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Venerdì 3 Dicembre
Per l’ultimo viaggio del 2010, non avendo trovato nessuno per andare dove volevo (non sapevo dove volessi andare ma di sicuro non in Spagna), mi sono aggregato a degli amici che andavano a Valencia, dal 3 al 5 dicembre. L’occasione era la corsa di moto del figlio di un loro amico, che conoscevo anche io, sul circuito "Ricardo Tormo" di Valencia e dei cinque partecipanti, conoscevo tutti tranne uno. C’erano Stefano e Gianluca con cui avevo già viaggiato, Michele che conosco da sempre essendo oltre vicini di casa anche quasi coetanei, Germano che era stato un mio cliente quando facevo il programmatore e Fabio, un loro amico che ancora non conoscevo.
Una volta che mi hanno "tirato dentro", essendo l’unico in grado di usare un computer (ma soprattutto per la mia esperienza), ho dovuto organizzare anche il soggiorno ed essendo un gruppo di imprenditori/bancari (io l’unico umile impiegato) la cosa non era così semplice. Io di solito non mi faccio problemi a dormire in posti economici, senza troppi comfort, pur di spendere il meno possibile ma Stefano mi chiedeva un bel posto, anche se fosse costato qualcosa in più.
Non avendo conoscenze nella città spagnola, mi sono dovuto affidare al solito Hostelworld e sono riuscito a trovare un ostello in pieno centro ad un prezzo stracciato. Le recensioni dicevano che non era lussuoso ma pulito e tranquillo e l’unico problema era quello di dover fare qualche rampa di scale non essendoci l’ascensore. Visto che per fortuna eravamo tutti uomini, sarebbe andato bene di sicuro.
Il giorno prima della partenza mi dicono che Michele è ammalato e non può venire ed iniziano i problemi. Con la brutta esperienza di Budapest, dove, dopo aver comunicato che saremmo stati uno in meno, ci avevano cambiato la camera (da due doppie ad una tripla) ma ci avevano fatto pagare tutto per intero, mi ero già messo le mani nei capelli al solo pensiero di dover litigare con qualcuno in inglese (o in spagnolo).
DIARIO DI VIAGGIO
Sveglia alle 5 in punto per essere pronto alla partenza delle 5:30 (dovevano passare a prendermi a casa) ma come spesso accade, gli altri (sempre gli ALTRI) sono arrivati in ritardo e siamo riusciti a partite solamente quando mancavano dieci minuti alle sei. Direzione Bologna dove avevamo l’aereo alle 10:10 e dove siamo arrivati alle 8:45, in perfetto orario nonostante la sosta in autogrill e l’immancabile fila in tangenziale.
Il volo della Ryanair è decollato alle 10:23 e siamo atterrati a Valencia dopo cento minuti esatti. Appena scesi dall’aereo, seguendo le indicazioni, è stato un gioco da ragazzi raggiungere la metro che si trova, ovviamente, proprio sotto lo scalo. E’ la prima volta che mi capita di trovare la metropolitana all’interno dell’aeroporto e devo dire che tornerei a Valencia solamente per la comodità con cui si può raggiungere la città e ad un costo quasi irrisorio: 2,9 euro.
Dopo una ventina di minuti di metro, alle 12:50 arriviamo a Valencia e nonostante avessi studiato più volte la mappa della città, non riuscivo a trovare l’ostello. Un conto è vedere Google Map sul computer ed un conto è trovarsi per strada. Non è proprio la stessa cosa. Il problema si poneva solamente perché ero troppo pigro per poggiare il trolley da qualche parte e tirare fuori il foglio con le istruzioni ma dopo 2 minuti di inutile ricerca, mi sono dovuto arrendere.
Siamo arrivati all’ostello, vicinissimo alla Plaza Redonda, alle 13:20 ed abbiamo trovato una gentilissima signorina spagnola a cui ho dovuto spiegare che eravamo una persona in meno rispetto alla prenotazione. Ogni volta che parlo con uno spagnolo mi trovo in difficoltà perché non so mai se mi conviene parlare in inglese o in italiano. In effetti credo che sia esattamente la stessa cosa, capire e farsi capire dall’inglese o dallo spagnolo, perché la loro lingua è molto simile alla nostra ed accade spesso che iniziamo con una lingua e finiamo con l’altra.
Dopo una piccola discussione, per via di un disguido con la prenotazione (colpa loro), siamo riusciti a trovare una soluzione accettabile con: una doppia con il bagno in camera, una doppia con lavandino e doccia ed una matrimoniale, uso singola, con lavandino e doccia. Le due camere in cui non c’era il wc interno, erano nello stesso piano e dividevano due bagni con una terza stanza che durante il nostro soggiorno era vuota. Praticamente c’erano due bagni per tre camere, ma una era vuota. Perfetto!
La fame cominciava a farsi sentire ed appena preso possesso delle camere siamo usciti immediatamente per andare a mangiare qualcosa. Io e Gianluca ci siamo buttati dentro il primo McDonald’s che abbiamo trovato, di fronte alla Plaza de Toros, mentre Stefano, Fabio e Germano, essendo fuori target, hanno preferito cercare un ristorante di quelli classici e non un fast food (come noi giovani). Fatto sta che ci siamo divisi per ritrovarci solamente a fine pasto, verso le 15.
Iniziamo la visita alla città e come prima tappa propongo la Cattedrale di Santa Maria.
