Sabato 22 marzo 2014
Visto la difficoltà nello svegliare Simone, mi alzo alle 8:10, faccio barba e doccia e solo al momento di andare a fare colazione lo faccio alzare dal letto.
L’hotel St. George non ci ha fatto certamente abbuffare con la colazione ma nemmeno morire di fame, diciamo che abbiamo avuto una colazione senza infamia e senza lode. Era notevole invece la signorina che prendeva le ordinazioni, Inna, bellissima bulgara ventisettenne di 190 cm.
Non so se lo diceva seriamente o se stava scherzando ma, incrociatola mentre scendevamo le scale, mi ha detto che ero molto alto. Cribbio, e tu!?
Fatta colazione torniamo in camera da dove, aspettando Simone, usciamo solamente alle 10:10 e dopo la perlustrazione serale, iniziamo a visitare la città con la luce del sole.
Come prima cosa decido di passare alla Vivacom perché con la sim che mi avevano venduto la sera prima non riuscivo a navigare. Solo a quel punto scopro che mi hanno venduto internet a consumo e non flat come avrei voluto io e che avrei dovuto ricaricare la sim per poterla utilizzare a tale scopo.
Accetto la fregatura senza discutere più di tanto (per queste cifre è inutile fare scandali) e passo immediatamente alla concorrenza (Globul) dove già la sera prima avevo visto una flat mensile da 500mb. La inserisco, me la faccio attivare e finalmente partiamo a fare i turisti.
La prima cosa che incontriamo nel nostro cammino è la Cattedrale di Santa Domenica (Cathedral Church Sveta Nedelya), proprio all’inizio di Vitosha Boulevard.
Wikipedia ci dice che la sua storia è stata molto travagliata e della sua costruzione originale non si hanno notizie certe. E’ probabile che la struttura originale sia stata costruita nel X secolo e avesse una base in pietra e pareti in legno. L’edificio in legno arrivò indenne fino alla metà del XIX secolo, quando venne smontato nel 1856 per costruire al suo posto una più imponente cattedrale. L’edificio, ancora incompiuto, fu danneggiato da un terremoto nel 1858, con la conseguenza che i lavori si protrassero oltre il previsto, fino alla fine del 1863. Il nuovo campanile fu costruito nel 1879. Nel 1898, durante lavori di restauro, venne aggiunta la cupola. Nel 1925 la chiesa è stata gravemente danneggiata in seguito ad un attentato esplosivo per cui venne nuovamente restaurata, acquisendo l’aspetto attuale. La riconsacrazione si è tenuta il 7 aprile del 1933.
Storia a parte, devo dire che la chiesa è davvero molto bella, con le pareti completamente affrescate, dove i colori dominanti sono l’azzurro come sfondo dei dipinti, l’oro di lampadari ed altare e il rosso della moquette e dei rivestimenti.
La parte sinistra della chiesa era coperta da teli, segno che nonostante la storia travagliata di Santa Nedelya, ancora ci stanno lavorando.
Proseguiamo il nostro cammino sulla continuazione di Vitosha Boulevard che dopo la Cattedrale di Santa Domenica prende il nome di boulevard Knyaginya Maria Luiza. Seguendo gli appunti, ma l’avremmo trovata lo stesso visto che era lungo il nostro percorso, arriviamo alla Chiesa di Santa Petka dei sellai (Църква Света Петка Самарджийска).
Quasi incassata tra sottopassi ed incroci stradali questa chiesetta appare come fuori posto. Piccola, non particolarmente attraente all’esterno e posta su un piano ribassato rispetto alle vie di percorrenza, merita comunque una visita. Il piano superiore dovrebbe avere tracce di affreschi risalenti a XV secolo ma è talmente buio che non si vede quasi nulla.
Si tratta di un piccolo edificio ad una navata, parzialmente scavato nel terreno, situato accanto alle stazione della metro di TZUM e la sua cripta è stata scoperta casualmente, durante alcuni scavi, dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Lasciata la chiesetta, dopo qualche decina di metri, per la prima volta nella mia vita mi trovo ai piedi di un minareto, quello della moschea Banya Bashi (Баня баши джамия).
