Russia 10

Venerdì 17 agosto 2018

Dopo esserle passati vicino e averle girato un po’ intorno nei giorni scorsi, oggi iniziamo la giornata con la visita alla chiesa del Salvatore sul Sangue Versato (Храм Спаса на Крови), conosciuta anche come la Chiesa o Cattedrale della Resurrezione di Cristo, una delle tappe obbligate se viaggi a San Pietroburgo.

Verso le dieci e un quarto usciamo dall’hotel, colazione alla solita Stolovaya N.1 (Столовая H.1) ma stavolta in Ligovsky Prsospekt (Ли́говский проспект), dato che è vicina al cambiavalute suggeritomi da amici locali, presso il quale prendiamo un po’ di rubli a un cambio migliore rispetto ad altri che si trovano in città e quindi ci mettiamo in cammino sulla Prospettiva Nevskij per raggiungere la chiesa.

Lungo il cammino, dopo il passaggio veloce del primo giorno, ci fermiamo di nuovo allo Yekaterininskiy Sad (Екатерининский сад), il parco dedicato a Caterina la Grande, con l’intento di provare a entrare al Teatro Aleksandrinskij (Александринский театр), uno dei più antichi teatri nazionali in Russia, che però non prevede visite turistiche e si entra solo quando ci sono gli spettacoli.

Poco più avanti, dall’altra parte della Nevskij, costeggiando il canale Griboedov (Канал Грибоедова), arriviamo al cospetto della meravigliosa chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, simbolo cittadino che si distingue per profilo, struttura e ricchezza delle decorazioni.

Da Rusalia.it – Costruita nel luogo in cui lo zar Alessandro II di Russia fu assassinato il 13 marzo 1881, la chiesa del Salvatore sul Sangue Versato è una delle principali chiese della capitale russa ed è ubicata in un luogo centrale della città, sulle sponde del canale Griboedov, molto vicino al parco del Museo Statale Russo e del corso Neva. L’altezza del tempio è di 81 metri e ha una capacità di 1.600 persone.

La costruzione della chiesa è iniziata nel 1883 durante il regno di Alessandro III, in commemorazione di suo padre, assassinato in quello stesso luogo due anni prima. La chiesa è stata progettata dall’architetto Alfred Parland e dall’archimandrita Ignati, rettore del monastero Troitse-Serguievski. I lavori si sono conclusi sotto il regno di Nicola II, nel 1907 e i fondi necessari sono stati attinti dalle casse della famiglia imperiale e da diverse donazioni private. Durante la Seconda Guerra Mondiale, durante l’assalto di Leningrado (come era chiamata allora la città), una bomba finì sulla cupola più alta della chiesa, ma non esplose e venne ritrovata e tolta quasi 20 anni dopo. Venne dunque deciso di iniziare la restaurazione della chiesa, la quale 27 anni dopo (a metà degli anni ’90) è stata inaugurata come museo statale in cui si può conoscere la storia dell’assassinio dello zar Alessandro II.

Sotto il profilo architettonico, questa cattedrale è molto diversa da tutte le altre della città, principalmente barocche o di tipo neoclassico: qui invece si può vedere una forte influenza dell’architettura russa medievale, delle chiese del XVII secolo di Jaroslavl’. È ricoperta di oltre 7000 metri quadri di mosaico e le sue decorazioni colorate la rendono un punto di spicco del centro della città. È composta da cinque cupole placcate in rame e smalto di diversi colori, che ricordano la cupola della Cattedrale di San Basilio di Mosca. Al suo interno è possibile vedere una delle maggiori collezioni di mosaici monumentali d’Europa (più di 600 mosaici di icone e immagini), creati da 32 artisti. Sul tetto della cupola si può vedere l’immagine del mosaico del Cristo Pantocratore.

Ci avviciniamo alla chiesa curiosando tra la sfilza di bancarelle e dopo averla ammirata dall’esterno, facciamo i biglietti (250 rubli cadauno) ed entriamo. Ero veramente curioso di vedere cosa avrei trovato all’interno, dopo la grandissima delusione della Cattedrale di San Basilio a Mosca, fantasmagorica fuori e veramente semplice se non addirittura brutta dentro. Questa invece, porca vacca, è un capolavoro incredibile! Le facciate interne sono infatti completamente rivestite di mosaici ispirati a pittori religiosi del tempo e da colonne e bordi decorati d’oro. Oggi questi lussuosi mosaici di cui è ricoperta ogni parete, ogni colonna e ogni cupola, realizzati dai migliori artisti dell’Impero Russo, coprono circa 7.065 metri quadrati di superficie, il che rende la chiesa una delle più grandi “mostre” di mosaici in Europa.

Verso l’una e un quarto usciamo estasiati dalla chiesa e per la prima volta da quando siamo a San Pietroburgo prendiamo la metropolitana. Lo abbiamo fatto più per curiosità che per reale necessità, dato che avremmo potuto continuare tranquillamente a girare in taxi, data la sua economicità. Volevamo però vedere se le stazioni della metro da queste parti fossero belle come quelle di Mosca.

Scendiamo a Gorkovskaya (Горьковская) per andare avisitare un’altra delle attrazioni top della città, la fortezza di Pietro e Paolo (Петропавловская крепость), ma facciamo una lieve deviazione lungo il tragitto per andare alla moschea di San Pietroburgo (Санкт Петербургская мечеть).

