Domenica 17 Giugno

Nell’elevato prezzo della camera (poco più di 100 euro a notte) non era compresa nemmeno la colazione. Per il primo giorno avevamo deciso di acquistarla, alla modica cifra di 95 SEK a testa (11 euro), perché non conoscendo la zona, non volevamo rischiare di uscire e non trovare niente di buono, oppure magari spendere tanto di più.

Sveglia alle 9 o’clock e dopo tre quarti d’ora ci presentiamo nella breakfast room. Ci accoglie una bellissima ragazza di colore (quassù ce ne sono tantissimi) che ci chiede le tessere e ci fa un sorriso che ci rallegra la giornata nonostante meteorologicamente sia una schifezza.

La classica colazione continentale a buffet degli hotel, con formaggi, salumi, pomodori, cetrioli, pancetta, latte, caffè, cereali, pane e confetture varie. Il solito insomma. Unica nota: non c’era nessun tipo di croissant che avrebbe dato quel tocco in più. C’era un simpatico macchinario per le spremute d’arancia che inserendole intere dall’alto, se le prendeva da solo, le spremeva ed espelleva i residui. Bello da vedere ma per l’igiene c’era da sperare che qualcuno le avesse lavate quelle arance.

Finito di mangiare, siamo rimasti nella hall del Kungsbron perché uscire, anche con l’ombrello, era praticamente impossibile, tanto pioveva. C’erano delle ragazze che dovevano uscire per forza, valige al seguito, che non trovando niente di meglio avevano indossato dei grossi sacchi neri dell’immondizia, facendo dei buchi per testa e braccia.

A mezzogiorno, un po’ perché la pioggia era diminuita, un po’ perché non potevamo restare tutto il giorno in hotel, abbiamo deciso di uscire. Per prima cosa siamo andati a vedere all’interno della stazione degli autobus, dall’altra parte della strada, per informarci riguardo il trasferimento per l’aeroporto. Anche in questo caso, mi ricordavo più o meno da che parte bisognava andare ed abbiamo trovato quasi subito sia la biglietteria automatica che il gate dal quale prendere l’autobus per Skavsta.

Usciamo dal City Terminalen e la pioggia, seppur diminuita, continuava a cadere. Visto che era lungo il nostro tragitto, ci siamo fermati nella bellissima S:ta Clara Kyrka (Klarakyrkan). Trattasi della chiesa più centrale di Stoccolma e si dice che sia la terza chiesa più visitata in Svezia dopo le cattedrali di Uppsala e Stoccolma. Anche se non ha particolari monumenti storici, è considerata una delle chiese più belle di Stoccolma

Quando siamo arrivati, stavano terminando una celebrazione religiosa e la cosa che mi ha incuriosito di più è stata vedere i fedeli, alla fine. raggrupparsi tutti da un lato e uscirne con un bicchiere in una mano e qualcosa dentro un tovagliolo nell’altra. Questi sanno come attrarre i fedeli, gli passano la colazione!

All’uscita della chiesa ci siamo fermati due minuti a parlare del più e del meno con un giovane prete che sembrava essere lì per curare le pubbliche relazioni. Quando gli abbiamo detto di essere italiani è sembrato molto soddisfatto e simpaticamente ha voluto dire qualche parola nella nostra lingua. Ci ha detto che gli italiani e gli spagnoli sono tra i popoli più religiosi che lui conosca e quando gli ho detto che mio zio è missionario ed il fratello di Giovanni si sta facendo frate non toccava più per terra dalla gioia.

Proseguiamo il nostro cammino per la principale via pedonale di Stoccolma, Drottninggatan, fino ad arrivare alla piccola isola di Riddarholmen. La principale attrazione dell’isola è la bella chiesa medievale Riddarholm Church (Riddarholmskyrkan), dove sono contenute le spoglie di monarchi ed importanti aristocratici svedesi. Siamo entrati per poterla visitare ma purtroppo bisognava pagare ed abbiamo deciso che eventualmente, saremmo tornati muniti della Stockholm Card (tessera che da diritto a trasporti ed 80 musei e monumenti gratis), nei giorni seguenti.

Nel frattempo si erano fatte le 14 e nonostante la ricca colazione, la fame cominciava a farsi sentire. Sapevo che in Gamla Stan (la old city), dove stavamo passeggiando, c’era uno dei tre Vapiano di Stoccolma ed acceso il navigatore, in due minuti lo abbiamo raggiunto.