Durante i miei numerosi viaggi ho visitato decine di chiese ortodosse, molte cristiane cattoliche, una sinagoga ma fino ad ora, mai una moschea.
Costruita nel 1576, durante la dominazione ottomana, deve il suo nome alle terme naturali sopra alle quali è stata edificata. Il termine Banya Bashi infatti, significa molti bagni. Particolarità della moschea è la sua larga cupola, dal diametro di ben 15 metri e ho letto da qualche parte che dovrebbe essere una copia in scala della grande Moschea Blu di Istanbul, anche se dalle foto non sembra proprio.
Come per la Cattedrale di Santa Nedelya, anche quì troviamo dei lavori in corso e non sappiamo nemmeno se sia possibile entrare, dato che c’è un’impalcatura proprio nella facciata principale. Quando vediamo una ragazza entrare, ci mettiamo in scia.
La mia grande curiosità nel vedere cosa ci fosse all’interno si trasforma quasi subito in delusione, visto che a parte qualche scritta in arabo non c’era assolutamente niente di particolare. A terra c’erano dei tappeti che coprivano quasi tutta la superficie ,a da una parte erano stati spostati per agevolare il passaggio dei muratori.
Visto che c’era una parte libera dai tappeti, abbiamo evitato di toglierci le scarpe, come vuole la tradizione, e siamo potuti arrivare fino al centro. Centro comunque del niente, visto che era solamente un grande spazio vuoto ricoperto da tappeti.
La mia prima visita ad una moschea si conclude quasi subito e quando sono le 11:40 usciamo per andare in una chiesa vicina, questa volta di rito ebraico: la Софийска синагога (Sinagoga di Sofia).
Da Wikipedia: La sinagoga di Sofia è situata nel centro della città. Costruita tra il 1905 e il 1909, in stile neomoresco, è una delle più grandi sinagoghe monumentali d’Europa. Alla fine dell’Ottocento la comunità ebraica di Sofia necessitava di un luogo di culto più grande per far fronte al proprio incremento demografico. Il progetto fu affidato all’austriaco Friedrich Grünanger, al tempo il più famoso architetto attivo in Bulgaria. I preparativi cominciarono nel 1903 su iniziativa del rabbino capo Marcus Ehrenpreis. Per la costruzione, sul luogo dove già sorgeva una vecchia sinagoga occorsero quattro anni, dal 13 novembre 1905 al 1909.
Sfortunatamente, le uniche cose che posso dire della sinagoga sono quelle che ho preso da internet perché l’abbiamo trovata chiusa e non c’era possibilità di vederla durante la vacanza. Aveva infatti un orario di apertura al pubblico che andava dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 16.
Continuiamo la nostra passeggiata, arrivando poco dopo al “mercato delle donne” di Bulevard Stefan Stambolov.
Pochi visitatori non bulgari per questo antico mercato all’aperto che si snoda a 10′ a piedi dal centro di Sofia. Vi possiamo trovare una vasta scelta di cibo fresco, soprattutto orto-frutta, a prezzi (per noi visitatori) modestissimi. Ma, ed è ciò che più attrae, vi si trovano anche spezie, aromi, piante ed erbe aromatiche, piante officinali, condimenti, sia freschi che secchi. Dalle radici fresche di cren (alias rafano) alla paprika in polvere, dolce e piccante, dai gurken (cetrioli) in salamoia all’amato aglio. E poi frutta secca, per esempio noci sgusciate (di almeno 3 qualità diverse), sacchi di mandorle pelate e non, confezioni multicolori di tisane e frutta candita d’ogni tipo.
Ed il tutto, mentre vi trattano con rispetto, sia per la persona che per il borsellino. Nessuna pressione all’acquisto, nessun giochetto sui prezzi.
Giriamo tra decine e decine di bancarelle, piene di colori vivaci, da rosso delle fragole al giallo e arancione di limoni ed arance e poi tantissimo verde dei più disparati tipi di verdure.