Voluta dall’ultimo emiro di Bukhara, la moschea di San Pietroburgo risale al 1910 quando era la più grande in Europa: la sua lunghezza è di 45 metri, la sua larghezza di 32 metri, i suoi minareti raggiungono i 48 metri di altezza e l’imponente cupola i 39 metri d’altezza. Può contenere fino a 5000 fedeli islamici sunniti (provenienti dal Caucaso settentrionale, dall’Azarbajan e da tartari). L’edificio religioso di San Pietroburgo ricopia abbastanza fedelmente il Mausoleo del Gur-Emir di Samarcanda, con i suoi colori nelle varie tonalità di blu. Fu completata nel 1920 e il suo rivestimento in ceramica è opera di artigiani uzbeki. Si tratta dell’unica moschea della città e la più a nord del mondo.

Molto bella, vorremmo visitarla all’interno ma non riusciamo a capire come sia possibile e dopo un po’ ci arrendiamo e raggiungiamo quella che era la meta principale, ossia la fortezza di Pietro e Paolo.

Con la costruzione della fortezza di Pietro e Paolo inizia la vita della città. L’inizio del 1700 è contrassegnato dalla guerra della Russia nei confronti della Svezia: fu entro il 1703 che vennero riconquistati i territori a ridosso dell’attuale città di San Pietroburgo e per difenderli dall’invasione svedese, fu necessario costruire una nuova fortezza. Il 27 maggio 1703 nell’isola allora chiamata Zajachej vennero messe le fondamenta per la costruzione della futura opera: questo giorno è da sempre considerato come il momento della fondazione della città di San Pietroburgo. La Fortezza è stata progettata sul modello di un esagono irregolare, con dei bastioni agli angoli. Quando la potenza russa nel Baltico fu tale da non dover più temere il predominio svedese, la fortezza divenne un carcere, soprattutto per gli oppositori politici.

Situata sulla Isola delle Lepri, affacciata sul fiume Neva, la Fortezza è un complesso che include, tra l’altro, la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo (con i sepolcri dei Romanov), il bastione Trubeckoj (uno dei quattro bastioni), adibito a prigione e l’interessantissimo Museo storico di San Pietroburgo. Da non perdere la passeggiata sulle mura (per poi concedersi qualche attimo di relax sulla riva del fiume). La fortezza di Pietro e Paolo al giorno d’oggi è un luogo poliedrico: funge, infatti, da museo, chiesa, posto di ritrovo con panchine e caffè, spiaggia nei mesi estivi dove poter prendere il sole e dove si svolgono tornei di Beach Volley.

Bellissimo posto con tante cose da vedere. Si paga tutto all’entrata e ci sono vari pacchetti. Noi abbiamo scelto, per pochi euro di differenza, l’entrata in cui era tutto incluso perché così abbiamo potuto visitare l’interno della Cattedrale, con le ricche decorazioni e le tombe degli zar, la Casa del Comandante, le prigioni degli oppositori politici e i Musei. All’interno vi è un ufficio informazioni dove ci hanno dato la brochure dettagliata in italiano ed è possibile affittare le audio guide. Ci sono spiegazioni anche in inglese ovunque e il panorama fuori sul fiume Neva è meraviglioso.

Terminata la visita, alle 17 usciamo dalla fortezza e ci facciamo una passeggiata fino alla cattedrale di Sant’Isacco (Исаaкиевский Собoр), un’altra delle tappe obbligate in città, non particolarmente distante.

La Cattedrale di Sant’Isacco è la quarta più grande al mondo. Questo l’ha salvata dalla distruzione nel corso della Seconda guerra mondiale. Si ritiene infatti che i nazisti la usassero come punto di riferimento per gli aggiustamenti di tiro, durante bombardamenti e i colpi d’artiglieria. Forse consapevoli di questo, i sovietici nascosero nei suoi scantinati quelle opere d’arte che non erano riusciti a evacuare dalla città prima dell’inizio dell’assedio.

Le giriamo un po’ intorno, avvicinandoci dall’ampio parco posteriore che, complice la calda giornata agostana, è letteralmente preso d’assalto dalla gente, stesa ovunque. Sembra la sagra del picnic. A un certo punto, però, mi contatta un amico che abita da queste parti e che ha un po’ di tempo libero per incontrarci, così decidiamo di raggiungerlo e andiamo a prendere la metro per tornare in centro.

Incredibile ma vero, nonostante non abbia nessun problema con il cirillico e riesca a leggerlo, nonostante non abbia mai sbagliato una stazione della metro a Mosca, Kiev e Sofia (tutti paesi che adottano il cirillico), un eccesso di confidenza mi fa confondere la stazione metro di Moskovskaya (Моско́вская) con quella di Mayakovskaya (Маяковская) o forse Moskovsky (Московский вокзал), quella dei treni e ci ritroviamo a 10 chilometri e almeno 25 minuti dal punto di ritrovo. Quando usciamo in strada, infatti, non c’era nulla di familiare e ci abbiamo messo un po’ per renderci conto della situazione.

Capito l’errore abbiamo subito rimediato e sentendomi in colpa nel fargli perdere tempo, ho invitato l’amico Rossano a non attenderci e andarsene tranquillamente ma lui ha insistito e alla fine ce l’abbiamo fatta a vederci, anche se per un tragitto di quindici minuti ne abbiamo impiegati quasi novanta. Andiamo finalmente a sederci in una birreria e parliamo un po’ della Russia vista da un italiano che ci abita e ci racconta alcuni aneddoti curiosi di cose che gli sono capitate a San Pietroburgo.

Dopo un’oretta ci salutiamo, dato che si erano fatte le 21 e lui doveva svegliarsi prestissimo la mattina seguente, così anche noi rientriamo in camera. Usciamo a cenare verso le 22:30 ma dopo una passeggiata sulla Nevskij, poco dopo l’una rientriamo.

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