Dal web: La Cattedrale di Santa Maria di Valencia è una delle chiese più importanti della Spagna, ed è famosa in tutto il mondo perché al suo interno viene custodito il Sacro Calice (quello usato da Gesù durante l’ultima cena). Costruita tra il XIII e il XV secolo, è prevalentemente in stile gotico, sebbene nella sua architettura si fondano anche elementi del romanico, barocco, neoclassico e rinascimentale, a causa del prolungamento dei lavori per la sua costruzione. Le porte d'ingresso sono tutte diverse tra loro: la Porta dell'Almoina (o del Palau), in stile romanico, la Porta dei Ferri (Puerta de los Hierros), l'entrata principale, così chiamata per il cancello che la circonda. Un discorso a parte merita il Miguelete, una grande torre campanaria di pianta ottagonale in stile gotico, alta 51 metri, esterna alla Cattedrale ma architettonicamente unita ad essa nel XV secolo.
Come mi aveva anticipato Estefania, una collega originaria di Valencia, dal suo campanile si poteva vedere tutta la città. Per salire in cima però non è stato facile, per via della stretta scalinata a chiocciola, con gradoni che erano alti per me che sono due metri, figurarsi per gli altri. Una volta arrivati però, complice la bella giornata, ci siamo goduti un panorama incredibile.
Mentre ero intento a fare qualche foto, mi sono trovato sotto la grande campana che improvvisamente ha iniziato a suonare. Pauraaaa!!! Mi ha fatto prendere letteralmente un accidente e non auguro mai a nessuno di trovarsi sotto una campana del genere mentre suona.
Scesi dal Miguelete abbiamo visitato anche l’interno della cattedrale che essendo in periodo natalizio, non poteva mancare di un grande presepe. Dopo un rapido giro per tutto quello che si poteva vedere senza pagare il biglietto (veramente poco) siamo usciti per andare nel Barrio del Carmen, famoso si per la sua movida notturna ma che a quell’ora era deserto.
Visto che non c'era nessuno in giro e non sapendo di preciso dove andare, siamo andati a visitare una poverissima raccolta di quadri di una pittrice di cui non ricordo assolutamente il nome, all'interno del convento del Carmen Calzado.
Da www.viaggioinspagna.it: Il Convento del Carmen venne costruito nel XIII secolo quando i Carmelitani Scalzi si stabilirono a Valencia. L'edificio è diviso in due grandi costruzioni: un chiostro gotico del XV secolo e uno Rinascimentale del XVI. Dopo la divisione dalla vicina Chiesa de la Santa Cruz il convento ospitò tre istituzioni civili: il Museo del Carmen, la Real Academia di Belle Arti di San Carlos e il Museo de Belle Arti di Valencia, usato come rifugio di molte importanti opere nazionali durante la Guerra Civile spagnola. Oggi ospita il Museo del Secolo XIX
Dopo una decina di minuti ce ne siamo tornati indietro, verso l’ostello, passando davanti al famoso Mercat Central che alle 17:30 del pomeriggio, non poteva non essere chiuso.
Abbiamo proseguito il nostro cammino fino alla stazione metro di Xàtiva, traversando la città, per arrivare alla via dello shopping (calle de Cristòbal Colòn) dove ci siamo visti un po di negozi fino alle 19, quando siamo tornati in camera.
Dopo esserci riposati dalla lunga camminata, alle 21:30, faticosamente, ero riuscito a radunare quasi tutti per andare a cena ma mancavano all’appello Stefano e Fabio che causa problemi con la doccia, ci hanno fatto attendere un’altra mezzora. Siamo riusciti a muoverci dall’ostello solamente alle 22 ma per fortuna il ristorante era proprio a 10 metri, all’inizio della via.
C’era questo ristorante, nella piccola via pedonale, che aveva il bar da un lato ed i tavoli e la cucina dall’altro ed ogni volta che passavamo c’era sempre un cameriere che ci invitava per mangiare. Visto che passavamo abbastanza spesso, ci aveva proprio rotto le palle ed alla fine siamo andati a mangiare da lui per disperazione.
Abbiamo ordinato la tradizionale paella, sia nella variante con carne che con pesce ed anche fosse stata della mattina, a me è piaciuta. La cosa peggiore del locale non era sicuramente il cibo ma i fumi della cucina che uscivano da una finestra interna, dalla quale passavano sia i piatti da servire che molto molto fumo.
Finito di cenare, alle 23:30 ci siamo incamminati verso la Plaza de Toros dove, dopo qualche telefonata, siamo riusciti a farci trovare Roberto, l'amico che era in Spagna per la corsa del figlio. Giunto con una piccolissima Peugeot presa a noleggio, siamo riusciti nel miracolo di salire tutti e sei ma per fortuna non abbiamo fatto molta strada, giusto quella per il locale più vicino.
Dopo un bel cuba-libre ed aver visto qualche bella signorina (purtroppo accompagnate dai fidanzati) la serata è proseguita con la ricerca di una discoteca, di cui avevo segnato il nome (Pacha) ma non l'indirizzo. Eravamo rimasti in quattro, visto che Gianluca e Germano avevano preferito andare a dormire. L'abbiamo cercata per un bel pezzo ed abbiamo anche chiesto informazioni ai passante ma proprio non siamo riusciti a trovarla. Visto che Roberto doveva andare a dormire abbastanza presto, ci siamo fatti lasciare ad un paio di km dall'ostello e l'abbiamo salutato.
Camminando verso "casa", ci siamo fatti tutti i locali che abbiamo trovato per strada ma di donne nemmeno l'ombra, a parte quelle che volevano tanti soldi. Siamo rientrati quando mancava un quarto alle quattro e dopo 15 minuti ero finalmente a letto.
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