Quasi alla fine del lungo mercato di strada, troviamo la chiesa ortodossa dei santi Cirillo e Metodio (Hram SV.SV.Kiril I Metodiy), di recente costruzione, dove per la prima volta non vedo ornamenti lignei dorati ma rigorosamente color naturale.
Alle 12:45, usciti dalla chiesa, torniamo indietro e guarda caso, troviamo nel nostro percorso una nuova chiesa, la Cattedrale di San Giuseppe (Католическа църква “Свети Йосиф”).
Si tratta di una cattedrale cristiano cattolica, situata a 300 metri dal centro città che insieme alla cattedrale di St Louis in Plovdiv, è la co-cattedrale della diocesi di Sofia e Plovdiv. La cattedrale, ricostruita nella sua posizione originale, dopo essere stata distrutta dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale, è stata inaugurata il 21 maggio 2006 alla presenza del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, Decano del Collegio dei Cardinali della Chiesa Cattolica Romana. La prima pietra della nuova cattedrale fu posta personalmente da Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita in Bulgaria nel 2002. “San Giuseppe” è la più grande cattedrale cattolica in Bulgaria, ha 350 posti a sedere e può ospitare fino a 1.000 fedeli. All’esterno dell’edificio c’è la statua di Papa Giovanni XXIII che fu consacrata da Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita.
La visita alla cattedrale è stata molto rapida dato che all’interno non c’era nulla di particolare da osservare. Non è la classica chiesa antica ricca di storia, di affreschi o quadri importanti. Le sue pareti interne erano imbiancate come un ristorante qualsiasi e l’unica nota di colore era data da qualche piccola vetrata a mosaico. Di particolare c’era un grosso crocifisso ligneo alto 7 metri, dietro l’altare e le statue di San Giuseppe e San Francesco d’Assisi ai due lati.
Continuiamo il tour delle chiese con un gioiellino in laterizio rosso, considerato il più antico edificio della capitale bulgara.
Si tratta della chiesa di San Giorgio (Ротонда Свети Георги), una chiesa a pianta circolare di epoca paleocristiana. Costruita nel IV secolo, venne decorata con affreschi nel X secolo e poi ancora nel XII secolo. Durante il periodo ottomano fu convertita in moschea. Si trova in una zona archeologica che comprende alcuni resti romani dell’antica Serdica (Sofia) con intorno un albergo. Sicuramente particolare il fatto che si trovi circondata da moderni palazzi come se fosse sbucata lì dal nulla.
Nonostante il divieto, sono comunque riuscito a scattare una foto all’interno, dove lo stato di conservazione degli affreschi mostra tutta l’età della chiesa.
Si sono fatte le 14 quando usciamo dalla Rotonda di San Giorgio e continuiamo la visita della città. Uno degli edifici dentro il quale è racchiusa è il palazzo presidenziale che notiamo solo uscendo, per via delle guardie in grande uniforme che erano all’esterno.
Di fronte al palazzo presidenziale c’è il museo archeologico ma con tante cose da vedere, abbiamo preferito saltarlo e siamo quindi arrivati al parco cittadino (Градска градина).
Con quelle giornate così stranamente calde il parco era molto frequentato anche se alcune attrezzature di corredo non erano ancora state messe in funzione, tipo fontane o giochi d’acqua.
Dall’altro lato del parco c’era il teatro nazionale “Ivan Vazov” che sorgeva imponente in quell’oasi verde.
Da un commento di Tripadvisor: Bellissimo teatro che si trova nella piazza davanti al parco. Da vedere assolutamente. E’ stato costruito da due viennesi e lo si vede nello stile. Il nome del teatro è di uno scrittore di opere teatrali, molto amato in Bulgaria per tutto quello che ha fatto nella vita ma sopratutto in punto di morte. Si narra infatti che è morto a 71 anni mentre era a letto con una ventenne.
Da Wikipedia: Il Teatro Nazionale Ivan Vazov è il più antico del paese e uno dei punti di riferimento più importanti di Sofia. Fondato nel 1904, è stato inizialmente chiamato semplicemente il Teatro Nazionale e prima di essere intitolato allo scrittore Ivan Vazov, portava il nome di Krastyu Sarafov. L’edificio neoclassico del teatro è stato progettato da due famosi architetti viennesi: Hermann Helmer e Ferdinand Fellner. Fu terminato nel 1906 e ha aperto il 3 gennaio 1907.
