Riga, Tallinn e Vilnius 8

Lunedì 14 Agosto 2017

Le tende dell’appartamento, manco a dirlo, servono a tutto tranne che ad oscurare il sole che entra prepotente quasi senza barriera. Ci svegliamo prestissimo, verso le 7:15, ma come al solito, per quando ci prepariamo passano due ore. Solito giro al centro commerciale sotto casa per la colazione e quando manca un quarto alle dieci partiamo alla volta di Pirita, la spiaggia principale della capitale estone, che raggiungiamo in poco meno di un’ora.

Pirita è la spiaggia più frequentata di Tallinn, forse perché molto vicina e ben collegata e perché divenuta famosa anche a livello internazionale durante le Olimpiadi di Mosca del 1980. A Pirita si svolsero infatti le gare di vela. La spiaggia di Pirita è ovviamente molto frequentata d’estate, ma anche quando il clima è più freddo c’è sempre qualche appassionato di kitesurf ad approfittare del vento. Per arrivare alla spiaggia, dalla quale si vede la città di Tallinn, basta attraversare una pineta, molto piacevole. La spiaggia è ben tenuta, pulita e i sono anche dei giochi per bambini.

Il clima non è proprio di quelli tropicali e sulla torretta del bagnino leggiamo la temperatura delle ore 10 che si attesta sui 18 gradi, combinata ad un vento fastidioso. Io porto il K-Way per ripararmi ma diverse signore sono tranquillamente in costume a prendere il sole, senza considerare quelli che fanno il bagno. Facciamo un lunga passeggiata e quando sono quasi le 12:30 torniamo all’auto ripartiamo.

Avendo letto dai social che mi trovavo a Tallinn, il mio amico Marco, noto ristoratore di Civitanova nonché appassionato di motori, mi chiede se posso passare sul memoriale di un noto motociclista che si trova in città e più precisamente, a poca distanza da Pirita, per fare qualche foto da mandargli. Nonostante abbiamo via e numero civico, qualcosa non quadra e quando troviamo un piccolo cimitero accanto alla strada, entriamo a cercare questo signor Joey Dunlop (1952-2000) ma non c’è nulla che attiri la nostra attenzione, dato che doveva essere una cosa abbastanza vistosa dalle foto sul web.

Decido allora di chiedere a qualcuno ma siamo in un luogo quasi isolato e non si trova nessuno, fino a quando vedo una signora anziana su una panchina. Mi avvicino sapendo già che lei non parlerà inglese e tantomeno l’italiano ma voglio provare a chiedere il suo aiuto. Non so nemmeno io come ho fatto ma questa signora, dalle mie indicazioni, capisce di cosa parlo e chiedendo conferma mi fa: “motociclist?”. Daaa, gli faccio io molto sorpreso e lei mi indica col dito la direzione da seguire e dopo un trentina di metri troviamo una lapide a terra e due alberi vicini sui quali sono appesi ricordi, foto, targhe, una bandiera dei fiori e persino delle parti meccaniche.

Dunlop può essere considerato uno tra i più grandi piloti motociclistici di tutti i tempi. La sua specialità erano le corse su strada e in particolare il TT che si svolge ogni anno sull’Isola di Man. In questa gara, in cui debuttò nel 1976 e spesso si cimentò in più categorie, le sue vittorie furono ventisei e altre quattordici volte finì sul podio. Per moltissimi anni legato alla Honda, con le moto della casa giapponese conquistò anche cinque titoli mondiali consecutivi nella classe TT Formula 1. Per i suoi meriti sportivi è stato insignito, nel 1986, con il titolo di MBE (Member of British Empire). Dunlop morì il 2 luglio del 2000 in una gara su strada che si svolgeva a Tallinn in Estonia. In quel momento era al comando della gara delle 125 cm³ dopo avere vinto nelle classi 600 cm³ e 750 cm³. L’incidente mortale avvenne quando Dunlop perse il controllo della sua moto a causa del manto stradale bagnato e la morte, istantanea, avvenne a causa dell’urto contro gli alberi. Nel 2015 viene nominato dal Belfast Telegraph, tramite un sondaggio tra i lettori, il più grande sportivo della storia dell’Irlanda del Nord.

Riprendiamo il nostro cammino lungo la costa, fermandoci qualche chilometro più avanti, dove nei miei appunti avevo segnato qualcosa da vedere. Si tratta della Pandju Island, una piccola isoletta collegata da uno stradello di sassi di un paio di centinaio di metri, dove nidificano diverse specie di uccelli e viene definita addirittura un santuario degli uccelli dove non è consentito l’accesso per la maggior parte della primavera e dell’estate. La cosa bella di questa isoletta è la possibilità di raggiungerla proprio con questo stradello che in base alla marea compare e scompare credo. Noi lo troviamo emerso, a pelo d’acqua in qualche punto ma anche dei pezzi sotto, e andiamo. Fino a che si può proseguire con le scarpe va bene ma arrivati al punto sommerso, anche se di poco, è necessario toglierle e nascono dei problemi seri: non ce la faccio proprio a camminare sopra quei sassi acuminati ma sembra che sia un problema solo mio, dato che Simone e due ragazze che sono avanti a noi non hanno particolari problemi.

