla nostra camera che era proprio sopra. Si godeva di un bellissimo panorama da quella pensione, situata nella grande piazza principale di Porto.
Dopo poco ci raggiungono anche Stefano e Gianluca e dopo aver goduto di quella buonissima colazione, saliamo a sistemarci ed alle dieci usciamo. Iniziamo la visita della città, con una giornata veramente splendida, partendo dalla Torre dos Clérigos, che raggiungiamo in un quarto d’ora, essendo vicina alla Praça dos Aliados e soprattutto non serviva la mappa perché essendo così alta, si “navigava” a vista.
Paghiamo i nostri due euro ed iniziamo l’ascesa degli innumerevoli scalini (circa 250) che ci portano ad un altezza non indifferente, circa 80 metri. Manco a dirlo, complice la bella giornata, il panorama era meraviglioso e dopo aver fatto un corposo servizio fotografico siamo scesi a visitare anche la chiesa omonima (Igreja dos Clérigos).
Da internet: La chiesa è stata costruita per la Confraternita dei Clérigos (Clero) dall’architetto toscano Nicola Nasoni che, trasferitosi in Portogallo nel 1729, fu uno dei maggiori interpreti del barocco portoghese (oltre al complesso dos Clérigos mise mano alla loggia della Sé, all’igreja da Misericórdia, al palazzo del Freixo e alle quintas Ramalde e Prelada). La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1732 e fu terminata intorno al 1750. Affrontare i 255 gradini che portano in cima alla torre, val bene la pena, visto il panorama: da qui si domina la città. Per secoli la Torre dos Clérigos è stato il più elevato edificio della città e pare che la sua costruzione sia stata così impegnativa che per lungo tempo a Porto non furono costruiti altri edifici.
Appena usciti dalla chiesa, chiamo la nostra amica Sandra che ci da appuntamento a mezz’ora, in una piazzetta poco distante dalla stazione di Bolhao, Praça da Batalha. Arriviamo puntualissimi al meeting point e dopo una decina di minuti arriva anche la nostra amica in sella al suo scooter. Vista l’ora, decidiamo di andare a prendere l’aperitivo in un piccolo bar di amici suoi ed approfittiamo della sua compagnia per chiederle informazioni sulla città.
Usciti dal bar, non lontano da via Santa Catarina, scendiamo fino alla Praça dos Aliados dove Sandra, prima di andare via, ci mostra un paio di ristoranti giusti e di uno ci da addirittura anche il nome di un conoscente, in modo da essere trattati con un occhio di riguardo nel caso lo avessimo scelto per mangiarci.
Siamo arrivati alle tredici quando passiamo per un rapido “pit-stop” alla Pensao Avenida e subito dopo ripartiamo in metro per andare a visitare l’Estádio do Dragão, un autentico tempio del calcio, dove gioca la squadra del Porto, una delle più importanti del paese assieme allo Sporting Lisbona.
Credo di non aver mai visitato uno stadio di tali dimensioni così da vicino ed appena usciti dalla metro ce lo siamo trovato proprio lì, bianco e mastodontico. Non c’erano molte persone a visitarlo, anche perché si trova in una zona periferica della città, fuori dai flussi turistici. Per la visita all’interno c’erano degli orari e soprattutto un biglietto da pagare per cui, sia per l’uno che per l’altro motivo la cosa non si è concretizzata. Siamo entrati però nel negozio di merchandising dove abbiamo finanziato la squadra, portandoci via diverse cose.
Alle 15 siamo rientrati nella metro per riemergere dopo una ventina di minuti a Vila Nova de Gaia, alla fermata subito dopo il ponte Dom Luis e districandoci tra il labirinto di stradine, vicoli e viuzze, siamo scesi alla riva del Douro.
Avevamo deciso di visitare un paio di cantine (sono in tutto quasi sessanta, arroccate fra il fiume e la collina) e seguendo le indicazioni di Sandra (la nostra amica di Porto), abbiamo iniziato dalla Calem, una delle prime e delle più moderne. Se avessimo voluto il tour in inglese dovevamo attendere 30 minuti ma visto che per noi sarebbe stata la stessa cosa, ci siamo accodati a quello portoghese appena iniziato.
La visita guidata consisteva fondamentalmente nel passaggio in due gradi stanzoni, uno che le botti più grandi e l’altro con botticelle più piccole ed ogni tanto la guida si fermava e raccontava qualcosa sul tipo di vini e sulla fasi di lavorazione. C’erano anche degli ausili multimediali con degli schermi lungo il breve percorso ed un proiettore alla fine. Al termine delle spiegazioni, si accedeva ad una sala con tavoli e panche dove, compresi nei 4 euro del biglietto, ci venivano dati due assaggi di Porto.