Il teatro non era visitabile per cui, dopo le foto di rito, abbiamo ripreso il giro della città. Siamo passati quindi per il palazzo della filarmonica ed il ministero delle finanze ma entrambi erano preclusi ai turisti.
Era tutto molto ravvicinato a Sofia, così come la Chiesa ortodossa di San Nicola che abbiamo visto subito dopo. Anch’essa era interessata da lavori di ristrutturazione e mi cominciavo a porre delle domande: è possibile che tutte le chiese della città, di qualsiasi culto, fossero oggetto di lavori?
Nonostante l’impalcatura esterna, vediamo comunque il portone aperto e delle persone che escono, così ci avviciniamo ed entriamo a dare un’occhiata. Non c’era molto da guardare perché a parte le candele votive subito dietro l’ingresso, il resto della chiesa era tutto un’impalcatura e c’era un’anziana signora a controllare che nessuno entrasse.
La chiesa fu costruita nel 1882, dopo la liberazione dall’Impero Ottomano per merito della Russia. E’ stata costruita come chiesa ufficiale dell’ambasciata russa che si trovava proprio accanto e della comunità russa a Sofia. La chiesa fu progettata dall’architetto russo Mikhail Preobrazhenski nel Revival stile russo, con la decorazione ispirata alle chiese russe moscovite del XVII secolo. La costruzione è stata curata dall’architetto A. Smirnov, che nello stesso periodo, stava costruendo la Cattedrale Alexander Nevsky nelle vicinanze. La decorazione esterna di piastrelle multicolori è stata fatto da G. Kislichev e le pitture murali interne sono state dipinte da un team di artisti guidato da Vasily Perminov, che dipinse anche quelli in Cattedrale Alexander Nevsky.
Usciamo dalla chiesa russa ed in pochi minuti, dopo aver già visto quasi tutte le chiese della città, arriviamo finalmente alla più grande ed importante di Sofia: la Cattedrale di Aleksandr Nevskij.
L’avevamo già vista la sera precedente ma con il sole faceva tutto un altro effetto, imponente e maestosa. È una delle maggiori attrazioni dal punto di vista artistico e culturale e visitandola è facile capire il perché. Molto bella, affascinante, sa rapire anche il turista tiepido nei confronti della visita di chiese e monumenti, soprattutto una volta all’interno.
Varcare la soglia non è stato facile perché tra mendicanti e truffatori abbiamo avuto un paio di contatti sul piazzale antistante. Uno chiedeva solamente elemosina mentre un altro voleva cambiarci dei soldi dicendo che ci avrebbe dato un cambio più vantaggioso di quello ufficiale. Più o meno come Totò che voleva vendere la fontana di Trevi.
Anche questa, come la chiesa russa di San Nicola, è legata in qualche modo alla liberazione dai turchi, essendo stata dedicata all’eroe russo per eccellenza di cui porta il nome. L’interno è molto bello, bei lampadari dorati, tutto affrescato e mirabile sopratutto la cupola. Peccato che si lascino accendere candele che con il fumo anneriscono le pitture.
Da Wikipedia: La cattedrale di Aleksandr Nevskij (Храм-паметник Свети Александър Невски) è una cattedrale ortodossa, costruita in stile neo-bizantino. E’ una delle più grandi di Sofia, nonché una delle principali attrazioni turistiche cittadine. La cattedrale occupa un’area di 3170 m² e può contenere al suo interno più di 5.000 persone. L’interno della cattedrale è in stile italiano, decorato con alabastro e molti altri materiali pregiati. La costruzione della cattedrale di Aleksandr Nevskij iniziò nel 1882 (anche se i progetti finirono nel 1880), ma i lavori s’interruppero improvvisamente. Ricominciò poi nel 1904 e finì nel 1912. Il disegno fu finito nel 1898 e a costruire e a dipingere la chiesa furono famosi scultori, pittori e artisti provenienti da tutta l’Europa. La dedica originale della cattedrale era in onore dei santi Cirillo e Metodio; tale nome le rimase tra il 1916 e il 1920; il nome che ha oggi le fu dato nel 1924 come omaggio all’aiuto della Russia all’indipendenza della Bulgaria.