Vapiano è una catena di ristoranti italiani, dove si può mangiare principalmente pasta e pizza, di cui avevo letto recensioni molto positive. So benissimo che non bisogna mangiare italiano quando si va all’estero ma nonostante mi ritenga un viaggiatore “professionista” di queste regole me ne frego. Io mangio poche cose, mi fanno schifo le verdure, non voglio sentire nei miei piatti odori di aglio e cipolla e potrei vivere tranquillamente a McDonald’s.

In molti dicono che bisogna provare i piatti tipici dei luoghi visitati ma se quelli mangiano zuppe di cipolle per me possono anche tenersele e se trovo un buon ristorante italiano io mi mangio i tortellini! Nei miei numerosi viaggi, le città dove ho mangiato locale e sono rimasto soddisfattissimo, sono state Kiev e Mosca, con i loro Pelmeni, Vareniki e le loro Kotlete.

Tornando al Vapiano, devo dire che è stupendo. È bellissimo l’interno con diverse aree in cui mangiare, da una parte ci sono tavoli alti e sgabelli, da un’altra parte comode poltroncine. Appena entri ti danno una tessera magnetica su cui vengono memorizzate tutte le cose che prendi, per passare alla cassa quando hai finito e se la perdi devi pagare 80-90 euro.

E’ simpatico il modo in cui preparano le pietanze, cucinandotele davanti gli occhi, in diretta con la pasta ovviamente precotta, per via dei tempi tecnici, ma che non era affatto male. Buono buono buono, andate da Vapiano e poi non costa nemmeno tantissimo (riferito ai prezzi scandinavi). Per un primo ed una bottiglietta d’acqua o di coca, si spende sui 12 euro.

Alle quindici usciamo dal ristorante e proseguiamo verso sud, arrivando a Södermalm, dove vicino alla fermata della metro di Slussen, abbiamo trovato il Katarinahissen, un ascensore alto 38 metri con la vista panoramica sulla città vecchia e sul porto. In cima all’ascensore c’è anche una passerella che porta ad un ristorante (Gondolen) ma, incredibile, non abbiamo trovato il modo per arrivarci (però non ci siamo impegnati tantissimo nella ricerca).

Quando mancano una decina di minuti alle sedici, scendiamo a prendere la metropolitana, per tornare in centro e quando vado a comprare i biglietti, oltre ai due tagliandi, mi danno in omaggio una mazzata sui denti: 72 SEK (all’incirca 8,4 euro). Incredibile!

Ci spostiamo in un altro punto della città, quello famoso per la movida di fascia medio-alta: Stureplan. Facciamo un giro all’interno della Sture Gallerian dove Giovanni paga un caffè come se fosse un pacchetto di sigarette e figuriamoci quanto potranno costare le sigarette! Usciamo, facciamo due foto sotto il famosissimo “fungo”, simbolo del quartiere e scendiamo per Biblioteksgatan, la via dei negozi di lusso.

Camminando verso l’hotel, ci fermiamo per un rapido giro in un altro grande centro commerciale, dove troviamo l’information point per acquistare la famigerata Stockholm Card. Scegliamo quella da 48 ore, perché essendo domenica avremmo iniziato a sfruttarla dal giorno seguente ed il martedì (il mercoledì saremmo ripartiti a mezzogiorno). Il costo è stratosferico, circa 73 euro, ma considerando che un biglietto della metro costa 4 euro, è tutto rapportato. Avevo deciso inoltre quali attrazioni visitare e ad una media di 10-15 euro ognuno ce la saremmo ripagata ampiamente.

Alle 18:30 siamo rientrati al Kungsbron per riuscirne solamente quando mancavano dieci minuti alle nove. Siamo scesi in centro e ci siamo diretti subito al McDonald’s per un panino veloce che poi tanto veloce non è mai perché se ti siedi sulle poltrone, spesso si è talmente stanchi che non ti lasciano andar via e ti trattengono nel loro abbraccio mortale.

Terminato di mangiare siamo passati a vedere a Stureplan ma non c’era tanta gente, come era chiaramente scritto in tutti i siti che avevo consultato, la domenica (fino al mercoledì) gli svedesi riposano. Dopo una bella camminata, siamo tornati al Berns, vicino al McDonald’s in cui avevamo cenato, che mi aveva dato una delle più grosse delusioni la sera precedente, non facendoci entrare.

Di domenica si entrava tranquillamente e soprattutto gratis, c’era un dj che suonava e considerando la giornata non proprio movimentata, un discreto numero di persone. Entrati alle 23:15, siamo rimasti per un paio d’ore prima di riprendere la strada dell’hotel.

Poco prima delle due siamo rientrati al Kungsbron e dopo la classica oretta al computer, quando Giovanni dormiva già da un pezzo, ho spento la luce anch’io.



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Aggiornato: 26.09.12