Usciti dopo una mezz’ora, ci siamo incamminati verso la Graham’s che era una delle ultime e rimaneva sulla collinetta, per cui si vedeva distintamente da quel punto. Man mano che camminavamo era sparita dalla nostra vista e ad un certo punto, stanchi di camminare, cominciavamo anche a pensare di aver sbagliato strada. Gianluca però, forte del suo senso dell’orientamento, ci spronava a continuare.
Ad un certo punto, arrivati al limite della sopportazione, quando mancava veramente solo l’ultima curva (ma noi non lo sapevamo) ci siamo seduti su una scalinata ed abbiamo mandato Gianluca e vedere cosa ci fosse più avanti. Fatti 50 metri, torna indietro con aria soddisfatta dicendo: cosa vi avevo detto? è qua!
Dopo tanto camminare, finalmente siamo arrivati al cancello della famose cantine Graham’s e mai proverbio fu più appropriato di questo: “fare i conti senza l’oste”. I cancelli infatti erano tutti chiusi, all’interno non si vedeva nessuno e come ulteriore conferma abbiamo chiamato la nostra amica di Porto che non ne sapeva niente. Abbiamo camminato per mezz’ora.. inutilmente!
A questo punto, dopo la fregatura che avevamo preso, c’era anche il problema di come tornare in centro, ma questa volta siamo stati fortunatissimi perché qualche decina di metri più avanti c’era la fermata dell’autobus che è arrivato dopo pochi minuti di attesa.
Alle 17 partiamo da Vila nova e dopo una qundicina di minuti scendiamo proprio sulla piazza degli alleati (Praça dos Aliados). Visto che non avevamo ancora pranzato (nonostante il ricco aperitivo) e che eravamo a due passi dal McDonald’s, ne abbiamo approfittato per una panino e soprattutto per metterci seduti su delle comode poltrone per una mezz’ora.
Usciti dal fast food, da bravi turisti, abbiamo passeggiato un po’ per la Rua de Santa Catarina (la via dello shopping) per tornare alla pensione verso del 19:15.
Dopo tre ore di relax, alle 22:15 ci siamo rimessi in moto e siamo usciti per cenare. Come prima cosa abbiamo chiamato Sandra e ci siamo fatti consigliare un paio di posti dove andare ma da una parte non c’era nessuno e nell’altra era talmente pieno che non contavano nemmeno le raccomandazioni. Per non sbagliare, essendoci trovati bene, siamo tornati all’Aviz, il ristorante della sera precedente, da cui siamo usciti a mezzanotte e quaranta.
La serata è proseguita con un giro per i locali del centro, fino all’appuntamento con la nostra amica al “Plano B”, una discoteca “in incognito”, dove siamo arrivati alle 2:15, molto presto per i loro standard. L’ho definita discoteca “in incognito” perché era divisa in due piani, quello superiore anonimo ed abbastanza piccolo, con pochi tavoli e qualche poltroncina in cui c’era una scalinata che portava ad un piano interrato in cui c’era la discoteca vera e propria con diversi ambienti.
La cosa più moderna che c’era all’interno sarà stata almeno del 1980. Davanti alla consolle del dj c’era un maxischermo composto da più monitor, come quelli che si vedono in certi nostri negozi o locali alla moda, che saranno stati dei Telefunken in bianco e nero ma che forse per via della crisi erano spenti. Un’altra cosa bizzarra era l’abbinamento tra antico e futuristico con delle statue di gesso dell’altezza massima di un metro, in cui erano infilzati in modalità random, dei neon colorati, tra le ascelle.
La sala dance vera e propria era uno stanzone tutto nero in cui c’erano dei faretti quà e là, neon ai lati del soffitto ma soprattutto una bella palla stroboscopica di un diametro esagerato. Diciamo che più che una discoteca al centro di una grande città, sembrava una baita di montagna di qualche paesino dei Pirenei ma quello che conta nei locali è la gente che li frequenta e non il contenitore. Purtroppo però mancava anche la gente per cui è stato facilissimo trovare la nostra amica che però, nonostante fossero le 3 ci dice di aspettare fiduciosi perché le discoteche in Portogallo si riempiono alle 4.
Devo dire che la guida (Sandra) sapeva il fatto suo e quando siamo andati via, alle 3:45, di gente ce n’era abbastanza e si stava riempiendo ancora ma noi eravamo stanchi ed abbiamo preferito chiudere la serata. Alle quattro si era in camera dopo una ventina di minuti ero a letto.