A me ha dato l’impressione di essere un po’ buia, cupa ma forse semplicemente perché sono abituato a chiese ortodosse dipinte a colori pastello ed abbondanza di dorature negli intarsi.
A due passi dalla cattedrale, affacciata sullo stesso piazzale, c’era l’ennesima chiesa, questa volta in mattoni rossi e meno appariscente delle altre ma non per questo meno bella. Si tratta della chiesa di Santa Sofia (църква Света София), la seconda più antica della capitale bulgara, datata al VI secolo dopo cristo. Nel XIV secolo, la chiesa dette il suo nome alla città che precedentemente si chiamava Sredets (Средец).
Ho trovato molto bella la sua costruzione a mattoni, come diremmo riferendoci alle nostre case, “a faccia vista”, senza intonaco, tranne nella parte dietro l’altare e in un altro punto laterale. L’effetto che questi mattoni davano sul soffitto era veramente bello e particolare. Sembravano delle righe che viste dal basso davano come l’impressione dei cerchi nei tronchi degli alberi, solo che in questo caso non erano circolari ma a forma rettangolare.
Le classiche panche che si trovano in tutte le chiese erano sostituite da delle robuste sedie in legno che comunque non erano tantissime, segno che la chiesa non era solita ospitare grandissime cerimonie. In effetti, trovandosi a 50 metri dalla cattedrale di Aleksandr Nevskij, credo che il suo utilizzo sia stato solo per occasioni o festività meno importanti.
Nel pavimento, ogni tanto si apriva una parte vetrata che dava sulle antiche catacombe sottostanti che potevano essere visitate a pagamento. La chiesa infatti, si trova al centro di un’antica necropoli e molte tombe sono state rinvenute sia sotto che vicino alla stessa. Alcune delle tombe presentano addirittura affreschi.
La Chiesa di Santa Sofia è oggi uno dei pezzi più preziosi della prima architettura cristiana in Europa sud-orientale. L’edificio attuale è una basilica a croce con tre altari. Il pavimento della chiesa è ricoperto di complessi ornamentali o da flora e fauna a tema mosaico paleocristiano.
Usciamo quando sono le 15:30 e dopo aver toccato il punto più lontano dal centro città, decidiamo di “girare la boa” tornare indietro.
Lungo il percorso troviamo il National Sofia Opera and Ballet con diversi cartelloni di opere di Giueppe Verdi, dalla Traviata all’Aida, andati in scena nell’anno precedente, in occasione dei 200 anni dalla nascita del nostro compositore. ed ancora stranamente al loro posto. Forse si replicava?
Il teatro non era visitabile se non durante le opere e quindi, dopo averlo visto dall’esterno, non ci restava che proseguire.
La colazione sarà stata anche buona ed abbondante ma quando si sono fatte le quattro di pomeriggio, la fame comincia ad essere poco gestibile e trovandoci vicino ad un McDonald’s, facciamo una breve pausa.
Casualmente, nel sottopasso dove stavamo pranzando c’era anche un information point ed appena finito di mangiare, nonostante non ne avessi veramente bisogno, sono andato a dare un’occhiata per vedere se c’era qualcosa di interessante. In effetti ho trovato una cosa importante da conoscere: gli orari degli info point! Mi sembra incredibile che alle 16:30 di sabato pomeriggio, un ufficio creato per aiutare i turisti, sia chiuso al pubblico!
Alle 17, terminato di mangiare, saliamo sulla metro e proseguiamo il tour, in direzione dello Stadio Nazionale Vasil Levski (Национален стадион Васил Левски). Essendo lo stadio della capitale, credevo ci fosse qualcosa da vedere. Non dico come a Kiev dove sono riuscito a calpestare l’erba dello stadio Lobanosvky oppure ad Helsinki dove abbiamo avuto accesso alle gradinate ma almeno un negozio di gadget, una sala dei trofei, qualsiasi cosa.