Arrivo a fatica sull’isoletta ma non vedo nulla di particolarmente interessante e soprattutto nessun uccello. Evidentemente è usata solo per nidificare e poi se ne vanno, fatto sta che gli unici animali siamo io e Simone. Facciamo qualche foto e torniamo indietro ma stavolta non mi faccio fregare e provo a lasciare le scarpe, anche nei punti dove l’acqua è di qualche centimetro. Risultato: non ho avuto male ai piedi ma ho le onde dentro le Nike, talmente tanta l’acqua che è entrata e dopo aver preso qualcosa da mangiare nel supermercato di fronte, ci mettiamo a mangiare in auto e posso togliere le carpe e metterle ad asciugare.

Alle 15:15, dopo aver mangiato e tolto un po’ di acqua dalle scarpe torniamo in città e andiamo a visitare l’altissima torre della televisione estone.

Da Wikipedia: La torre televisiva di Tallinn (in estone Tallinna teletorn) è una struttura per le telecomunicazioni dotata di una terrazza panoramica, costruita come struttura accessoria per le Giochi della XXII Olimpiade del 1980 e impiegata soprattutto per garantire la copertura radiotelevisiva delle competizioni di vela che qui ebbero luogo. La torre ha una altezza di 314 metri; amministrata dalla società pubblica Levira, è iscritta alla Federazione mondiale delle grandi torri. La torre venne progettata dall’architetto David Baziladze e dall’ingegnere Juri Sinis. La prima pietra venne posata il 30 settembre 1975 mentre l’intera struttura venne inaugurata l’11 luglio 1980. La terrazza panoramica, collocata al 21esimo piano e originariamente progettata per includere anche una sezione rotante, si eleva a 170 metri dal suolo, ha un diametro di 38 metri e ospita un ristorante. È aperta ai visitatori e può essere visitata con due ascensori. Nel 2012 sono terminati i restauri della torre voluti fortemente dal governo dell’Estonia indipendente e finanziati con i fondi della UE ed è stata istituita una mostra storica che racconta l’evoluzione della torre dalla sua costruzione del 1980, motivata dalle regate olimpiche, fino alla sua riapertura nel 2012.

Prima di arrivare all’ingresso della torre, percorriamo la piccola mostra storica alla sua base, dove troviamo dei cartelloni che raccontano l’ex Unione Sovietica ma anche la ricostruzione di parti di abitazioni di quel tempo, come ad esempio una camera da letto, oppure una cucina, con mobili ed elettrodomestici dell’eopca. Giungiamo quindi ai piedi della torre e dopo aver fatto il biglietto (12 euro) saliamo sull’ascensore che ci schizza letteralmente a 170 metri di altezza in circa un minuto. Manco a dirlo, da sopra si gode di un panorama unico, il giardino botanico nelle immediate vicinanze, mare e centro città in lontananza. Molto particolare il suo interno, con diversi pannelli interattivi e alcune finestre sul pavimento consentono di vedere direttamente sotto ma anche dei panni stesi, a richiamare usi e costumi sovietici esposti nella piccola mostra, alla base. Possibilità di salire ancora di un piano per avere la vista dall’esterno dove il vento è sempre molto forte.

Scattiamo qualche foto al bellissimo panorama e quindi, dopo circa un’oretta, scendiamo per dirigerci nel centro città, dove arriviamo alle 18 e per parcheggiare andiamo decisi verso il centro commerciale Viru Keskus, dove siamo già stati e ci è sembrato molti comodo. Giriamo senza una meta precisa fino ad arrivare alla piazza del Municipio e io sono ancora con le scarpe bagnate all’interno dalle mattina. Una sensazione non proprio bellissima ma facciamo finta di niente.

La Raekoja plats (Piazza del Municipio) con la luce bassa del tramonto è particolarmente bella e sono centinaia le persone che affollano i tavolini all’aperto di bar e ristoranti. Dopo un paio d’ore che giriamo, ci fermiamo a mangiare nel bellissimo pub/ristorante Beer House, un locale enorme che tiene praticamente tutto il piano terra del palazzo che lo ospita nonché un bel pezzo della via con tavoli lungo le pareti. Arredamento rustico. All’interno c’è un’area che sembra di essere in un paesino e la sera fanno musica dal vivo e balli tradizionali Estoni. Una meraviglia.

Finito di mangiare alle 21 usciamo per fare due passi e poco dopo riprendiamo l’auto e torniamo in appartamento, stanchi e io con i piedi ancora umidi dal primo pomeriggio, con la temperatura che nel frattempo, alle 21:50, è scesa fino a 16 gradi e non è affatto caldo ma ormai siamo al sicuro.

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