Venerdì 20 Agosto

Ci svegliamo verso le 9:30 e in un ora siamo pronti ad uscire per andare al museo di Chernobyl. A differenza di qualche giorno prima che me l’avevo trovato davanti senza nemmeno cercarlo, questa volta che dovevamo andarci non si riusciva a trovare. Incredibile! Dopo una mezz’ora che giriamo intorno al quartiere, alla fine, porca puttana, l’abbiamo trovato. Averlo perso non sarebbe stata una grossa perdita ma visto che eravamo a Kiev ed avevamo molto tempo, c’era da vederlo quasi per forza.

All’interno del museo, non molto grande, c’erano molti reperti e documenti della tristemente famosa sciagura nucleare, con qualche contributo audiovisivo veramente scioccante. Purtroppo non ho potuto fare nessuna foto perché, come in tutti i musei ucraini, c’era una folta presenza di custodi che ti seguiva ovunque tu andassi.

Entrati alle 11:20, dopo tre quarti d’ora avevamo finito la nostra visita e ci siamo diretti verso il museo degli eroi della seconda guerra mondiale, praticamente dove c’era la gigantesca statua della madrepatria, vicino al Pecherska Lavra, che avevo visitato qualche giorno prima. C’ero stato in entrambi i precedenti viaggi a Kiev ma non ero mai entrato all’interno del museo che si trova dentro la statua e visto che iniziava a piovere non ci abbiamo pensato due volte.

Devo dire che mi ero perso una grande cosa. Veramente bello e soprattutto grandissimo, con all’interno milioni di documenti della seconda guerra mondiale dalle spille ai camion militari, dai vestiti tipici delle popolazioni di quegli anni alle divise militari, centinaia di quadri, artiglierie di tutte le dimensioni, bandiere e stemmi nazisti e comunisti, lettere, articoli di giornale e milioni di foto. Tanta roba!

Usciti dal museo non pioveva più come prima ma c’era quella pioggia leggera, sospesa nell’aria, che a lungo andare bagnava come un acquazzone. Visto che eravamo proprio in fondo al parco museo, abbiamo dovuto camminare un bel po prima di uscire ed arrivare finalmente ad un taxi. Torniamo in centro e questa volta per mangiare andiamo nell’altro self service, il concorrente del Puzata Hata, di cui non ricordo nemmeno il nome.

Il pomeriggio è proseguito con il ritorno in appartamento, passando nel centro commerciale sotto la piazza, e dato che Sandro nel frattempo era andato dagli amici, rimasto solo, verso le 18:30 sono uscito per fare un giro, spedire le cartoline, e soprattutto comprare qualcosa da mangiare. Sono arrivato fino al supermercato Billa dove, guardando il bancone, sono stato fatalmente attratto da dei pezzi di pollo così belli che sarebbe stato un peccato mangiarli. Ci ho abbinato delle patate arrosto ed una baguette che veniva voglia di mangiarla da sola, per quanto era morbida e profumata. Tornato in appartamento, mi sono apparecchiato già con l’acquolina in bocca ed ho fatto la cena più buona dell’intera vacanza!

Nel frattempo era tornato Sandro e verso mezzanotte siamo usciti a cercare un posto dove passare il Saturday night.

Preso un taxi, ci siamo fatti portare verso il Dnipro, dove qualcuno ci aveva parlato bene di una discoteca all’interno di una nave, il Disco Radio Hall. All’ingresso, insieme al biglietto, ci danno il buono per la consumazione che doveva per forza essere a base di Red Bull. La stessa cosa ci era successa in un’altra discoteca di Kiev, credo l’Avalon e se non fosse che era gratis, credo non avrei mai bevuto una Red Bull in vita mia per quanto mi dava noia quel sapore di Big Babol.

La discoteca non era grandissima ma era molto bella l’idea della nava. Nella parte superiore c’erano tavoli ed un bar a poppa ed altri tavoli nei corridoi laterali dove al centro era vuoto si vedeva la gente sotto che ballava. La pista era situata nel piano inferiore e vi si accedeva tramite una scalinata in ferro da cui si aveva proprio un bel colpo d’occhio. Quanta bella gente!

La temperatura all’interno della discoteca era tropicale ed i punti in cui stava bene erano quelli vicino a dei grossi ventilatori piazzati ai lati della pista. Facendo un giro per la nave ho scoperto anche delle finestre/oblò nella zona dei tavoli e mentre ero li a respirare un po di aria fresca sono arrivate due simpatiche ragazze che colpite dal mio fascino hanno subito attaccato discorso e la cosa strana è che non erano due “professioniste” bensì due studentesse in legge qualsiasi. Strane le ragazze all’estero. Dalle mie parti, in Italia, se vai tu a parlare con una, hai il 90% di possibilità che ti mandi a cagare.

Beviamo qualcosa con Anna e l’amica fino a quando, verso le quattro, se ne vanno a casa e poco dopo, quando ormai cominciavano a rimanere poche persone nella discoteca, ce ne siamo andati anche noi. Alle 4:30 eravamo in appartamento.



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Aggiornato: 23.03.11