L’unica cosa che abbiamo visto allo stadio Levski, sono state le bancarelle dei venditori di cianfrusaglie, non so nemmeno se regolari o abusivi. Nonostante fossimo a fine marzo, c’erano venditori di attrezzatura invernale di qualsiasi tipo, dagli sci agli scarponi, dalle ciaspole agli snowboard. C’erano poi tantissime biciclette che sembravano usate (forse i proprietari le stanno ancora cercando) ed altre chincaglierie.
Il tempo di fare il giro dello stadio e siamo subito tornati alla metro, diretti al NDK (Palazzo Nazionale della Cultura), proprio alla fine di Vitosha Boulevard, non lontano dal nostro hotel.
Da Wikipedia: Il Palazzo Nazionale della Cultura (Национален дворец на културата) è il più grande centro congressuale ed espositivo polifunzionale in Europa sud-orientale. E’ stato aperto nel 1981 a celebrazione del 1300° anniversario della Bulgaria. Nel luglio 2005 è stato proclamato il miglior centro congressi in tutto il mondo per l’anno da un’organizzazione internazionale. Il centro congressi è attrezzato per ospitare una serie di eventi, tra cui concerti, conferenze multilingue, mostre e spettacoli. Ha una superficie di 123.000 mq, su otto piani e tre livelli interrati. Il Palazzo Nazionale della Cultura ha 13 padiglioni e 15.000 mq di superficie espositiva, un centro commerciale e un parcheggio. La sala principale può ospitare oltre 3.000 persone.
Di fronte al centro congressi c’era una grande spiazzo con del verde ai lati ed in quella giornata così calda era molto affollato. Tra bambini che giocavano, adulti che passeggiavano ed anziani seduti alle panchine, credo ci fosse una buona parte della popolazione di Sofia in quella piazza.
A parte la moltitudine di gente, non c’era molto da fare, visto che il NDK era aperto solo in occasione di eventi. Quindi, dopo qualche foto alla struttura, ci siamo incamminati per Vitosha Boulevard e alle 18:15 siamo tornati in hotel. Dopo una giornata sempre in giro, finalmente il meritato risposo.
Come avevo già anticipato, prima di partire per la Bulgaria avevo preso qualche contatto con persone del luogo e se molte mi sono state utili solo per avere informazioni, Tomi, un ragazzo che aveva lavorato per diverse stagioni in Italia, ha chiesto se potevamo andare a mangiare qualcosa insieme. Ho accettato volentieri.
Ci saremmo dovuti incontrare verso le 21:15, per cui, un quarto d’ora prima siamo usciti dall’hotel in direzione Metro DNK. Abbiamo atteso un bel po’ prima che Tomi, accompagnato dalla sorella, finalmente arrivasse, tanto che ho dovuto chiamarlo per sapere se avesse avuto qualche problema. Alla fine emergono dalla metro e dopo i saluti di rito, siamo andati tutti insieme in un ristorante di Vitosha Boulevard.
E’ stata una serata molto gradevole in cui si è parlato di tutto, dal calcio alla politica. Tomi parlava molto bene italiano mentre la sorella, di cui non ricordo il nome, riusciva a capire quasi tutto ma non ad esprimersi nella nostra lingua.
Volendo i nostri amici tornare a casa in metro e visto che questa avrebbe chiuso alle 23, verso le 22:45 usciamo dal ristorante, facciamo un pezzo di strada insieme e poi ci salutiamo.
Rimasti soli, io e Simone ci buttiamo in centro alla ricerca di qualche bel locale e ne troviamo uno non molto grande dove facevano musica live: il Bar Flight. Ci prendiamo due cuba libre, ascoltiamo un po’ di musica e dopo una mezz’ora, poco prima di mezzanotte, usciamo.
Passeggiamo un po’ per la città, alla ricerca di un nuovo club ma non trovando nulla di interessante, alle 0:45 eravamo in hotel e dopo gli aggiornamenti da internet, verso le 2:15 ho spento la luce.